
Milano, Basilica di San Marco: un evento culturale ospitato nell'antico luogo di culto - .
Muovendosi tra le strade affollate della sua comunità pastorale, il parroco monsignor Gianni Zappa si è fatto una domanda non semplice: «Chi ha la regìa della vita del quartiere Brera-Garibaldi?». L’elegante area intorno all’Accademia di Belle Arti è una vetrina per turisti, ma sembra aver conservato la propria natura elegante. Negli ultimi anni, la zona Garibaldi ha invece trasformato la sua anima di storico quartiere popolare. L’acquisto di una casa è diventato proibitivo. Tante abitazioni sono state convertite in affitti brevi, una realtà potenzialmente devastante per il tessuto sociale e ancora non regolamentata. Diversi negozi storici, luoghi di incontro tra persone e non semplici attività commerciali, sono costretti a chiudere. Sempre meno le coppie e le giovani famiglie che abitano il quartiere, venendo meno al naturale flusso di ricambio generazionale tra i residenti. C’è poi un elemento che ormai contraddistingue questa porzione del pieno centro di Milano: il rumore. Il traffico, il continuo movimento e le voci della movida, dei tanti di ogni età che affollano bar e ristoranti e cercano svago da una vita frenetica.
La prima reazione all’interrogativo di don Gianni potrebbe essere immediata. Le redini del quartiere e l’orientamento del suo futuro sono in balìa del profitto economico e del commercio. Non è però la risposta definitiva. Gli abitanti sono determinati a impedire che il quartiere diventi un parco divertimenti. Non si tratta di una resistenza ostinata, ma di uno sforzo che vuole essere una proposta: preservare e fortificare la sua anima autentica. «Il quartiere – dice il parroco – mantiene vivo un volto identitario formato nel tempo con generosità e capacità di iniziativa». I residenti di vecchia data hanno avviato un percorso solido e «ora lasciano a noi un’eredità che va accolta con coraggio. Ci viene affidata un’anima viva che nasce dalla storia». Questo avviene «con il contributo di tanti, più di quanti si possa immaginare».
Le quattro parrocchie che formano la Comunità pastorale intitolata a Paolo VI – San Marco, Santa Maria Incoronata, San Simpliciano e San Bartolomeo – hanno un ruolo chiave. Il parroco tiene a sottolineare: «Non tanto per merito dei sette preti che qui operano, ma per le parrocchie intese come comunità, come popolo che si è formato a lasciar correre libero il bene, e a costruire relazioni fraterne». Don Gianni parla di una comunità che non si stanca di proporre progetti, segni di grande vitalità. Sono le proposte culturali, educative e di carità. L’elenco è lungo: l’Università della terza età con più di 500 iscritti, la Fondazione Pernigotti, i volontari francescani a San Bartolomeo, l’associazione sportiva a San Simpliciano, il Centro d’ascolto all’Incoronata, l’associazione “in Vetta” che svolge un prezioso servizio a favore di persone senza dimora. E il Centro d’accoglienza a San Marco sostenuto da Floralia, manifestazione benefica in cui piante fiori e sono i protagonisti. Si tiene oggi e domani: i proventi andranno a progetti di reinserimento sociale di giovani e adulti in difficoltà.

Milano, Basilica di San Marco: un'immagine di "Floralia", manifestazione benefica nata nel 2002, i cui proventi sono destinati a progetti di reinserimento sociale di giovani e adulti in difficoltà - .
È solido anche il cammino condiviso con le realtà che arricchiscono il territorio: le iniziative stimolanti dei padri Somaschi e dei frati minori del santuario di Sant’Antonio in via Farini. Insieme formano «una forza umana che è una vera ricchezza, forse la vera ricchezza del quartiere». Don Gianni è convinto che non vada data per scontata, ma valorizzata dalle istituzioni e dai mezzi di comunicazione, «non semplicemente come notizia di buoni sentimenti ma come identità del nostro quartiere». Un quartiere che è anche “casa” della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale – che dagli anni Sessanta ha la sua sede nei chiostri della Basilica di San Simpliciano.
Tra le vie di Brera e Garibaldi – dove sorge inoltre la chiesa del Carmine, che è sede di una parrocchia territoriale e di una parrocchia personale di lingua inglese, affidate agli Scalabriniani – c’è un’anima che non è fatta di soldi e di commercio, ma di vita. Riconoscerla e sostenerla aiuta a indirizzare il futuro comune a una maggiore responsabilità. «L’oggi e il domani – afferma il parroco – appartengono a chi offre segni di umanità: il benessere e il divertimento o il servizio per la promozione delle relazioni e della dignità tra le persone?».

Monsignor Gianni Zappa, guida della comunità pastorale "Paolo VI" formata dalle parrocchie di San Marco, di San Simpliciano, di San Bartolomeo e di Santa Maria Incoronata - .
Il rumore assordante e costante del quartiere deve essere bilanciato da spazi di accoglienza e silenzio. A questo pensano le chiese della comunità pastorale, ininterrottamente aperte dal mattino alla sera. Sono luoghi di forte attrazione per le ricchezze artistiche, ma soprattutto per chi ricerca spazi di riflessione e di respiro. Ciascuna delle quattro parrocchie ha assunto un proprio carattere. Pur in un cammino di unità che forma una sola famiglia di credenti, ogni comunità ha una vocazione specifica. San Simpliciano è il punto di riferimento di bambini e ragazzi. L’Incoronata è il luogo dedicato all’ascolto e alla carità. San Bartolomeo costituisce un’oasi di ossigeno per tanti lavoratori che popolano gli uffici. San Marco invece è casa per adulti e anziani, dove si alternano diverse proposte culturali.
Le preoccupazioni nel cuore di un pastore che ha la cura di quattro comunità sono tante. Don Gianni, i preti collaboratori e le famiglie parrocchiali sanno qual è il loro ruolo. «A un quartiere che fa tanto rumore, vogliamo dire: noi ci siamo. Hai bisogno di silenzio. Noi te lo offriamo».