
Stefano Carofei / ipa-agency.net
Bagarre alla Camera nel corso delle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europep di domani e dopodomani. Nel parlare delle manifestazioni di sabato lo scontro è esploso sul manifesto di Ventotene. «Non se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia...», ha detto la premier a conclusione della sua sua replica, dopo la discussione: «Non mi è chiarissima la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest'Aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l'abbiano mai letto, perché l'alternativa sarebbe francamente spaventosa», ha affermato prima di citare alcuni passi del testo: «"La rivoluzione europea dovrà essere socialista”. “La proprietà privata dovrà essere abolita”. “La metodologia democratica sarà un peso morto” Ecco, non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia». Parole sottolineate dagli applausi dai banchi di Fdi, mentre fischi e grida di disapprovazione provenivano dai banchi delle opposizioni, al punto che il presidente Lorenzo Fontana è stato costretto a interrompere la seduta una prima volta, e poi una seconda al tentativo di riprenderla con un clima ancora surriscaldato.
«Chi ha combattuto per la nostra libertà merita il nostro plauso e merita anche che noi abbiamo rispetto per quest'Aula, quindi vi chiedo in nome di quella libertà e democrazia di considerare l'Aula in maniera sacra», tenta di riportare la calma, Fontana.
A prendere la parola per primo, alla ripresa, sull'ordine dei lavori è il vicecapogruppo di Avs, Marco Grimaldi: «Ci sentiamo profondamente offesi e indignati» dice il deputato rossoverde che lo definisce un «fatto gravissimo, questo Paese, questa democrazia, questa Costituzione è nata anche a Ventotene», dice. A Grimaldi fa eco Federico Fornaro, del Pd, che parla di «fatto grave nei confronti del Parlamento, della storia di questo Paese». Il manifesto di Ventotene, spiega l'esponente dem, cedendo alla commozione «non è l'inno alla dittatura del proletario, è l'inno dell'Europa federale, contro i nazionalismi che sono stati il cancro che nel Novecento ha prodotto due guerre mondiali» Per Fornaro, questo è un oltraggio alla «memoria di Altiero Spinelli, considerato il padre dell'Europa, di Ernesto Rossi, di Eugenio Colorni». E poi, rivolgendosi a Fontana: «Lei è presidente della Camera dei deputati della Repubblica italiana! Non è possibile, questo è il luogo sacro della democrazia e noi siamo qui grazie a quegli uomini e quelle donne. Si inginocchi la presidente del Consiglio davanti a loro, altro che dileggiarli. Vergogna, vergogna, vergogna» conclude in un clima incanscendente il deputato dem, prima che la seduta venga sospesa di nuovo.
«Giudicate voi». Con queste due parole Giorgia Meloni rilancia poi sui social il video del suo discorso. Ma intanto emerge il divario dalle parole usate a Ventotene da Mattarella, ricordate da Alfonso Colucci, del Movimento 5 stelle, mettendo l'accento soprattutto sulla parte in cui il capo dello Stato disse che fu «il fascismo ad aver mandato qui diverse persone per costringerle a non pensare o quantomeno per evitare che seminassero pericolose idee di libertà». Fra l'altro poi Mattarella e Meloni si sono rivisti al Quirinale al pranzo consueto alla vigilia del Consiglio europeo, ma non risultano, stavolta colloqui, a due, come altre volte.
Nelle dichiarazioni di voto finali, nel pomeriggio, sulle comunicazioni della premier, fatalmente diventa questo l'argomento centrale: «Andrebbe ricordato a coloro che insorgono contro Giorgia Meloni per aver semplicemente letto passaggi inaccettabili del Manifesto di Ventotene ed essersene dissociata, che - per il bene dell'Italia - i Padri Costituenti scelsero la strada della democrazia, del rispetto della volontà popolare e della libertà di espressione», dichiara il capogruppo di Fratelli d'Italia, Lucio Malan.
Una «inquietante operazione politica tentata», la definisce invece il capogruppo del Pd Francesco Boccia. «Meloni dimentica che non è più alla Garbatella ma al governo», dice Maria Elena Boschi di Iv, e definisce il suo «uno show da influencer». «Ventotene per me è la capitale morale dell'Europa», scrive Matteo Renzi sui social.
Interviene anche la segretaria del Pd: «Giorgia Meloni non solo non ha il coraggio di difendere i valori su cui l'Unione è fondata dagli attacchi di Trump e di Musk, ma ha deciso in Aula di nascondere le divisioni del suo governo oltraggiando la memoria europea. Noi non accettiamo tentativi di riscrivere la storia», scrive Elly Schlein. «Cara Giorgia Meloni, lo sappiamo che l'Europa di Ventotene non è la tua. I nostri padri fondatori erano lì in esilio e immaginavano un mondo di pace e libertà mentre Giorgio Almirante elogiava il Manifesto della Razza», scrive su X la vicepresidente Pd del Parlamento europeo Pina Picierno. «Veramente una vergogna, non ha il minimo senso delle istituzioni», tuona in Aula Debora Serracchiani.
«Se siede al Consiglio europeo è grazie a Spinelli, Rossi… Tutta l'Europa riconosce che quello è stato il progetto fondativo dell'Europa libera e democratica che abbiamo», rincara la dose il presidente del M5s, Giuseppe Conte, Ma per Fabio Rampelli, di Fdi «la temperie degli anni Trenta, l'intollerabile dittatura, la violenza, la limitazione dei diritti politici non giustificano il desiderio di altra dittatura di segno opposto, altra violenza, altre sottomissioni ideologiche». «Il re è nudo. La coraggiosa operazione verità di Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene sbriciola uno degli ultimi feticci della sinistra finto-europeista e ne evidenzia la sua vocazione all'intolleranza», interviene anche il capo delegazione di Fdi al Parlamento europeo, Carlo Fidanza.
Di diverso tenore l'intervento di Carlo Calenda: «In una situazione internazionale che si fa drammatica che senso ha tutta questa bagarre su un Manifesto quando il problema oggi è come tenere a bada Putin?», si chiede il leader di Azione.
Intanto, in serata, l'attore Roberto Benigni, durante lo spettacolo “Il sogno” su Rai1, ha difeso il Manifesto di Ventotene. «Mentre tutto intorno c'erano rovine, morti, cadaveri - ha detto - nel 1941, nella piccola isola di Ventotene, tre uomini, tre eroi, Spinelli, Rossi e Colorni, ebbero un lampo, un'idea, di cambiare tutto, girare pagina: l'idea dell'unità europea. Sono eroi della nostra storia, i pionieri».
(articolo aggiornato alle 22,45)