venerdì 17 maggio 2019
Manifestazioni per il giovane italiano ucciso 5 mesi fa nell’attacco terroristico a Strasburgo e per il suo impegno per le radio della Ue
Antonio Megalizzi, il giovane italiano ucciso a 29 anni nell’attacco terroristico a Strasburgo

Antonio Megalizzi, il giovane italiano ucciso a 29 anni nell’attacco terroristico a Strasburgo

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«Anche nel suo ricordo vogliamo dare una mano per preparare bene il rinnovo del Parlamento…». Gli amici universitari più vicini, ma anche tanti colleghi che ne hanno scoperto troppo tardi l’impegno, ricordano così Antonio Megalizzi a cinque mesi dalla sua uccisione nell’attentato di Strasburgo, dove già un mese dopo gli è stata dedicata la sala stampa. Un altro riconoscimento di «Giornalista europeo» è stato conferito il 9 maggio a Rovereto (mentre a Roma il presidente Mattarella lo ricordava come vittima del terrorismo), davanti alla Campana dei Caduti che ha rilanciato i suoi cento rintocchi di pace.
Lì, sul Colle di Miravalle, si sono raccolti sotto la bandiera europea i suoi familiari, mentre i vincitori di un concorso scolastico ispirato a Megalizzi dicevano loro: «Onoriamo il vostro Antonio, cercando di riflettere sull’opportunità di studio e di lavoro e di relazione che l’Unione Europea ci offre. Scopriamo anche noi la felicità di essere europei».
Era il messaggio che dal circuito di radio universitarie Antonio non si stancava di diffondere contro l’ignoranza e i pregiudizi: «Gli euroscettici sono come quelli che nei film horror decidono di dividersi e staccarsi dal gruppo, ma finiscono sempre mangiati da un mostro», usava dire con una delle sue frasi folgoranti, scandite al microfono. Quella voce, curata anche in un corso di dizione, si è riascoltata con commozione il 15 maggio, nel giorno del suo 30° compleanno, rilanciata dal tour che le 28 emittenti universitarie italiane del circuito “RadUni” hanno promosso fino ai primi di giugno in varie città.
«La nostra attività ha ripreso forza – testimonia Nicola Pifferi, direttore della trentina “Sanbaradio” e redattore del circuito “Europhonica”,
promosso a livello internazionale da Antonio e dell’amico polacco Bartek, pure morto a Strasburgo – per continuare a raccontare quello in cui insieme credevamo: senza l’Unione Europea nessuno potrebbe più vivere, sarebbe un tornare indietro. Possiamo discutere su come deve essere la forma del contenitore europeo, ma non va messa in discussione l’importanza del contenuto». «Siamo contenti di poter testimoniare le nostre esperienze in vista del voto del 26 maggio che purtroppo viene considerato di seconda importanza», osserva Sonia Curzel che domenica interverrà a un incontro pubblico (insieme a Caterina Moser, responsabile del progetto internazionale “Europhonica”), promosso dalla comunità monastica di Pian del Levro, sopra Rovereto: «Volentieri abbiamo raccolto l’invito di presentare i meccanismi, talvolta complicati, che stanno dentro le istituzioni europee». Questo sano protagonismo giovanile, deciso a tradursi in iniziative sempre più concrete di divulgazione sull’Europa, troverà tra poche settimane un punto di riferimento nella Fondazione voluta dai genitori di Antonio, Domenico e Anna Maria, dalla fidanzata Luana e dalla sorella Federica che condividevano la sua passione negli studi europei.
A Trento, il 7 giugno – alla presenza elle autorità locali e dell’Arcivescovo Lauro Tisi – sarà presentata la Fondazione nella quale la famiglia potrà trovare l’appoggio di soggetti pubblici come il Sindacato dei giornalisti, l’Università e la Provincia autonoma di Trento. «La Fondazione – hanno spiegato i familiari – organizzerà attività ed eventi che permettano a giovani e meno giovani di essere informati sulla nostra realtà, sulla comunicazione e sui temi e di integrazione. Contro l’odio e la disinformazione».

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