martedì 25 marzo 2025
La tendenza verso inverni con poca neve si sta consolidando: c’è in quota il 54,7% di neve in meno rispetto all’anno scorso
L’iniziativa denominata “Bagliori nella notte”, promossa da ANBI. Questo gesto simbolico, che ha visto il coinvolgimento dei principali impianti idraulici presenti nel territorio nazionale, ha sottolineato l’impegno del CBO nella salvaguardia delle risorse idriche e nell’affermazione del valore dell’acqua nel nostro territorio. Nella foto il consorzio Di Bonifica Navarolo: l'impianto San Matteo delle Chiaviche

L’iniziativa denominata “Bagliori nella notte”, promossa da ANBI. Questo gesto simbolico, che ha visto il coinvolgimento dei principali impianti idraulici presenti nel territorio nazionale, ha sottolineato l’impegno del CBO nella salvaguardia delle risorse idriche e nell’affermazione del valore dell’acqua nel nostro territorio. Nella foto il consorzio Di Bonifica Navarolo: l'impianto San Matteo delle Chiaviche - Anbi

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Mentre l’Italia centrale rischia alluvioni e nubifragi, sulle Alpi scarseggia la neve. Se da un lato il presidente dell’associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) Francesco Vincenzi dice che «di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, il rischio zero non esiste» e rivendica il ruolo dei consorzi che hanno aperto le casse di espansione e gli scolmatori evitando «nuove, tragiche conseguenze» nei territori già colpiti dai disastri nelle scorse settimane, si parla già di siccità: se si eccettuano le nevicate attese sulle Alpi marittime, in Lombardia, c’è in quota 54,7% di neve in meno rispetto all’anno scorso e in Valle d’Aosta decrescono le portate della Dora Baltea e del Lys.

A valle non ci si accorge di nulla perché, a causa delle precitipazioni che non sono trattenute da altri invasi, i laghi sono pieni – il Garda anche troppo – e i fiumi sono gonfi, compreso il Po, cresciuto del 100% in una settimana. Ma non vi è certezza sull’estate, condizionata dalle scarse riserve di neve in quota; parimenti, gli afflussi nei bacini del Sud sono discontinui, con una situazione già drammatica in Puglia.

Tirando le fila di una situazione ormai chiara, Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, Università di Trento e Waterjade Srl, hanno realizzato uno studio sulla distribuzione spaziale dell'equivalente in acqua della neve (Snow Water Equivalent – SWE) calcolato a scala giornaliera per gli anni che vanno dal 1991 al 2021. L'SWE quantifica l’acqua accumulata sotto forma di neve (rappresenta il volume di acqua potenzialmente ottenibile dalla fusione completa di 1 m3 di neve e viene calcolata come rapporto tra densità della neve e densità dell'acqua - fissata pari a 1000 kg/m3- moltiplicato per l'altezza della neve): proprio prendendo in esame questo indice, il CNR ha determinato che gli apporti nevosi alla prima decade di marzo hanno avuto un andamento negativo sostanzialmente condiviso fra Alpi e Appennini e Anbi dichiara che c’è un deficit del 57% rispetto alla mediana 2011-2023.

Che la penuria di neve non sia un episodio lo dimostra lo studio promosso dall’Autorità di bacino distrettuale – non era mai stata effettuato in termini così estesi, cioè comprendendo tutte le Alpi e gli Appennini fino all’Emilia Romagna inclusa –, che è stato pubblicato su “Nature – Scientific data”. I risultati evidenziano la persistenza durante il trentennio di grandi aree “no snow” e di una reale disponibilità nivale solo sui rilievi lombardi e veneti. «Purtroppo, – sottolinea Francesco Tornatore dirigente dell’Autorità - la tendenza verso inverni con poca neve sembra si stia consolidando soprattutto nelle aree del Distretto situate al di sotto dei 1300 m slm. Al di sopra dei 2000 m, invece, le altezze del manto nevoso in pieno inverno (da dicembre a febbraio) non mostrano una tendenza chiara sebbene la maggior parte delle stazioni di misura mostri un netto calo dei giorni con suolo innevato, il cui principale responsabile è un disgelo nevoso più precoce in primavera. Anche la comparsa tardiva della neve in autunno produce i suoi effetti soprattutto sulle stazioni situate alle quote più basse».

Se poi guardiamo alla situazione attuale delle singole regioni in Valle d’Aosta, scopriamo, traendo i dati da fonti diverse, che l’SWE in Piemonte ammontava a fine febbraio a 1521 mln di mc, con un deficit complessivo del 19% rispetto alla media; in Lombardia nella prima decade di marzo era a 1553,5 mln mc, pari a -40% rispetto alla media storica e -54,7% rispetto al 2024; in Veneto dall’inizio della stagione invernale e fino alla fine di febbraio, il deficit di precipitazione nevosa era ancora del 34% nelle Dolomiti (-130 cm circa di neve fresca) e del 38% nelle Prealpi (-100 cm). Per quanto riguarda poi l’Appennino, alla prima decade di marzo, secondo la Fondazione CIMA, abbiamo i seguenti deficit di SWE: Bacino Arno (-97%), Tevere (-95%), Aterno Pescara (-76%), Sangro (-71%), Volturno (-98%), Sele (-99%), Crati (-97%); Simeto in Sicilia (-63%) e Flumendosa in Sardegna (-45%).

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