
Foto con lo smartphone in Piazza Tommaseo, sullo sfondo la Scuola delle Marcelline
Milano è fatta così: sta seduta su uno scrigno dentro il quale ci sono bellezze sorprendenti e inosservate, ma preferisce non esibirle. Paradosso, per la città che ha incubato l’alta moda, eccessiva ed esibizionista per definizione. Ma forse proprio un gusto profondo e riservato per l’armonia forma il gusto a saperla cogliere e coltivare, dandole qualunque forma.
Ogni tanto capita, ai milanesi, di sorprendersi di fronte ad angoli della metropoli di una bellezza che può togliere il fiato, scoprendoli perché altri, da fuori, glieli additano come capolavori. Sta accadendo in questi giorni di debutto della primavera in un posto che è noto a chi ci abita o lavora nei paraggi ma che per molti è solo un luogo sulla mappa urbana per orientarsi, tra Santa Maria delle Grazie e l’ex Fiera, fermata Conciliazione. Piazza Tommaseo è nota perché ci si affacciano la storica scuola delle Marcelline e la chiesa di Santa Maria Segreta. Tra le due facciate, un giardino che per quasi tutto l’anno è solo un posto quieto e appartato, ma che ora esplode del rosa e del bianco regalato da migliaia di fiori sui rami delle magnolie che sono state piantumate anni fa, scegliendole di una specie dalle dimensioni assai contenute e con foglie caduche, ma capaci di regalare una fioritura spettacolare. Perché andare in Giappone a cercare l’incanto dei ciliegi se a Milano abbiamo una meraviglia così?
Ma quel che colpisce anche di più chi già conosce questo luogo del cuore è la folla di persone ora intente a fotografarsi a vicenda, a scattare selfie, a mettersi in pose che si ritengono poetiche sotto le chiome che, insieme, vanno a formare una commovente galleria floreale. Si fa la coda per cogliere un certo angolo con gli alberi e la facciata austera della scuola dai sobri mattoni rossi. La tipologia di scatto che si coglie nella folla di fotografi improvvisati non lascia dubbi: piazza Tommaseo è diventata “virale” grazie a Instagram, si viene qui avendo visto foto altrui, e si vuole fare altrettanto. E che la gran parte di chi sgomita per portarsi via un’immagine da postare sia con tutta evidenza di turisti rafforza l’ipotesi che di celebrità digitale si tratti.
A noi, incantati dal duplice spettacolo, sale immediato un pensiero: su queste panchine, in questa scuola, dentro questa chiesa, maturò l’esperienza di vita e di fede di Carlo Acutis, che abitava proprio qui, e che di questa piazza conosceva anche i sassi. Se ne sarà portato in cielo il profumo e i colori (questi alberi in particolare sono arrivati dopo la sua morte, ma il giardino c’è sempre stato). Tutto qui parla di Carlo, in questi – pochi – giorni di gloriosa infiorata anche la natura, a piena voce. «Posto sugli altari – ha detto l’arcivescovo Mario Delpini parlando di Acutis santo il prossimo 27 aprile – potrà continuare a dire quanto ha detto in questi anni con la sua straordinaria popolarità. Ha detto infatti che tutti siamo chiamati alla santità: non solo i poveri, ma anche i ricchi, non solo le personalità straordinarie, ma anche le persone qualsiasi, non solo i fondatori di ordini religiosi, ma anche gli ammiratori dei consacrati e delle consacrate, non solo i sani, ma anche i malati, non solo gli adulti, ma anche gli adolescenti».
Ecco, proprio i ragazzi sono i più numerosi nella piazza a fiori: «Forse – sono ancora parole di Delpini – lo ascolteranno e saranno chiamati fuori di casa, fuori dalle loro tristezze, dai loro complessi, dalla loro rabbia, dalla loro inconcludenza. Forse ascolteranno la voce che viene dal cielo per loro e troveranno la gioia di vivere, il coraggio di amare, la fortezza nel soffrire. Troveranno forse la via della santità giovane, seguendo la pista percorsa da san Carlo Acutis». E chissà che l’incanto e la grazia delle proporzioni e della pace che si respirano nella “sua” piazza Tommaseo in primavera non l’abbiano ispirato nella ricerca dell’assoluto dentro il quotidiano. Dalla bellezza non può che nascere altra bellezza. Può succedere anche postando un selfie: e in fondo, non si vuole fare di Carlo, ormai prossimo santo, il patrono del mondo digitale? E allora sì, è proprio vero: nella piazza più milanese che c’è, così bella e discreta, c’è un riflesso del suo sorriso.