
L'avviso diffuso sui social dopo la scomparsa di Ilaria Sula - Ansa
Entrambe 22enni, entrambe studentesse universitarie. E tutte e due, Sara Campanella e Ilaria Sula, vicine al sogno di una professione faticosamente inseguita: nel campo della biomedica, per Sara, in quello della statistica per Ilaria. Un percorso formativo comune, proprio come quello riservato loro dal destino. E drammaticamente uguale per tante donne che rifiutano un legame, o che vogliono interromperlo: quello di essere uccise.
Sara e Ilaria hanno detto no a ragazzi dominati da un desiderio possessivo e malato e per questo sono state ammazzate. Persino le modalità dei rispettivi omicidi sono somiglianti, visto che le due vittime sono state accoltellate. L’ultimo orrore è stato suscitato dal ritrovamento del corpo di Ilaria, originaria di Terni, in un valigione posto in un dirupo di un’area boschiva a Poli (Roma). Di lei si erano perse le tracce lo scorso 25 marzo a Roma. Le indagini della squadra Mobile della Capitale e del commissariato di polizia San Lorenzo si concentrano sul fidanzato, Mark Antony Samson, 23 anni, ora in stato di fermo, indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere (è stato interrogato in questura dal pm Giuseppe Cascini): avrebbe già fatto delle ammissioni. Ilaria sarebbe stata assassinata in un appartamento di Roma. Ad incastrare il colpevole sarebbero stati anche i tabulati e le celle del telefono della ragazza. Analizzandoli, gli inquirenti avrebbero individuato il presunto assassino che, nei giorni della scomparsa della ragazza, avrebbe utilizzato il telefono della giovane anche per postare storie sul profilo social di Ilaria. Nel corso di un interrogatorio in questura, avrebbe indirizzando gli inquirenti all’individuazione del corpo, gettato in un dirupo. Gli inquirenti sono in cerca del cellulare della ragazza che il giovane avrebbe buttato in un tombino a Roma. Samson viveva con i genitori in un appartamento nel quartiere Africano a Roma. Studi in Architettura e lavoro al McDonald's, era definito nel quartiere «sorridente e gentile».
Di Ilaria non si sapeva più nulla da martedì della scorsa settimana, quando era uscita dall'abitazione che condivide con alcuni coinquilini in zona Furio Camillo, nella Capitale. Preoccupati dalla mancanza di notizie, i genitori avevano presentato una denuncia al commissariato San Lorenzo. La giovane frequentava la triennale di Statistica all'Università La Sapienza. «Non capiamo perché l'ha fatto, lo sa solo lui», la rabbia di Leon, fratello minore di Ilaria. «Le ho parlato l'ultima volta due settimane fa, quando è venuta a trovarci a Terni. Era tranquilla e non mi ha parlato di problemi. Poi solo messaggi, ma non sono sicuro che li abbia scritti lei. Lui lo conoscevo, sono stati un anno insieme ma si erano lasciati».
Si vanno invece sempre più chiarendo dinamica e modalità dell’omicidio di Sara Campanella, 22 anni, originaria di Misilmeri (Palermo), uccisa lunedì pomeriggio, a Messina, da un altro studente, il 27enne Stefano Argentino, fermato a Noto (Siracusa), in un b&b dei suoi familiari, dopo una fuga di poche ore. La vittima subiva da due anni le attenzioni moleste di Stefano, che non si rassegnava a essere respinto. Domani, al Policlinico di Messina, si svolgerà l'autopsia sul corpo della studentessa. L'esame dovrà accertare quale sia stata la ferita mortale. Sara è stata accoltellata più volte, una delle quali alla giugulare, ed è morta dissanguata. Argentino ha confessato il delitto, «ma non ha spiegato cosa lo ha spinto ad aggredire la ragazza», dice il legale. «Si è certo reso conto della gravità dei fatti, è estremamente prostrato. Non so dire se è pentito. È molto chiuso», ha aggiunto.
In una nota, l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, commentando la tragedia che ha colpito Sara, utilizza parole durissime per fotografare, in un «mondo sempre più segnato dalla violenza e lacerato da conflitti, la barbarie di corpi abusati, mutilati, eliminati, ricacciati e rinchiusi in luoghi di tortura. Nel corpo trafitto di Sara piangiamo il destino dell'umanità – scrive il presule – quando essa sceglie la violenza, la morte. Non ci sono parole per consolare lo strazio dei suoi cari genitori. Siamo in silenzio con loro, non possiamo che donare loro le nostre lacrime».

L'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice - .
In questo tempo prossimo alla Pasqua, monsignor Lorefice osserva che «nel costato di Cristo, aperto e trafitto con violenza, entrano tutti i cuori lacerati dalla violenza. I cuori lacerati dei familiari di Sara. Dei suoi amici. I cuori di noi tutti». Ma si attende anche «il dolore, che deve essere dilaniante, e il pentimento, a caro prezzo, di coloro che provocano violenza. La violenza, ogni forma di violenza, per qualsiasi motivo si scateni, è sempre un fallimento che riguarda tutti. Dice il raffreddamento dell'amore nei cuori di molti - prosegue il pastore -. L'avanzare dell'indifferenza che causa solitudine. La perdita del senso ultimo della vita. La sofferenza e il dolore che ci sta travolgendo ci faccia gridare che solo l'amore è garanzia di bellezza, che solo se ci amiamo gli uni gli altri saremo felici, che solo la relazione rende dorati i legami, che solo il rispetto della dignità dell'altro, dei bambini e delle donne anzitutto, ci sarà garanzia di un futuro umano».