
Il Papa a sorpresa in piazza san Pietro - ANSA
Papa Francesco è tornato in piazza San Pietro oggi. Proprio nella giornata giubilare dedicata agli ammalati e al mondo della sanità. Intorno alle 11,40, a sorpresa, è giunto in sedia a rotelle sul sagrato dove si stava concludendo la Messa nella quale era stato letto il testo della sua omelia. Sostando davanti all'altare, ha benedetto la folla dei fedeli (20mila persone da 90 Paesi) insieme con il celebrante monsignor Rino Fisichella e ha augurato due volte «buona domenica a tutti. Grazie tante». Grandi applausi per lui e commozione in tutti i fedeli. Per oltre una decina di minuti poi il Papa ha compiuto un piccolo giro sul sagrato, salutando i fedeli e ricevendo il baciamano di alcune suore che avevano letto un suo messaggio in varie lingue. Successivamente la Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato che il Vescovo di Roma, prima di comparire sulla piazza, "si è unito al pellegrinaggio giubilare del mondo della sanità, ha ricevuto il sacramento della riconciliazione nella Basilica di San Pietro, si è raccolto in preghiera e ha attraversato la Porta Santa".
Francesco, che aveva i naselli per l'ossigeno, non appariva in pubblico esattamente da due settimane, quando si affacciò al balconcino dell'ala del Gemelli in cui era stato ricoverato per 38 giorni, poco prima di lasciare il Policlinico. Quattordici giorni di convalescenza in lento e graduale miglioramento, come ha riferito più volte la Sala Stampa in questo periodo, di cui si è avuta la prova oggi. La voce, in particolare, è parsa più sciolta, frutto della fisioterapia respiratoria cui si sta sottoponendo con costanza. Alla fine della celebrazione è stato anche letto in varie lingue un suo messaggio. "Sua Santità saluta con affetto tutti coloro che hanno partecipato a questa celebrazione e li ringrazia di cuore per le preghiere elevate e Dio per la sua salute. Auspicando che il pellegrinaggio giubilare sia ricco di frutti, Egli imparte loro la benedizione apostolica, estendendola alle persone care, ai malati e ai sofferenti, come pure a tutti i fedeli oggi convenuti".
Il Papa ha così voluto mostrare concretamente, come aveva scritto nell'omelia, che si sente particolarmente vicino a tutti gli ammalati. "Con voi carissimi fratelli e sorelle malati, in questo momento della mia vita condivido molto: l'esperienza dell'infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno". Questo uno dei passaggi dell'omelia preparata dal Pontefice per la messa in piazza San Pietro in occasione del Giubileo degli Ammalati e del mondo della Sanità. Il testo, come era stato preannunciato nei giorni scorsi, è stato letto dall'arcivescovo Rino Fisichella, Pro-Prefetto del dicastero dell'Evangelizzazione e principale organizzatore dell'Anno Santo. Il presule, prima di inizio alla lettura dell'omelia, aveva detto: «A pochi metri da noi papa Francesco, dalla sua stanza a Santa Marta, ci è particolarmente vicino e sta partecipando, come tanti malati, tante persone deboli, a questa Santa Eucaristia attraverso la televisione. Sono particolarmente contento e onorato di offrire la mia voce per leggere l'omelia che lui ha preparto per questa occasione».
Anche all'Angelus, il cui testo è stato pure distribuito poco fa, il Papa si sofferma sul tema della malattia. "Carissimi, come durante il ricovero, anche ora nella convalescenza sento il “dito di Dio” e sperimento la sua carezza premurosa. Nel giorno del Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità, chiedo al Signore che questo tocco del suo amore raggiunga coloro che soffrono e incoraggi chi si prende cura di loro. E prego per i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari, che non sempre sono aiutati a lavorare in condizioni adeguate e, talvolta, sono perfino vittime di aggressioni. La loro missione non è facile e va sostenuta e rispettata. Auspico che si investano le risorse necessarie per le cure e per la ricerca, perché i sistemi sanitari siano inclusivi e attenti ai più fragili e ai più poveri".
La messa in piazza San Pietro
Diversi passaggi del testo sono stati dedicati dal Papa alla riflessione sulla malattia. Che, ha sottolineato, «non è sempre facile, però è una scuola in cui impariamo ogni giorno ad amare e a lasciarci amare, senza pretendere e senza respingere, senza rimpiangere e senza disperare, grati a Dio e ai fratelli per il bene che riceviamo, abbandonati e fiduciosi per quello che ancora deve venire. La camera dell'ospedale e il letto dell'infermità - ha aggiunto il Pontefice - possono essere luoghi in cui sentire la voce del Signore» e così «rinnovare e rafforzare la fede».
"Affrontare insieme la sofferenza - si legge ancora nel testo letto da Fisichella - ci rende più umani e condividere il dolore è una tappa importante di ogni cammino di santità". Perciò Francesco ha invitato a non ostracizzare il dolore o relegare i fragili lontano. "Carissimi, non releghiamo chi è fragile lontano dalla nostra vita, come purtroppo oggi a volte fa un certo tipo di mentalità, non ostracizziamo il dolore dai nostri ambienti. Facciamone piuttosto un'occasione per crescere insieme - ha scritto papa Bergoglio -, per coltivare la speranza grazie all'amore che per primo Dio ha riversato nei nostri cuori e che, al di là di tutto, è ciò che rimane per sempre". Il Pontefice ha ricordato che "Benedetto XVI - che ci ha dato una bellissima testimonianza di serenità nel tempo della sua malattia - ha scritto che 'la misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza' e che 'una società che non riesce ad accettare i sofferenti […] è una società crudele e disumana". Una citazione tratta dall'enciclica Spe salvi, dedicata al tema della speranza, proprio come questo Anno Santo.
Il Papa si è poi rivolto agli operatori sanitari. "Cari medici, infermieri e membri del personale sanitario, mentre vi prendete cura dei vostri pazienti, specialmente dei più fragili, il Signore vi offre l'opportunità di rinnovare continuamente la vostra vita, nutrendola di gratitudine, di misericordia, di speranza". "Vi chiama - ha aggiunto - a illuminarla con l'umile consapevolezza che nulla è scontato e che tutto è dono di Dio; ad alimentarla con quell'umanità che si sperimenta quando, lasciate cadere le apparenze, resta ciò che conta: i piccoli e grandi gesti dell'amore. Permettete - ha concluso il Pontefice - che la presenza dei malati entri come un dono nella vostra esistenza, per guarire il vostro cuore, purificandolo da tutto ciò che non è carità e riscaldandolo con il fuoco ardente e dolce della compassione".
L'Angelus
All'Angelus il pensiero del Papa è andato in particolare alla pace. "Continuiamo a pregare per la pace: nella martoriata Ucraina, colpita da attacchi che provocano molte vittime civili, tra cui tanti bambini. E lo stesso accade a Gaza, dove le persone sono ridotte a vivere in condizioni inimmaginabili, senza tetto, senza cibo, senza acqua pulita. Tacciano le armi e si riprenda il dialogo; siano liberati tutti gli ostaggi e si soccorra la popolazione. Preghiamo per la pace in tutto il Medio Oriente; in Sudan e Sud Sudan; nella Repubblica Democratica del Congo; in Myanmar, duramente provato anche dal terremoto; e ad Haiti, dove infuria la violenza, che alcuni giorni fa ha ucciso due religiose".
Francesco ha quindi ringraziato le detenute del carcere femminile di Rebibbia "per il biglietto che mi hanno mandato. Prego per loro e per le loro famiglie". Infine nella Giornata mondiale dello sport per la pace e lo sviluppo, il Pontefice ha auspicato che "lo sport sia segno di speranza per tante persone che hanno bisogno di pace e di inclusione sociale, e ringrazio le associazioni sportive che educano concretamente alla fraternità".