mercoledì 2 aprile 2025
Più di 7 francesi su 10 pensano che Oltralpe la democrazia funzioni male: è la percentuale più alta tra i Paesi europei. Ora la tensione tra politica e magistratura rischia di peggiorare la situazione
Marine Le Pen all'Assemblea Nazionale

Marine Le Pen all'Assemblea Nazionale - Reuters

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Fiducia e democrazia dovrebbero essere i pilastri centrali nella vita politica e civile dei Paesi europei. Ma in quest’ottica, oggi, la situazione interna della Francia preoccupa tutti gli osservatori. Perché la fiducia dei francesi nelle istituzioni e nello stato di salute della democrazia è caduta ai minimi termini. A mostrarlo in modo lampante è stato pure l’ultimo autorevole “Barometro della fiducia” su scala europea, a cura del Cevipof in Francia e della Luiss in Italia. Il 71% dei francesi considerano che in patria la democrazia «funziona male», contro il 62% degli italiani, il 53% degli olandesi e il 48% dei tedeschi. Inoltre, solo il 20% dei francesi si dicono soddisfatti dell’azione del capo dell’esecutivo, contro il 47% del caso italiano. Non a caso, l’arringa difensiva mediatica di Marine Le Pen, personalità politica la cui professione originaria è quella di avvocato, ha puntato proprio sui due tasti dolenti: non si può più aver fiducia nei magistrati, i quali cercano di «giustiziare» la democrazia già in agonia. Con queste premesse, lo scontro veemente politico-mediatico che si è appena aperto attorno alla condanna della leader ultranazionalista e alla sua probabile esclusione dalle prossime Presidenziali rischia fatalmente d’indebolire ancor più lo scafo della “nave” Francia. Quest’ultima ha già imbarcato tanta acqua, dopo le ultime Legislative che hanno trasformato la governabilità del Paese in un rompicapo quasi insolubile. Ma adesso, nello stesso scafo malconcio, rischiano di aprirsi due nuove temibilissime falle. In primo luogo, anche la giustizia si ritrova nel mirino di una campagna denigratoria. Uno scontro che potrebbe assumere in Francia toni ancor più aspri che altrove, anche per via di certe specificità transalpine: benché sia stato il francese Montesquieu a teorizzare la separazione fra i poteri, nell’attuale sistema d’Oltralpe, le potenziali forme d’influenza dell’esecutivo sulla sfera giudiziaria hanno già sollevato annosi dibattiti (procure formalmente sotto l’autorità del Guardasigilli, nomine del Consiglio di Stato e del Consiglio costituzionale ecc.). Così, gli attacchi alla sfera giudiziaria potrebbero divenire particolarmente divisivi, se non esplosivi. In secondo luogo, nel Parlamento attuale, tutti i poli politici sono traversati da forti divisioni o tensioni interne, dai neogollisti di centrodestra (dopo la scissione di Eric Ciotti) fino alla sinistra in quadricromia (socialisti, comunisti, Verdi, “insubordinati” mélenchonisti), passando per gli “amici” del presidente Emmanuel Macron, fra cui si apre la lotta per la successione. In uno scenario tanto spezzettato, gli ultranazionalisti lepenisti rappresentavano un’eccezione, con la loro compattezza dietro Marine Le Pen. Ma ora, la scure caduta sul suo futuro politico potrebbe esacerbare in fretta la lotta interna fra il campo che crede ancora nel futuro della 56enne e quello deciso a voltare la pagina, puntando tutto sul capo alternativo Jordan Bardella. Uno scenario che complicherebbe ulteriormente gli equilibri all’Assemblée Nationale, rendendo ancor più erratico e laborioso ogni voto sulle bozze legislative o mozioni di fiducia a venire.

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