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Non solo l’età. Anche il genere è un fattore determinante nella mortalità da Covid. Gli studi scientifici dimostrano che quella maschile è doppia rispetto a quella femminile. La ragione è oggetto di dibattito fra gli studiosi. Lo stile di vita ha una certa importanza. La discriminante fondamentale è, tuttavia, genetica. Il sesso biologico influisce in modo decisivo nel funzionamento del sistema immunitario, come sottolineano gli scienziati Takehiro Takahashi e Akiko Iwasaki di Yale in un recente articolo pubblicato dalla rivista Science. Questa si manifesta fin dai primi anni di vita e garantisce alle donne una maggior resistenza di fronte a una serie di malattie, a cominciare dall'influenza. Un fattore cruciale nel caso del Covid, in cui a uccidere non è tanto il virus quanto la reazione disfunzionale che questo produce nel paziente.
Alcuni giorni dopo il contagio, il corpo del malato inizia a produrre un’enorme quantità di proteine di “fase acuta”, le quali, in teoria, dovrebbero stimolare una massiccia risposta da parte degli anticorpi. L'elevata concentrazione, tuttavia, finisce per mettere alla prova le difese immunitarie e, alla fine, fa collassare i polmoni. Si verifica allora l’eccesso di chitochine, che aggrava la malattia e può rivelarsi, spesso, fatale. Un meccanismo più comune negli uomini, soprattutto in tarda età. Il loro organismo, al contempo, fabbrica meno linfociti T, in grado di rilevare tempestivamente l'infiammazione e di eliminarla. Qualche mese fa, infine, una ricerca internazionale curata dall'immunologo Carlos Rodriguez-Gallego e pubblicato sempre da Science, ha rilevato che in un infettato su dieci il Covid produce un tipo di anticorpi difettosi. Questi, invece di difendere il corpo, lo aggrediscono, fino, a volte, a causarne la morte. Il 95 per cento delle persone in cui si è manifestata una simile anomalia, dovuta a difetti genetici preesistenti, era maschio.