sabato 12 aprile 2025
Per la segretaria generale cislina, «la crisi produttiva richiede da tutti un approccio strutturale, serve un Patto per frenare le fibrillazioni»
Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl

Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl - Imagoeconomica

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Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, la vicenda dazi è in pausa. Tuttavia il governo ha sentito solo le imprese e non i sindacati. Qual è il vostro giudizio sul piano annunciato da 25 miliardi di euro?
La massa è imponente, come richiesto dai rischi a cui siamo sottoposti. Ora, è ovvio, tutto dipende da come verranno utilizzate queste risorse. Non a pioggia, ma orientate in modo condiviso dalle parti sociali. Per l’incontro con le associazioni datoriali non gridiamo allo scandalo, come altri: una mappatura dei potenziali danni va fatta con loro. Apprezziamo invece che dopo il vertice la premier abbia parlato della necessità di costruire un patto sociale con sindacato e mondo dell’impresa. Il Paese deve remare unito, almeno nelle sue parti riformiste.

La produzione industriale è calata per il 25esimo mese. È un allarme trascurato?
Siamo a uno dei nodi principali dell’accordo che serve. La crisi della produzione industriale italiana richiede un approccio strutturale e lungimirante, capace di coniugare crescita, innovazione e tutela del lavoro. Serve una visione di lungo periodo che metta al centro politiche industriali solide e sostenibili, che aumentino produttività e protagonismo del lavoro. È indispensabile una politica energetica basata su un mix equilibrato di fonti. Parallelamente, servono investimenti mirati sulle filiere strategiche, sugli asset innovativi e sulle infrastrutture. Al tempo stesso, va migliorato il governo delle crisi aziendali e far evolvere le relazioni industriali nel solco della partecipazione.

E in Europa?
Qui è urgente superare un Green deal ideologico e regressivo, istituendo piuttosto un fondo sovrano per la riconversione industriale, con l’obiettivo di tutelare lavoro e produzioni.

Lei ha rilanciato al Cnel l’esigenza di un patto sociale, a partire dal tema dei bassi salari. Vede condizioni per un accordo? Le grandi trasformazioni in atto, il clima internazionale impazzito determinano fibrillazioni che vanno frenate insieme se non vogliamo zavorrare la crescita aumentare le disuguaglianze. Serve una risposta compatta, una responsabilità analoga a quella che portò alle grandi intese degli anni Ottanta e Novanta, con un Patto della responsabilità che rilanci e leghi produttività e salari, innovazione e competenze, buona flessibilità contrattata e partecipazione, welfare e sicurezza nei luoghi di lavoro. Bisogna dare un boost che passa anche dalla ripartenza dei consumi interni e quindi dalla capacità di elevare le retribuzioni medie e mediane, superando i divari territoriali. Una sfida da cogliere anche in Europa.

Il riarmo Ue rischia però di togliere fondi agli altri comparti.
Una difesa comune è essenziale e propedeutica a una politica estera comunitaria degna di questo nome. Non possiamo starcene immobili di fronte all’avanzare di un’autocrazia come quella russa a due passi da noi, né possiamo lasciare l’Ucraina sotto il tacco del Cremlino. Pace e libertà non sono conquiste irreversibili. È evidente poi che per generare sviluppo bisogna fare altri passi decisi: superare definitivamente il Patto di stabilità, prima di tutto, permettendo agli Stati di investire su politiche sociali, infrastrutture materiali e immateriali, leve attive e passive di tutela del lavoro. C’è da finanziare un nuovo piano “Sure” e da portare a compimento l’integrazione politica, economica, anche militare dell’Unione. Che significa risparmiare nelle politiche di scala e liberare risorse indispensabili per la coesione.

La prossima settimana tre milioni di lavoratori voteranno per le Rsu nel pubblico impiego. Cosa vi aspettate? Rappresentano uno straordinario esercizio di partecipazione. La Cisl si presenta in ottima salute, come dimostra la grande crescita di questi anni nel tesseramento. Ci sono tutte le condizioni per superare il già notevole risultato del 2022 perché le federazioni pubbliche della Cisl hanno saputo dare risposte concrete.

Quali sono le categorie più in difficoltà per il rinnovo dei contratti?
Bisogna rinnovare tutti i contratti pubblici, a partire dalla sanità e dalle funzioni locali. A fronte di risorse stanziate anche per i prossimi rinnovi, ci ritroviamo alla solita situazione, ovvero uno stop ingiustificato da parte degli altri sindacati. Neghiamo in questo modo alle lavoratrici e ai lavoratori dei miglioramenti economici ma anche normativi. Pensiamo alla sanità: in alcune regioni, il mancato rinnovo sta già mettendo a rischio il pagamento delle indennità di pronto soccorso. Chi oggi rifiuta di firmare dovrebbe spiegare ai lavoratori perché li priva di tutele economiche e di riconoscimento professionale.

Anche nel settore privato ci sono rinnovi fermi?
Sì. Ed è inaccettabile l’atteggiamento di Federmeccanica che non vuole riprendere la trattativa per i metalmeccanici. Rifiutarsi significa mortificare la dignità, il valore e il ruolo di chi ogni giorno contribuisce alla crescita del Paese in settori strategici.

È in corso la stagione congressuale che si concluderà a luglio. Quali sono le parole d’ordine e gli obiettivi della Cisl?
Lo slogan del nostro congresso è “il coraggio della partecipazione”. Lo stesso coraggio che la Cisl ha dimostrato in questi anni e che sono convinta, con il contributo di tutte le nostre categorie, strutture regionali, territoriali ed enti continueremo ad avere. Va aperta una nuova stagione di innovazioni condivise nel segno della contrattazione, della concertazione e della partecipazione. Sono tre vertici che formano il triangolo del nostro riformismo sindacale. Si tratta di costruire nell'autonomia reciproca e con piena soggettività politica di ognuno, un modello di relazioni industriali e sociali che garantisca salari più alti e maggiore produttività, nuove tutele e formazione di qualità, piena occupazione e buona flessibilità. Una sfida che ci auguriamo tutti vogliano accettare.

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