martedì 25 marzo 2025
I ragazzi ospiti in estate delle diocesi. L'appello Caritas: in Ucraina cresce la crisi umanitaria ma i governi tagliano gli aiuti. L'impegno accanto ai feriti di guerra e ai poveri lungo il fronte
I bambini ucraini su un treno

I bambini ucraini su un treno - Ansa

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La macchina dell’accoglienza si è già messa in moto. È quella del progetto “È più bello insieme” che anche questa estate porterà nelle diocesi della Penisola i bambini ucraini. «Saranno più di 600. E per loro tornerà l’ospitalità nelle famiglie», annuncia il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello. Oltre 1.300 i ragazzi che nei tre anni di guerra hanno vissuto l’esperienza delle vacanze solidali in Italia. «Si tratta di un periodo di riposo e rigenerazione», prosegue il direttore. Con una novità per il 2025. «Abbiamo incontrato l’ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede, Andrii Yurash - racconta don Pagniello -. Vorremmo che fra i piccoli attesi nelle nostre Chiese particolari ci fossero anche i bambini rientrati dalla Russia». Sono i giovanissimi che Kiev sostiene siano stati deportati dai territori occupati e che sono uno dei due ambiti della missione di pace affidata da papa Francesco al presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi. Insieme con i prigionieri di guerra, sono proprio i bambini contesi al centro del negoziato umanitario alimentato dalla Santa Sede, fra i pochi canali che fanno dialogare direttamente Kiev e Mosca.

La consegna degli aiuti Caritas nei villaggi lungo il fronte in Ucraina

La consegna degli aiuti Caritas nei villaggi lungo il fronte in Ucraina - Caritas Italiana

«Quanto accade in Ucraina ci conferma che sono i ragazzi a pagare un prezzo altissimo nei conflitti. Un’intera generazione sta crescendo sotto le bombe, fra i lutti e la distruzione, in mezzo al rancore. Ecco perché il futuro si costruisce partendo dalle relazioni e dall’amicizia sociale. Soprattutto fra i giovani», chiarisce don Pagniello. Fin dall’inizio dell’invasione russa, Caritas Italiana è accanto alla gente dell’Ucraina. «A nome della Chiesa italiana», dice il direttore. Una vicinanza che adesso si fa anche appello a non dimenticare la popolazione aggredita. «Si rischia di abbandonare il Paese dal punto di vista umanitario. L’attenzione internazionale si concentra sul versante politico o militare, ma non si guarda ai bisogni sempre più rilevanti», afferma Ettore Fusaro. È uno dei quattro operatori di Caritas Italiana che si trovano in Ucraina. E da Kiev lancia l’allarme sul taglio dei fondi per la cooperazione. «È già pesante l’impatto dello stop decretato da Trump e dall’amministrazione statunitense. Però anche i governi europei vanno nella stessa direzione: meno 12 miliardi di euro di aiuti umanitari all’Ucraina da parte del nostro continente». Da qui il monito di don Pagniello: «Le annunciate spese per il riarmo sono un controsenso rispetto alla storia dell’Unione Europea. Serve una difesa comune, ma la pace non si raggiunge solo con le armi».

L'assistenza sanitaria a domicilio garantita dalla Caritas nelle zone più a rischio in Ucraina

L'assistenza sanitaria a domicilio garantita dalla Caritas nelle zone più a rischio in Ucraina - Caritas Italiana

​Lo sa bene il gruppo di lavoro di Caritas Italiana che in Ucraina scommette sulla «solidarietà come via di rinascita» e che vede la Chiesa italiana a fianco delle due Caritas nazionali: Caritas Spes, espressione della Chiesa cattolica di rito latino, e Caritas Ucraina, organismo della Chiesa greco-cattolica. «Insieme rappresentano il primo attore umanitario presente nel Paese», riferisce Ettore. Emergenza e sviluppo sono oggi le due direttrici Caritas in quella che resta la «più grave crisi umanitaria degli ultimi decenni in Europa» e che «sta crescendo in modo esponenziale». A contribuire all’escalation sono gli «effetti che tre anni di conflitto producono sulla società: l’impoverimento del Paese, la disoccupazione, gli sfollati di guerra da integrare, il collasso del sistema socio-sanitario, il disagio mentale». Con il supporto dell’Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo del ministero degli Esteri, sono stati promossi due progetti di supporto e risposta integrata alla popolazione. Compresa quella che resta lungo la linea del fronte. «Fra Kharkiv, Poltava, Dnipro garantiamo nei villaggi dove sono venuti meno i servizi essenziali non solo i kit di sopravvivenza, ma anche la presenza di cliniche mobili, la telemedicina, i percorsi di salute mentale», dice Ettore.

La consegna degli aiuti Caritas alla gente sotto le bombe in Ucraina

La consegna degli aiuti Caritas alla gente sotto le bombe in Ucraina - Caritas Italiana

Poi c’è l’altro grande capitolo targato Caritas Italiana: quello della cura e dell’inclusione dei disabili. «Disabili intesi come persone che devono la loro disabilità al conflitto e che hanno urgenza di riabilitazione fisica e mentale. Il loro recupero psico-motorio sarà una delle maggiori sfide nel dopo-guerra. Perché le cifre di chi ha subito traumi sono enormi». Una pausa. «Ciò di cui ha bisogno l’Ucraina non è solo la ricostruzione delle infrastrutture, ma del suo tessuto sociale», sottolinea Ettore. E don Pagniello conclude: «Caritas Italiana accompagnerà la ricostruzione e sta già lavorando per rafforzare le due Caritas nazionali in vista di quella fase nuova che speriamo arrivi al più presto».

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