
Il post sul profilo X del Financial Times dedicato all'intervista di Giorgia Meloni - Ansa
In risposta alle difficoltà sulla politica internazionale, la premier ha avviato negli ultimi giorni la migrazione verso una nuova fase identitaria del governo. Il punto d’inizio è stato il video per celebrare l’ingresso nella “top five” dei governi più longevi della storia repubblicana, con annesso rilancio del premierato, riforma che sembrava essere stata messa in pausa. Ieri il secondo step, articolato su un duplice fronte: la professione di trumpismo sul "Financial Times" e un Consiglio dei ministri ricco di simbologie. Albania, cittadinanza, "modello" Caivano... La promessa è di continuare in questa direzione, per evitare di lasciarsi ingabbiare dalle contraddizioni e incertezze della maggioranza sull’Ucraina e sul riarmo.
Tuttavia, sarebbe sbagliato pensare che il semplice pensare in casa propria segni il ritorno in una «comfort zone». La scelta di trasformare il centro di Gjader in Albania in una struttura per i rimpatri potrebbe diventare un boomerang. Se anche questa ulteriore strategia operativa dovesse fallire, infatti, la premier, come prima e più di prima, si troverà a giustificare il senso di un investimento economico enorme. Se infatti la conversione è l’implicita ammissione di un (costoso) errore, non vi è nessuna garanzia che il centro in Albania di per sé porti a una “svolta” sui rimpatri.
Tra l’altro, sinora Meloni ha legato il successo della sua strategia migratoria al rapporto privilegiato con Von der Leyen, che però è difficile da tenere in equilibrio se contemporaneamente si ambisce ad essere la leader di riferimento del trumpismo in Europa.
© riproduzione riservata