Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al monumento nazionale di Basovizza per il Giorno del Ricordo delle vittime delle Foibe. - ANSA
Istanti di silenzio. Poi le telecamere si fermano su Giorgia Meloni. Sul segno della croce. Sulla corona di allora che lascia in ricordo delle vittime delle foibe al monumento nazionale di Basovizza. Prima le parole su Facebook. «10 febbraio, nel Giorno del ricordo il mio pensiero va ai martiri delle foibe e agli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia. L'Italia onora la memoria di chi fu vittima di quegli orrori disumani e non dimentica il dolore patito da chi fu costretto ad abbandonare la propria casa e la propria terra per amore dell'Italia».
Alle 10 e 30 Meloni è alla foiba di Basovizza. Con lei c'è il vicepremier, Antonio Tajani. Ci sono i ministri Abodi, Sangiuliano, Ciriani e Valditara. È un giorno per il Ricordo. E si moltiplicano parole e gesti. Come la facciata di Palazzo Montecitorio illuminata con un Tricolore. E sono nette le parole della presidente Meloni: «Siamo qui a chiedere ancora perdono a nome delle istituzioni di questa Repubblica per il colpevole silenzio che per decenni ha avvolto le vicende del nostro confine orientale e per rendere omaggio a tutti gli istriani e i giuliano-dalmati che per rimanere italiani decisero di lasciare tutto, case, beni, terreni per restare con l'unica cosa che i comunisti titini non potevano togliere loro e cioè l'identità». Da parte sua Matteo Salvini ricorda le «migliaia di uomini, donne e bambini massacrati nelle Foibe dalla violenza comunista nel secondo dopoguerra con l'unica colpa di essere italiani» e chiede che questa «pagina buia della Storia» sia ricordata e tramandare alle nuove generazioni. C'è un percorso deciso.
Ci sono scelte prese. Salvini ricorda un disegno di legge (già approvato da entrambe le Camere, prima dell'ultimo passaggio in Senato), che istituisce l'organizzazione di viaggi del Ricordo per le scuole secondarie nei luoghi storici, oltre a concorsi universitari per la migliore installazione artistica a ricordo delle vittime. «Perché non ci siano mai più vittime di serie A e vittime di serie B», dice il vicepremier. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano arriva alla foiba e ricorda come «nei giorni scorsi il governo ha approvato un disegno di legge che ha come primo firmatario il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che tende a creare a Roma un grande Museo del ricordo che sia un luogo della memoria, un percorso storico museale per raccontare soprattutto alle giovani generazioni che cosa accadde tra il 1943 e 1946-47 sul confine orientale. È un percorso che va avanti, che tende a colmare quel grande buco della memoria che c'è stato nei decenni passati».
Una lunga operazione-verità. Iniziò il presidente Cossiga. Poi il presidente Ciampi. Poi Giorgio Napolitano che - ricorda Sangiuliano «pur essendo comunista ebbe il coraggio di parlare di violenza comunista e pulizia etnica e le parole, che oserei definire definitive e fondamentali, del presidente Mattarella. È stato un lungo percorso storico, adesso bisogna creare quei presidi di cultura che, quando purtroppo i testimoni non ci saranno più, perché è un fatto naturale e biologico, possano raccontare questa storia».
Una storia che troppi dei nostri giovani non conoscono. Come non conoscono la foiba di Basovizza nella zona nord-est dell'altopiano del Carso, a 377 metri di altitudine. La cavità fu scavata all'inizio del XX secolo per l'estrazione del carbone e poi fu abbandonata. Il pozzo - profondo 200 metri e largo circa 4 - nella fase finale della Seconda guerra mondiale fu luogo di esecuzione per prigionieri, militari e civili da parte dei partigiani comunisti jugoslavi. Parla la politica. A cominciare dal ministro dell'Agricoltura Lollobrigida: «... Ricordo la furia delle barbarie dei comunisti di Tito inflitte a migliaia di nostri connazionali, solo perché italiani. Ricordo la straziante sofferenza, delle decine di migliaia di esuli dalmati, istriani e fiumani. Ricordo, perché una pagina che per troppo tempo molti cercarono di oscurare, diventi sempre più memoria condivisa e sentimento condiviso nella nostra coscienza nazionale. Io ricordo, perché non accada mai più».
E parla dopo Mattarella e La Russa, anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana: «È fondamentale preservare e tramandare la verità storica delle atrocità commesse dalle milizie di Tito. Onoriamo la memoria delle vittime delle foibe e ricordiamo la tragedia dell'esodo giuliano-dalmata. Una preghiera per chi ha sofferto».