
Il Parco Archeologico di Selinunte a Trapani - Parco Archeologico di Selinunte/Regione Sicilia
Ancora nuove scoperte archeologiche al Parco di Selinunte, vicino a Trapani: riaffiorano la porta monumentale e porzioni di mura fortificate della città arcaica che chiudevano la città da Nord. Un rinvenimento eccezionale che riscrive la mappa dell'antica Selinunte prima della distruzione avvenuta per mano dei cartaginesi nel 409 a.C. grazie ai nuovi scavi che hanno spostato molto in avanti (circa 300 metri) l'estensione verso Nord della città, rispetto a quanto pensato finora, confermando la sua enorme importanza e la potenza tra i centri di cultura greca del Mediterraneo.
"...Ma Annibale (Magone, ndr), l'indomani all'alba, comandò un assalto generale e si impadronì con i suoi macchinari della breccia fatta alle mura della città così come della parte a essa attigua. Fece ripulire la breccia, lanciò successivamente all'assalto i suoi soldati migliori e spazzò via a poco a poco i selinuntini, perché non era possibile domare quella gente che si difendeva disperatamente": così Diodoro Siculo descrive, in pagine dalle quali risuonano le urla dei conquistatori e il terrore provato dalla popolazione, la caduta della magnifica, ovvero della città di Selinunte (che si trova vicino a Trapani). Furono dieci giorni di assedio, e si ebbero 16.000 morti in battaglia. La città fu "presa duecentoquarantadue anni dopo la sua fondazione", nel 409 a.C., dai cartaginesi, che entrarono, secondo il grande storico greco, da nord, proprio da quella porta che gli ultimi scavi hanno ora riportato alla luce insieme alle mura della città arcaica.
Di fatto è una scoperta di straordinaria importanza, quella presentata dal Parco archeologico, che consente di riscrivere la mappa dell'antica Selinunte dopo aver lavorato sull'intuizione di Dieter Mertens, l'archeologo tedesco che ha dedicato la propria vita alla città fondata dai megaresi: a fine anni Novanta scavò due delle porte di accesso che guardavano al porto orientale; e aveva intuito una cinta muraria molto più ampia di quella conosciuta. "Selinunte - spiega Mertens - era per me la città campione da studiare, quella che produce capolavori come i templi, una grande città arcaica e potente come poche altre, che si esprime con una regolarità della pianta urbana che non ha confronto, dall'agorà alle mura".
I nuovi scavi hanno spostato molto in avanti l'estensione della polis verso nord, rispetto a quanto pensato finora: alla fine del V secolo a.C. a Selinunte vivevano almeno 26 mila abitanti; il suo territorio di influenza andava dall'attuale Mazara a Monte Adranone, sopra Sambuca, a Sciacca e Eraclea Minoa, per un totale di altri 90 mila abitanti. Le mura fortificate tornate alla luce chiudevano la citta' da nord: da quella porta passava la Via sacra verso la necropoli monumentale fuori le mura. Era l'accesso meno difendibile, non protetto dai due fiumi e dal mare. Il racconto di Diodoro e' ritenuto attendibile dagli storici, ma, secondo Metrtens, l'attacco cartaginese potrebbe essere arrivato anche da altri punti. Nel corso degli scavi sono state individuate almeno 5000 tombe in tre diverse necropoli, tutte saccheggiate nei secoli dai tombaroli. La porta presenta una sorta di 'anticamera' controllata da due torri gettanti di guardia, una delle quali gia' individuata; il ritrovamento di particolari reperti fa pensare a un certo numero di botteghe artigiane che erano a ridosso delle mura.
"Siamo partiti dall'intuizione di Mertens e dagli scavi dell'Istituto Germanico che ha dimostrato l'esistenza di un primo abitato - ha spiegato il direttore del Parco archeologico di Selinunte, Felice Crescente - e, superando le recinzioni del Parco che risalgono a trent'anni fa, abbiamo trovato la cinta muraria e la porta monumentale di circa 3 metri, identica alle altre due scavate da Mertens, quindi riconducibile al V secolo. Il fatto che guardi alla necropoli monumentale ci porta a pensare che da qui passavano i cortei funebri". "C'erano zone in cui anno dopo anno, non cresceva mai l'erba, sotto doveva esserci qualcosa", dice Carlo Zoppi, dell'Università del Piemonte Orientale, che ha guidato negli scavi i giovani archeologi di Archeofficina. "Esaminando le fotografie aeree - continua Zoppi - ci siamo resi conto di una traccia precisa che poteva solo indicare la presenza di mura. Ma non avremmo mai immaginato allora, di poter vedere affiorare questo tratto della cinta con la sua porta. Adesso bisognerà continuare gli scavi per portarla interamente alla luce". "Di questi scavi - aggiunge Crescente - resterà il metodo: il Parco archeologico è in grado di sostenere le campagne di scavo, sperimentando tecniche innovative", come la Tomografia geoelettrica tridimensionale, più veloce ed economica del georadar, che permette di sondare il terreno fino a 4 metri.
Intanto, il Parco ha una nuova segnaletica e un nuovo logo, ideato da Atelier 790, che ruota attorno all'elemento iconico della foglia di selinon (sedano), che si ritrova su una didracma (540-510 a.C.) ed è il simbolo distintivo dell'antica Selinunte, come ha spiegato l'assessore regionale ai Beni culturali e all'identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato. CoopCulture, su richiesta delle direzione del Parco, ha prodotto poi uno studio indirizzato alla razionalizzazione della segnaletica, individuando i punti di maggiore interesse per i visitatori: Collina orientale, Acropoli, Collina di Manuzza, Malophoros e le aree intermedie oltre ai servizi al pubblico, suggerendo percorsi con indicazioni delle distanze, che in un Parco enorme come Selinunte, danno al pubblico un'idea dei tempi della visita e del suo grado di accessibilità, dei mezzi disponibili (navette elettriche, bici, a piedi).