venerdì 4 aprile 2025
Sabato la prima manifestazione nazionale di massa dall'insediamento del nuovo esecutivo. Promossa da oltre cento organizzazioni, ha ricevuto almeno 250mila adesioni. Eventi in tutti i 50 stati
Una donna a New York con il cartello "Giù le mani dalla sicurezza sociale" in una protesta contro i tagli decisi dall'Amministrazione Trump

Una donna a New York con il cartello "Giù le mani dalla sicurezza sociale" in una protesta contro i tagli decisi dall'Amministrazione Trump - Reuters

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Eppur si muove. A due mesi e mezzo dall'insediamento del presidente Donald Trump, e dalla raffica di ordini esecutivi che stanno cambiando la faccia dell'America e i suoi rapporti con il resto del mondo, qualcosa si muove nell'opposizione. Non tanto al Congresso, dove i deputati democratici sono in minoranza in entrambe le Camere, quanto nelle organizzazioni della società civile. Ciascuna con la sua anima, dalle femministe ai transgender a chi si occupa di tutela degli immigrati o dei consumatori, tutte convergenti sullo stesso obiettivo: gridare "giù le mani" dai diritti, a Trump e al suo braccio destro Elon Musk.

Riuniti nel movimento nazionale "Hands Off!", i movimenti si prefiggono di portare in piazza quegli americani che si ritengono lesi nei loro diritti di lavoratori, consumatori, cittadini immigrati, donne o minoranze finora tutelate dalle politiche di inclusione che l'Amministrazione Trump sta smantellando. Dagli anziani di Third Act, che lottano per la democrazia e per fermare i cambiamenti climatici, agli anti Trump di Indivisible, nata nel 2016 in reazione alla prima elezione del tycoon (i fondatori Leah Greenberg e Ezra Levin furono inclusi dal Time tra le persone più influenti del 2019), alla coalizione di sinistra Fight Back Table, che riunisce gruppi di sostegno ai dem progressisti Bernie Sanders e Elisabeth Warren, passando per il movimento MoveOn e gli abortisti di Reproductive Freedom for All, sono oltre cento i gruppi che hanno aderito alla protesta di sabato 5 aprile. Più di 1.100 gli eventi programmati in tutti i cinquanta stati della federazione. Quasi 250mila le adesioni. «Non è solo corruzione. Non è solo cattiva gestione. È una scalata ostile» si legge sul sito web degli organizzatori.

Una protesta composita e apartitica, come alcuni movimenti più di altri sottolineano. Variegata al suo interno, con componenti discutibili, ma accomunata dalla convinzione che «Trump e Musk pensano che il Paese appartenga a loro», come scrive MoveOn, e che il futuro della democrazia americana passi per un deciso «no alla plutocrazia corporativa», come scrive Indivisible.

Nel mirino dei manifestanti ci sono anzitutto i tagli di spesa decisi dal Dipartimento per l’efficienza governativa guidato da Musk, e dunque i licenziamenti dei lavoratori federali. Ma anche la gestione dei sussidi della previdenza sociale, il taglio al programma Social Security e al sanitario Medicaid, le conseguenze dei dazi sui consumatori con il previsto aumento dei prezzi, la chiusura agli immigrati e la deportazione, la cancellazione delle politiche di inclusione e il coinvolgimento nel governo del non eletto Musk.

Sarà una protesta pacifica, assicurano gli organizzatori. Il cui obiettivo è «mostrare che la maggioranza della gente si sta mobilitando per fermare la corruzione e la presa di potere in violazione ai diritti». Un sondaggio di YouGov, riportato dal britannico Guardian, rivela che la maggioranza degli statunitensi pensa che i dazi danneggeranno l’americano medio (57%), mentre meno di uno su cinque ritiene che lo aiuteranno (19%). In particolare, ad aspettarsi un effetto doloroso è l’85% di chi vota per i democratici, ma solo due repubblicani su cinque scommettono che l’americano medio ne sarà avvantaggiato (40%).

Quella di domani sarà la prima manifestazione di massa contro le decisioni prese in meno di ottanta giorni dalla seconda Amministrazione Trump. Resta da vedere se sarà il grido d’indignazione di una minoranza isolata o se riuscirà a dar voce ai reali timori di tutti quelli che hanno a cuore il futuro della convivenza democratica.

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