
Un momento della lunga e delicata operazione di soccorso della speleologa Ottavia Piana - Corpo Nazionale Soccorso alpino e speleologico
Tutti ci ricordiamo i giorni di trepidazione per la sorte della speleologa Ottavia Piana intrappolata nell'abisso di Bueno Fonteno, vicino al Lago d'Iseo e la paziente opera di più di 150 soccorritori, che hanno lavorato 75 ore per riportarla in superficie. Oppure la foto di gruppo della squadra che ha passato la notte di Natale alla stazione di monte del Gran Sasso perché il maltempo non consentiva il ritorno a valle. Due momenti “straordinari” di un'attività, quella del Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico, che nel 2024 non si è mai fermata e che è fatta, soprattutto, di interventi “ordinari” che quasi mai finiscono sui giornali. Eppure, si tratta di un lavoro sottotraccia e assolutamente necessario per garantire la sicurezza di chi frequenta la montagna e non solo.

La squadra di soccorritori che ha passato la notte di Natale sul Gran Sasso - Corpo Nazionale Soccorso alpino e speleologico
Un soccorso su quattro per «incapacità»
Nel 2024, il Soccorso - forte dei propri settemila operatori altamente specializzati - ha effettuato, complessivamente, 12.063 missioni, portando assistenza a 11.789 persone. Il 43,2% degli interventi è stato provocato da caduta o scivolata e il 12,7% da malore. Ma c'è anche un 26,5% causato da «incapacità durante l'attività svolta». Un dato su cui riflettere e che rivela uno scenario preoccupante: troppe persone, ancora oggi, frequentano la montagna senza la giusta preparazione. Senza, cioè, aver adeguatamente valutato, prima di partire, se le proprie capacità siano in linea con gli obiettivi della giornata. Un comportamento altamente pericoloso, sia per l'incolumità propria, sia per quella di chi, in caso di problemi, deve poi intervenire per prestare assitenza. Non per nulla, insomma, sui mezzi del Soccorso alpino compare la scritta “Soccorso sanitario in ambiente ostile”.
«Escursionisti, fate attenzione!»
Tra le attività che maggiormente causano incidenti, la principale è, ancora una volta l'escursionismo, con il 44,3% dei casi. Aseguire troviamo lo sci alpino e nordico (14%), la mountain bike (6,8%), l'alpinismo (5,9%), la ricerca dei funghi (3,4%), le attività lavorative (2,6%) e le attività su ferrate e falesie (3,6%). Completano il quadro, con numeri inferiori, interventi durante le attività venatorie, gli sport dell'aria e la speleologia.
Più di un morto al giorno
Il bilancio 2024 del Soccorso alpino si è chiuso con 466 persone decedute, più di una al giorno e 1.431 feriti gravi. Altre 5.288 persone soccorse hanno riportato ferite lievi, mentre 299 sono state ferite con compromissione delle funzioni vitali. Infine, 4.187 sono stati gli illesi e 118 i dispersi.

Intervento dopo il crollo di una palazzina - Corpo Nazionale Soccorso alpino e speleologico
Agosto, mese critico
È soprattutto l'estate, quando il turismo prende d'assalto le montagne, la stagione di super-lavoro per i 7mila tecnici del Soccorso alpino italiano. Nel solo mese di agosto si concentra il 18% degli interventi di tutto l'anno. Per quanto riguarda l'identikit delle persone soccorse, si tratta soprattutto di uomini italiani tra i 50 e i 60 anni, feriti durante un'escursione. Soltanto l'8,6% di chi è soccorso è, però, iscritto al Club alpino italiano, di cui il Cnsas è “Organo tecnico centrale” e Sezione nazionale. Più di nove persone soccorse su dieci (il 91,4% per la precisione) non sono iscritte al Cai. Che rappresenta, è bene ricordarlo, il principale organismo del Paese a tutela dell'ambiente montano e della sicurezza di chi lo frequenta.

Ricerca in valanga - Corpo Nazionale Soccorso alpino e speleologico
«Siamo costantemente sotto pressione»
«L’analisi conferma una pressione costante sul sistema di soccorso in montagna - è il commento del Soccorso alpino ai dati 2024 - con numeri che evidenziano quanto sia necessaria una costante attività di prevenzione, sensibilizzazione e formazione per ridurre i rischi e limitare gli incidenti».