
Un fedele bacia un'immaginetta di Carlo Acutis - Agenzia Romano Siciliani
A un mese dalla canonizzazione di Carlo Acutis, su internet sono state messe in vendita alcune reliquie attribuite al beato. In particolare, un annuncio “ex capillis con certificato” nei giorni scorsi ha raggiunto all’asta un valore di 2.110 euro, con 17 offerte. A confermare la notizia è il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Domenico Sorrentino, che ieri, appresa e accertata la compravendita di reliquie, ha immediatamente chiamato la Polizia per sporgere denuncia contro ignoti. Sul caso sta indagando la Procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone.
Al momento, l’annuncio che offriva all’asta i capelli di Carlo Acutis non si trova più online. «Ne abbiamo chiesto il sequestro», commenta Sorrentino. Che assicura che nessuna reliquia è stata mai affidata a privati e che, per ora, a causa dell’anonimato di chi ha avviato le aste online (sui siti compaiono solo alcuni nickname), nessun nome può essere iscritto nel registro degli indagati. «Non sappiamo se le reliquie siano vere o false – aggiunge il vescovo – ma se fosse anche tutto inventato, se ci fosse l’inganno, saremmo in presenza, oltre che di una truffa, anche di una ingiuria al sentimento religioso».
Dopo le verifiche di ieri, il vescovo ha assicurato che le reliquie all’asta non appartenevano solo a Carlo Acutis, ma anche ad altri santi legati all’Umbria. «Su internet – spiega il presule – c’è un mercatino di reliquie che riguarda vari santi, come il nostro Francesco, con tanto di prezziario. Una cosa impossibile da accettare». Quelle del beato milanese – il cui corpo è custodito proprio ad Assisi, nel Santuario della Spogliazione – erano, però, le reliquie più richieste, forse anche a causa dell’imminente canonizzazione, prevista per domenica 27 aprile a Roma in occasione del Giubileo degli adolescenti.
Il corpo di Carlo Acutis fu donato dalla famiglia alla diocesi di Assisi oltre quindici anni fa e – commenta ancora Sorrentino – «le reliquie vengono date attraverso i vescovi gratuitamente. Al massimo si fanno offerte al santuario dal quale provengono. È una prassi che risale ai primi secoli della nostra storia».
La dura reazione del presule è giustificata dalla severità con cui la Chiesa oggi proibisce il commercio delle reliquie, vietato dal canone 1190 del Codice di diritto canonico. Nel dicembre 2017, poi, la Congregazione delle cause dei santi, con l’Istruzione dal titolo «Le reliquie nella Chiesa», ha introdotto nuove regole per la custodia, il trasporto e l’autentificazione delle reliquie che ribadiscono come siano «assolutamente proibiti il commercio e la vendita delle reliquie, nonché la loro esposizione in luoghi profani o non autorizzati». Anche su internet.