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«Trattàtemelo bene, trattàtemelo bene, diceva, fra le lacrime, un anziano prelato ai nuovi sacerdoti che aveva appena ordinato. Signore! Chi mi darà parole e autorità per gridare allo stesso modo all’orecchio e al cuore di molti cristiani, di molti?». Nel punto 531 di Cammino, la piccola e densa “costituzione spirituale” dell’Opus Dei, c’è un lampo di quell’amore sconfinato per il sacerdozio come ministero eucaristico che animò il fondatore san Josemaría Escrivá come una luce costante sui passi di una vita spesa interamente a diffondere quel che “vide”, 26enne sacerdote da soli tre anni: la chiamata di tutti i cristiani alla santità nella vita quotidiana, niente di meno.
Tutto era nato dal suo mettersi a disposizione di ciò che Dio – l’aveva a lungo avvertito interiormente – voleva realizzare attraverso di lui, interamente donato a Dio diventando sacerdote. A cent’anni dalla sua ordinazione, il 28 marzo 1925 nella chiesa di San Carlo a Saragozza, la celebrazione ufficiale è tutta in pochi appuntamenti significativi: un evento accademico all’Università e una Messa nella città spagnola dominata dal santuario mariano del Pilar (dove celebrò la prima Messa il 30 marzo), con l’incontro del prelato monsignor Fernando Ocáriz con giovani e famiglie, e una celebrazione liturgica a Roma nella basilica di Sant’Apollinare presieduta dal vicario ausiliare monsignor Mariano Fazio.
Un’agenda sobria, che rimanda alla sconfinata riflessione di Escrivá sulla figura, la missione, la responsabilità del sacerdote (sul sito istituzionale un’ampia proposta di contenuti) come “custode” e amministratore dei doni sacramentali, dalla celebrazione della Messa alla confessione. Ne è un segno tangibile il modo in cui san Josemaría celebrava la Messa (ed esortava a farlo), con raccoglimento assoluto e vera commozione, sempre come se fosse la prima e l’ultima volta, insegnando ad attualizzare ogni volta la redenzione (perché «il sacerdote – chiunque egli sia – è sempre un altro Cristo») attraverso il modo stesso in cui ci si accosta all’altare, si “vive” la liturgia, si offre l’Eucaristia, sapendo che è anche del modo in cui il Signore viene reso presente dai sacerdoti che si nutre la fede della gente: «Dobbiamo stare in Cielo e sulla terra, sempre – disse nel 1975 per il cinquantesimo di ordinazione, tre mesi prima di morire –. Non fra il Cielo e la terra, perché siamo del mondo. Nel mondo e in Paradiso allo stesso tempo (...), immersi in Dio ma sapendo che siamo del mondo e che siamo terra, con la fragilità della terra: un recipiente d’argilla che il Signore si è degnato di utilizzare al suo servizio».
Una visione che si è impressa nella Società sacerdotale della Santa Croce, che Escrivà fondò nel 1943 pensando a una «associazione di chierici» per «aiutare i sacerdoti secolari a cercare la santità nell’esercizio del loro ministero al servizio della Chiesa, secondo lo spirito e la prassi ascetica dell’Opus Dei», come si legge nel suo nuovo sito. Diffidando dai cristiani “con la faccia lunga”, Escrivà considerava indispensabile la virtù della gioia come segno e frutto di un cammino di fede vissuto da figli di Dio: «Voglio che tu sia sempre contento, perché la gioia è parte integrante del tuo cammino». Ed è alla gioia che Ocáriz ha dedicato la sua recente lettera pastorale: «La fede tende a esprimersi, con parole o senza parole, nella preghiera e, con la preghiera, giunge la gioia, perché – qui il prelato cita Escrivà – “quando il cristiano vive di fede (una fede che non sia solo parole ma realtà di orazione personale), la certezza dell’amore divino si manifesta nell’allegria, nella libertà interiore”».
Ecco la preghiera per chiedere grazie attraverso l'intercessione di san Josemaría
"O Dio, che per mediazione di Maria Santissima concedesti a san Josemaría, sacerdote, innumerevoli grazie, scegliendolo come strumento fedelissimo per fondare l'Opus Dei, cammino di santificazione nel lavoro professionale e nell'adempimento dei doveri ordinari del cristiano, fa' che anch'io sappia trasformare tutti i momenti e le circostanze della mia vita in occasioni per amarti e per servire con gioia e semplicità la Chiesa, il Romano Pontefice e tutte le anime, illuminando i cammini della terra con la fiamma della fede e dell'amore. Concedimi, per intercessione di san Josemaría, la grazia che ti chiedo:… (si chieda). Amen".
Padre nostro, Ave Maria, Gloria.