mercoledì 26 marzo 2025
Un emendamento della Lega punta a modificare la legge sulle prestazioni erogate nelle strutture. Il Confad: norma in collisione con la Costituzione. Il governo: non ci sono risorse illimitate
«Non possiamo pagare le cure nelle Rsa». L'allarme delle famiglie dei disabili

ImagoEconomica

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Le famiglie delle persone con disabilità sono preoccupate del possibile aumento delle spese a loro carico nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa). Il motivo è l’approvazione di un emendamento da parte della X Commissione del Senato che sta discutendo il disegno di legge 1241 “Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria”.
L’emendamento (13.0.400), presentato dalla senatrice Maria Cristina Cantù (Lega), interviene sull’articolo 30 della legge 730/83 e prevede che nelle strutture residenziali e semiresidenziali «sono a carico del fondo sanitario nazionale esclusivamente gli oneri delle attività di rilievo sanitario anche se connesse con quelle socio-assistenziali», prestazioni sanitarie che sono elevabili al 70 per cento nei casi di alta complessità assistenziale.
Da qui il timore del Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad), preoccupato della separazione delle spese sanitarie da quelle socio-assistenziali come igiene personale, vestizione, nutrizione, mobilizzazione. Confad ritiene anticostituzionale l’emendamento, che «si pone in rotta di collisione con il principio della presa in carico globale della persone, secondo una visione integrate dei suoi bisogni, e dunque socio-sanitaria, riconoscendo per i pazienti non autosufficienti la valenza imprescindibile del nesso funzionale tra l’assistenza sanitaria e quella socio-assistenziale».
L’emendamento è in realtà una risposta alla sentenza del 19 dicembre 2024 della Corte di Cassazione, nella quale, riformando precedenti giudizi, è stato accolto il ricorso di un amministratore di sostegno che contestava il pagamento della retta alla Rsa per la sua assistita. La Suprema Corte ha stabilito, facendo riferimento proprio all’art. 30 legge 730/83, che nei confronti di quella persona – affetta da grave patologia degenerativa (malattia di Alzheimer) e ricoverata in una Rsa – ogni attività assistenziale costituisse prestazione sanitaria ad alta integrazione e dovesse essere ricompresa nelle prestazioni coperte dal Fondo sanitario nazionale, quindi completamente gratuite per il paziente (e i suoi familiari).
Sottolinea Alessandro Chiarini, presidente di Confad: «L’emendamento è solo alla prima lettura in commissione, ma siamo preoccupati per le sorti delle famiglie, su cui temiamo possano essere scaricati costi ulteriori, perché gli enti locali fanno i conti con risorse limitate e quindi l’erogazione dei servizi da parte loro è sempre in discussione, legata a rinnovi di anno in anno, con regolamenti che possono essere differenti nei diversi territori. Ne deriva il principio pericoloso che si rende più incerto il diritto fondamentale alla cura».
A difesa della logica sottesa all’emendamento si è espresso la scorsa settimana il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, in una risposta a due interrogazioni in commissione Affari sociali alla Camera. «Il Fondo sanitario nazionale – ha ricordato Gemmato – è deputato a finanziare le sole prestazioni sanitarie rientranti nei Lea per come individuati dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 (in particolare, l’articolo 30), che definisce i livelli essenziali di assistenza (Lea)». E ha sottolineato che il Fondo sanitario, pur incrementato negli ultimi anni, non ha «una illimitata disponibilità di risorse per nuove finalità».
A difesa dell’emendamento Cantù si è pronunciato il senatore Francesco Zaffini, presidente della commissione X del Senato, richiamando il fatto che le sentenze rischiano di «far chiudere alcuni istituti» e che quindi l’emendamento mira a «mettere in sicurezza proprio le strutture dedicate ai malati di Alzheimer». Aggiunge Emanuele Monti (responsabile del dipartimento Sanità della Lega e presidente della commissione Welfare del consiglio regionale della Lombardia): «Con la nuova norma, copriamo con il Fondo sanitario nazionale fino al 70% dei costi per le cure dei pazienti che rientrano in casistiche di alta complessità assistenziale. L’emendamento è frutto di un lavoro di ascolto delle istanze delle associazioni rappresentative dei pazienti e degli istituti socio-sanitari. Obiettivo della Lega è garantire ai pazienti e alle loro famiglie cure appropriate, dando pieno riscontro alle richieste di presa in carico», evitando che i malati non trovino strutture che li accolgano.
Non cessa la preoccupazione delle famiglie, conclude Confad: «Siamo intervenuti adesso perché il provvedimento non è ancora definitivo e speriamo sia possibile emendarlo. Vogliamo che non vengano messi in discussione i diritti delle persone fragili a essere curate».
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