martedì 6 giugno 2017
Nella Giornata mondiale dell'Ambiente, ieri si è tenuto un incontro allo Iefe (Università Bocconi di Milano) ispirato al messaggio della Laudato si' di papa Francesco
Raccoglitori di rifiuti in Bangladesh, nei pressi della capitale Dacca (Ansa / Ap)

Raccoglitori di rifiuti in Bangladesh, nei pressi della capitale Dacca (Ansa / Ap)

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Sono passati due anni da quando Papa Francesco pubblicò l’enciclica Laudato si’, con insegnamenti e indicazioni sulla necessità di accelerare la transizione ecologica del modello di sviluppo. A che punto siamo, in Italia e nel mondo, nel trasferimento in concreto di quanto scritto dal pontefice? A giudicare dalla volontà appena espressa dal presidente Trump di far uscire gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, il bilancio potrebbe sembrare non positivo. Ma in questi casi occorre provare ad avere uno sguardo lungo, non fermandosi al contingente.

È quello che si è fatto ieri, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente, all’incontro organizzato insieme allo Iefe (Istituto di Economia e politica dell’Energia e dell’Ambiente dell’Università Bocconi di Milano) dalla Fondazione Sorella Natura. Ente che, ispirandosi al messaggio di San Francesco d’Assisi, si adopera per lo sviluppo della cultura e dell’educazione ambientale.

«L’annuncio di Trump ha un valore più che altro politico – ha detto il presidente del Comitato scientifico della Fondazione, professor Franco Cotana –, perché l’uscita secondo le regole dall’Accordo di Parigi potrà iniziare solo tra quattro anni». Ma soprattutto sono i fatti a dire che il mondo ha iniziato da tempo un cammino irreversibile verso un’era di sviluppo sostenibile. Che al più potrà essere rallentato, ma non fermato, da decisioni come quella di Trump.

Negli ultimi tre anni, ad esempio, nei Paesi sviluppati i dati hanno dimostrato che è possibile 'disaccoppiare' l’aumento del Pil dall’aumento dell’impatto ambientale negativo, come le emissioni di Co2, che non sono aumentate al contrario di quanto avvenuto nei trent’anni precedenti. Non solo sviluppo e sostenibilità stanno insieme, dunque, ma sostenibilità fa sempre più rima con innovazione, progresso tecnologico, competitività. Pensiamo all’edilizia: gli edifici di nuova costruzione tendono ormai a standard di consumo di energia 'quasi zero'. Aumentano i 'prosumer' di energia (700mila in Italia), cioè consumatori che sono anche autoproduttori di energia rinnovabile. Ci sono poi progetti rivoluzionari che permetterebbero di ridurre drasticamente le emissioni di Co2 agendo sulla riduzione delle radiazioni solari riflesse in atmosfera: è il caso del progetto Albedo, su cui già lavora l’Università di Perugia e che potrebbe vedere l’Italia fare da guida a livello mondiale.

Il merito più grande riconosciuto un po’ da tutti alla Laudato si’ è quello di aver avviato una stagione in cui i temi ambientali hanno acquisito rilevanza planetaria come mai prima: «Ha creato un quadro di riferimento – ha affermato Edoardo Croci, direttore di ricerca allo Iefe – sui grandi principi in tema di economia ambientale».

L’Italia per certi versi può essere considerata uno dei Paesi più attenti agli insegnamenti della Laudato si’. Per la prima volta quest’anno, ad esempio, il governo ha inserito nel Def (Documento di economia e finanza) indicatori tratti dal Bes, l’indice del Benessere equo e sostenibile sviluppato da Istat e Cnel: «Dovremmo rivendicare con orgoglio – ha sottolineato l’onorevole Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, che ha combattuto la 'battaglia' per l’inserimento del Bes – che l’Italia si sia mossa su una trincea avanzata nel coniugare sostenibilità ambientale e crescita. D’ora in poi qualsiasi governo dovrà rendere conto dell’impatto delle politiche pubbliche sugli indicatori del Bes. È un primo passo, ma può segnare l’inizio di una rivoluzione culturale».

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