mercoledì 2 aprile 2025
È morta a 77 anni, fu il volto televisivo di "Quelli che il calcio". La religiosa è stata maestra elementare e ha creato una casa famiglia per ragazze madri e detenuti nei loro percorsi di recupero
Suor Paola D'Auria

Suor Paola D'Auria - Fotogramma

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«A Suor Pà, ma domenica la Lazio vince?» gli domandava il tifoso laziale che fino a poco tempo fa la incontrava per le strade di Roma. E lei trattenendo lo scongiuro sospirava: «Siamo nelle mani del Signore». Questo è uno dei tanti siparietti che hanno accompagnato la suora più popolare d’Italia, la supertifosa della Lazio suor Paola. Calabrese, di Roccella Jonica, battezzata Rita D’Auria, suor Paola si è spenta a 77 anni. Un volto popolare, la suora laziale è diventata celebre grazie alla convocazione televisiva di Fabio Fazio che nel 1993 la chiamò alla trasmissione Rai "Quelli che… il calcio" di cui suor Paola è stata ospite fissa fino al 2005. «Il calcio e la Lazio sono la mia seconda fede» ripeteva ironica dal suo convento delle Suore Scolastiche francescane di Cristo Re. Una maestra di vita e anche di scuola elementare all’Istituto Sacro Cuore di Gesù alla Farnesina. “Catechismo e pallone” i due comandamenti di suo Paola che la passione per il calcio l’ha fatta anche diventare allenatrice. In missione per conto di Dio, nella capitale, con la sua la Onlus So.Spe (Solidarietà e Speranza) fondata nel 1998 nel quartiere Bravetta, ha dedicato l’intera vita al sostegno e il recupero dei detenuti e delle persone che avevano subito violenza creando una casa famiglia in cui ha accolto decine di ragazze madri e i loro bambini avviati ovviamente al calcio d’oratorio. I piccoli ovviamente oltre alla preghiera venivano indottrinati alla lazialità con gite domenicali all’Olimpico per seguire le partite dei biancoazzurri. Un autentico “Lazio club suor Paola” accolto dal presidente Claudio Lotito, profondamente religioso e molto legato alla figura di suor Paola, al punto da far mettere sulle maglie della squadra lo sponsor solidale So.Spe "Solidarietà e speranza". Solidarietà l’ha ricevuta da tutto il calcio italiano, da campioni del mondo come Buffon e Del Piero. Alla So.Spe ha fatto entrare persino i “nemici” romanisti, come Damiano Tommasi, l’anima candida giallorossa, ora sindaco di Verona, da sempre grande amico di suor Paola con cui ha collaborato a tanti progetti. Un legame forte e speciale è quello che ha tenuto con tutti i campioni della Lazio, da Beppe Signori fino a capitan Zaccagni al quale alla vigilia degli ultimi Europei suor Paola scrisse una lettera aperta: «Quest’anno sarai l’unico laziale a rappresentare i nostri colori in una manifestazione così importante per l’Italia. Da tifosa ti auguro ogni bene, ma anche sotto il punto di vista privato e personale, avendo tu una meravigliosa famiglia». In un Europeo tutto da dimenticare per la Nazionale di Luciano Spalletti l’unico lampo nel buio fu l’eurogol di Zaccagni che servì almeno a pareggiare con la Croazia e a superare la fase a gironi. Oggi tutto il calcio piange suor Paola che per l’impegno costante si era guadagnata anche il titolo di Ufficiale al merito della Repubblica Italiana. Suor Paola lascia tanti figli e nipoti raccolti per la strada, provenienti dagli angoli più poveri della terra. «È stata una “Madre Teresa” romana» dicono quelli che gli sono stati vicini fino all’ultimo respiro. «Una Madre Teresa laziale», puntualizza il tifoso che vuole rimanere anonimo, mentre il presidente Lotito la saluta a nome di tutta la Lazio: «Il vuoto che lascia suor Paola nei nostri cuori è immenso, ma la sua eredità di fede e benevolenza continuerà a ispirarci e a guidarci».


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