
Un frame del discusso video con cui la Commissaria Hadja Lahbib ha presentato il “suo” kit di sopravvivenza - .
L'Ue si sta preparando «per un ampio spettro di rischi e minacce, che comprendono disastri naturali e causati dall'uomo». Tra cui ci sono, nel lungo e circostanziato elenco: disastri naturali (inondazioni, incendi boschivi, terremoti e eventi meteorologici estremi), disastri causati dall'uomo (incidenti industriali, guasti tecnologici e pandemie), minacce ibride (attacchi informatici, campagne di disinformazione e manipolazione e interferenza delle informazioni da parte di Stati stranieri e sabotaggi delle infrastrutture critiche) e crisi geopolitiche. Le ultime, in particolare, comprendono «conflitti armati, inclusa la possibilità di aggressioni contro gli Stati membri», proprio come accaduto all'Ucraina.

La Commissaria Ue per la gestione delle crisi Hadja Lahbib - Ansa
Che fare? È da questa domanda che è partita, ormai diversi mesi fa, la stesura di un rapporto Ue e poi di una Strategia per la “preparazione” (in inglese preparedness) con l'obiettivo ambizioso di sostenere e migliorare la capacità del Vecchio continente nel difendersi dalle minacce. Il che presuppone, è ovvio (ma è ovvio?), la convinzione di vivere in un mondo dove la pace e la soluzione pacifica dei possibili, molteplici conflitti o delle crisi insiti nella quotidianità siano un vecchio ricordo. Ciò che Bruxelles, d'altronde, aveva già sottinteso di pensare decidendo lo stanziamento di 800 miliardi di euro per il riarmo dell'Ue. Ora si compie un passo ulteriore: alla guerra e a tutto ciò che di male può accadere nel nostro futuro bisogna prepararsi anche psicologicamente, tutti quanti, il più in fretta possibile. La presentazione del “pacchetto” - un insieme di 30 azioni chiave elencate qui, che prevedono iniziative di sensibilizzazione e “addestramento” anche nelle scuole e addirittura nelle case, tra le famiglie - è avvenuta in pompa magna a Bruxelles alla presenza della commissaria Ue per la Preparazione e la gestione delle crisi, la belga Hadja Lahbib, e della vicepresidente della Commissione Ue, la rumena Roxana Minzatu. Che, forse in un eccesso di confidenza coi giornalisti presenti, forse dimenticando a tratti di parlare di cose molto serie, hanno avuto anche un animato colloquio sulle rispettive abitudini in cucina e nella vita domestica. A diventare virale, poco dopo, è stata la presentazione di un kit di sopravvivenza «per resistere almeno 72 ore a una crisi» della stessa Lahbib: una sorta di video-tutorial che ha sollevato prima perplessità, poi una pioggia di critiche.
D'impatto già le prime parole utilizzate nel corso della conferenza: «In caso di interruzioni estreme, il periodo iniziale è il più critico - hanno spiegate le commissarie e si legge nel documento PreparEu -. La Commissione proporrà linee guida per gli Stati membri per raggiungere un'autosufficienza della popolazione di almeno 72 ore. Come parte dell'iniziativa, queste linee guida riguarderanno lo stoccaggio di forniture essenziali, la pianificazione delle crisi, la disponibilità di rifugi, misure per garantire la disponibilità di terreno e spazi e altre misure per proteggere persone, animali e proprietà in caso di crisi». Il tutto «accompagnato da campagne e attività mirate. Una nuova piattaforma online dell'Ue fornirà ai cittadini e ai viaggiatori informazioni personalizzate e accessibili sui rischi che potrebbero affrontare e misure pratiche per mitigare tali rischi».
Il documento, che fa riferimento alla necessità di «incoraggiare il pubblico ad adottare misure pratiche, come il mantenimento delle forniture essenziali», non dettaglia in che cosa consista esattamente il kit di sopravvivenza per le prime 72 ore di emergenza che i cittadini europei dovrebbero approntare nelle proprie case, ma un'idea concreta l'ha data la stessa commissaria Lahbib pubblicando via social un video esplicativo (dal montaggio vivace, in stile TikTok per intedersi) ed elencando le cose da portare con sé nella borsa o nello zaino: occhiali da vista, documenti in una busta impermeabile, una torcia, fiammiferi o un accendino, una bottiglia d'acqua, un coltellino svizzero a 18 funzioni (impossibile hanno fatto notare in molti, per chi non è commissario almeno, da far passare ai controlli di sicurezza delle istituzioni Ue a Bruxelles), farmaci, cibo e soldi contanti, un caricatore e una power bank, carte da gioco («perché un po' di distrazione non fa male a nessuno») e persino una piccola radio.
La commissaria, con le unghie curatissime e in tailleur, seduta su una poltrona di pelle in una stanza elegante, fa battute e si diverte: «Gli occhiali da vista? Importanti per vedere cosa sta succedendo... o per non vederlo». «Un telefonino morto? - dice agitando nell'aria la power bank -. Equivale a una brutta fine!». Ancora: «Soldi cash, mi raccomando: il contante è sovrano in una crisi, le carte di credito invece potrebbero diventare pezzi di plastica». Insomma, un'iniziativa “pop” nelle intenzioni (per dirla con un eufemismo), ma decisamente troppo leggera rispetto alla consistenza dell'argomento affrontato e che rende plasticamente immediato quanto certa politica di palazzo sia lontana dalla realtà. In questo caso la tragica realtà di chi in questo momento sta sperimentando per davvero il dramma di una guerra e di un'emergenza, nel cuore dell'Europa, o in passato abbia vissuto quello di un'alluvione, di un terremoto.
Non è finita. Alla domanda di una giornalista su che cosa intendesse per “necessità di fare scorte in casa” e se le due le avessero effettivamente preparate, la conferenza stampa ha preso una piega quasi grottesca. Minzatu ha infatti ammesso di non essere personalmente preparata alle emergenze: «La mia famiglia vive in macchina e in aereo - ha detto -, non dormo più di due notti nello stesso posto. Quindi non sono preparata. È una buona domanda ed è di questo che dobbiamo parlare ai cittadini, di quanto sia importante essere preparati». La parola a questo punto è passata a Lahbib: «Ho buone notizie per te, Roxana - ha detto - io ho un'ottima strategia di stoccaggio e a casa ho tutto il necessario per te. Ho quel che serve per preparare una pasta alla puttanesca (le parole sono state pronunciate in italiano): pasta, pomodori, capperi, olive... Una grande ricetta!». «Seriamente - ha detto poi - spetta agli Stati membri definire, sulla base delle posizioni geografiche e geostrategiche anche, che cosa bisogna avere nel kit con le scorte». A ognuno il suo piatto tipico, insomma. Se solo si trattasse di un gioco.
Da sapere
Venendo al concreto dell'iniziativa: le strategie Ue verranno sviluppate con Linee guida ai Paesi da qui al 2027 in 63 punti. Indicazioni sui kit per le prime 72 ore di crisi arriveranno nel 2026, quando nell'ambito della cooperazione civile-militare si prevedono linee guida su esercitazioni Ue o con anche la Nato. Per la resilienza delle funzioni vitali della società si guarderà a rivedere il meccanismo di protezione civile, a una strategia di stoccaggio Ue o a contromisure mediche (già nel 2025), ma anche a «istituire uno scudo spaziale europeo per difendere meglio l'Ue e gli interessi di sicurezza dei suoi Stati membri (2027)».
Vari Stati Ue hanno già linee guida di emergenza. In Francia il kit prevede cibo, acqua, medicine, una radio portatile, una torcia elettrica, batterie di riserva, caricabatterie, denaro contante, copie di documenti importanti tra cui prescrizioni mediche, chiavi di riserva, vestiti caldi e utensili di base come coltelli multiuso. I piani di Svezia, Norvegia e Finlandia affrontano anche rischio bellici includendo compresse con ioduro di potassio per incidenti o attacchi nucleari. Nel vademecum della Svezia si parla anche «di avere buoni rapporti con i vicini perché potreste averne bisogno in caso di emergenza» ha sottolineato Lahbib.