
Galeotto fu il Covid e le sue restrizioni, che crearono legioni di tiktoker e aspiranti influencer. Mercato ricco, ma darwiniano. In pochi ne sono usciti "vincitori". Un po' come per il pallone: tutti tirano calci, ma uno su mille calca poi un vero campo da gioco. E Rita De Crescenzo ha surclassato scienziati, sportivi, attori, cantanti e ballerine. Dal Pallonetto di Santa Lucia, nel ventre di Napoli, a suon di "bacini e tacatà", di furiose liti trash con antagoniste digitali, è arrivata sugli schermi di milioni di italiani.
I "follower" sono 1,8 milioni, le visualizzazioni delle sue performances vanno moltiplicate per 100. Ruspanteria allo stato puro, riproduzione pressoché fedele della cosiddetta "vaiassa", sintesi della varia umanità che sfila nel noto programma "Il castello delle cerimonie", il popolo le ha agevolmente condonato un passato burrascoso, una carriera non esaltante da cantante neomelodica, pendenze giudiziarie, passate e ancora sotto la lente, un quadro familiare problematico accompagnato dai servizi sociali.
Da Tik Tok alla vita reale è stato un attimo, il tempo di "riaprire" il Paese dopo le norme pandemiche: Rita ti porta (a caro prezzo) la colazione a casa, Rita si esibisce alla Comunione dei tuoi figli, Rita va alle inaugurazioni dei negozi, Rita sponsorizza prodotti e marchi. Rita organizza gite sulla neve, porta a Roccaraso comitive di centinaia di persone dandosi persino un compito sociale: per una manciata di euro, caro amico del popolo napoletano tutto sole e mare, ti porterò dove le tue tasche non ti hanno mai consentito, nel bianco della montagna. Il risultato è un putiferio politico: Roccaraso in tilt, il sindaco disperato con le mani sulla fronte, albergatori spaesati, addirittura misure di sicurezza per evitare che le "inondazioni" diventino la norma.
No problem, non era questa l'intenzione di Rita. Non voleva farsi tour operator. Voleva fare un test: quanti di quelli dietro lo schermo rispondono ai suoi appelli? Quanti si trasformano da follower virtuali a follower reali. Tanti, tantissimi. Centinaia, disposti anche a farsi insultare dal "mainstream". E quale è l'ambito dove i numeri fanno la differenza? L'economia, il mercato, certo, ma in quella sfera lì Rita si è già piazzata. C'è un altro mondo fatto di numeri, la politica.
E arriva dunque il colpo di scena. Il modello-Roccaraso diventa la piattaforma per scendere in piazza domani a Roma, sabato 5 aprile, per partecipare alla manifestazione M5s contro il riarmo. Fa nulla che Rita non abbia ancora chiaro che si parli di riarmo militare, lei è preoccupata soprattutto dalle armi con cui escono gli adolescenti la sera (mica ha torto). Ma la questione in generale l'ha afferrata. E soprattutto ha afferrato che il tema piace a un sacco di gente. E che in quel suo pubblico a metà tra stereotipo, orgoglio identitario, rivendicazione dell'italiano incerto e nostalgia del Reddito di cittadinanza, la pace è più importante della guerra.
Essì perché negli strati popolari di Napoli, dove il ragionamento giocoforza a volte si semplifica sino all'essenziale, apparendo minimalismo e confondendosi col populismo, la parola "pace" ha sempre avuto un significato speciale, prioritario. Un artista scomparso da meno di due anni, Marcello Colasurdo, principe del folk, anima dei Zezi e studioso a-metodologico della vita del popolo, cantava "meglio na tammurriata ca na guerra". Certi rudimenti della convivenza civile sono quasi inscritti nel Dna dei vicoli del centro e nei quartieri di periferia, al netto delle contraddizioni, delle violenze di ogni giorno, degli sgarri, dell'emulazione camorristica. Può sembrare un gran pasticcio concettuale, ma è molto più lineare di quanto sembri: la guerra quotidiana tra poveri è un errore grave, ma la guerra che i potenti decidono sulle spalle dei poveri è un "dispetto a Dio".
Rita lo sa. Dicono che ad aiutarla nel capire queste cose al confine tra emotivo e marketing ci sia Maria Rosaria Boccia, la pompeiana che ha fatto perdere il posto da ministro a Sangiuliano. Rita lo sa e va a Roma. Appuntamento presso la stazione di Napoli centrale. Tutto gratis, la filantropa De Crescenzo ha trovato associazioni che pagano tutto. M5s non sa che dire. Conte è in comprensibile imbarazzo. Che fa? Mette un veto? Gli conviene? E poi perché? Cosa fanno di male? Non sono cittadini ed elettori pure loro?
E domani, in piazza, che farà? L'indifferente? O proverà a valorizzare questa risposta "dal basso", che tanto riporta ai seguiti popolari del primo Movimento? Politicamente una grana ma anche una opportunità. Da maneggiare con cura, però. Perché Rita, c'è da scommetterci, la foto con l'ex premier la cercherà. E poi ha già detto che una candidatura in futuro non la disprezzerebbe. Forse lì la risposta non verrà da Conte, ma dai carichi pendenti.