Lo scrittore e critico letterario Giuseppe Bonura
Due anniversari, anzi tre, per un premio che quest’anno torna e raddoppia. Assegnato con continuità tra il 2010 e il 2014 a importanti personalità della cultura italiana e internazionale, il riconoscimento intitolato alla memoria dello scrittore e critico letterario Giuseppe Bonura viene riproposto nel 2018 con una formula rinnovata: al vincitore della sezione principale è stato chiesto di indicare a sua volta il nome di uno studioso non ancora quarantenne, al quale attribuire un premio collaterale. Un modo per ricordare come Bonura, oltre che stroncatore temibile, sia sempre stato un lettore attento alla voce e alle tematiche degli autori più giovani, ai quali ha dedicato alcune delle sue recensioni più illuminanti. A proclamare il primo vincitore è stata una giuria composta dalle scrittrici Lisa Ginzburg ed Helena Janeczek, dagli italianisti Giuseppe Langella e Massimo Onofri, dal critico Fulvio Panzeri, dal direttore di Rai Radio 3 Marino Sinibaldi e, in funzione di segretario, da chi scrive questo articolo. La scelta è caduta su Raffaele Manica, che a un’intensa attività accademica (è ordinario di Letteratura italiana contemporanea nell’Università di Roma “Tor Vergata”) affianca quella di critico militante come direttore della rivista “Nuovi Argomenti” e come firma prestigiosa di “Alias”, l’inserto culturale del quotidiano “il manifesto”.
Tecnicamente Manica è un “novecentista”: i suoi studi si concentrano prevalentemente sulla letteratura italiana del XX secolo, con una spiccata predilezione per le figure di Alberto Moravia, Enzo Siciliano, Alberto Arbasino e Mario Praz, su cui ha scritto di recente una piccola e preziosa monografia edita da Italosvevo. Lo spettro dei suoi interessi comprende però anche la produzione attuale ed è proprio all’interno di questa che Manica ha individuato, a suo insindacabile giudizio, il vincitore di quello che potremmo definire il “Bonura junior”. Si tratta di Andrea Caterini, romano, classe 1981, romanziere, saggista e collaboratore delle pagine cuturali del “Giornale”. La dimensione etica – tema centrale del lavoro di Bonura – è una costante dei suoi libri, tra i quali andranno ricordati almeno La preghiera della letteratura, edito da Fazi nel 2016, e Vita di un romanzo, originale attraversamento dell’opera di Marcel Proust da poco uscito da Castelveccchi. E gli anniversari? Il primo riguarda lo stesso Bonura, morto a Milano il 14 luglio 2008 (era nato a Fano il 25 dicembre 1933). Un decennale che si intreccia con il cinquantenario di “Avvenire”, il cui primo numero arrivò in edicola, com’è noto, il 4 dicembre 1968. Fin dall’inizio i pezzi di Bonura sono stati una presenza ricorrente nel nostro quotidiano, in una varietà di interventi che hanno toccato anche i campi della televisione e, più in generale, dei mutamenti sociali. La letteratura è stata, in ogni caso, il suo campo di azione privilegiato. Innumerevoli le recensioni, spesso assai severe e solo in parte riordinate nei volumi Il gioco del romanzo (Giunti, 1998) e L’industria del complimento (Medusa, 2010). Ma c’è una terza ricorrenza, che si unisce in modo trasversale alle due precedenti. Nel 2018 cade infatti il centenario di Vita e Pensiero, la casa editrice dell’Università Cattolica. Proprio presso l’ateneo milanese, e più precisamente nell’archivio del Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita” (da sempre partner strategico del premio), sono conservate le carte dello scrittore. Anche per questo motivo quest’anno la cerimonia di premiazione si svolgerà in Cattolica, negli spazi della libreria Vita e Pensiero (largo Gemelli1). L’appuntamento è per venerdì 16 novembre alle ore 10, con un dibattito inserito nel programma ufficiale di BookCity Milano e al termine del quale si terrà una sessione di I giusti continuano a leggere, una delle iniziative legate appunto al centenario di Vita e Pensiero (per informazioni: www.vivaillettore.it/giusti). Introdotti dal direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, i due vincitori dialogheranno con la giuria sul tema Quali lettori per la critica oggi?. Il punto interrogativo l’abbiamo messo noi. Beppe – come ancora chiamiamo in redazione Bonura – avrebbe sicuramente trovato il modo di trasformarlo in esclamativo.