Il networking è tra le competenze più richieste dalle aziende - Archivio
Sapere, fare e saper fare. Parafrasando un detto francese sembrano essere proprio queste le caratteristiche più ricercate nei candidati da parte di chi seleziona personale per le imprese. Uno studio di Deloitte Insights ha dimostrato che per il 92% delle aziende le capacità umane o competenze trasversali contano tanto quanto o più delle hard skill nel mondo lavorativo di oggi. Allo stesso tempo, uno studio di BNG-BusinessNameGenerator ha indagato i pensieri dei lavoratori americani circa le soft skill sul posto di lavoro e la formazione che viene loro fornita: l’indagine ha rivelato che l'introduzione di nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale ha modificato la domanda di competenze specifiche, richiedendo così ai dipendenti di approfondire le abilità già presenti in loro o di integrarne di nuove, come ad esempio competenze non tecniche che aiutano a comprendere come le persone lavorano e interagiscono con gli altri. Il mondo del lavoro è in continua evoluzione e con esso anche i concetti di competenze si modificano. Proprio per questo motivo le soft skill - secondo Josh Bersin, analista americano di fama mondiale specializzato in risorse umane - dovrebbero piuttosto essere rinominate power skill. Queste sono infatti essenziali per il futuro: aziende come Facebook, Amazon e molte altre si stanno confrontando con problemi di strategia, etica, cultura, crescita e valori, piuttosto che questioni di natura esclusivamente tecnologica. Secondo l’esperto questa tipologia di competenze va costruita con il tempo e va nutrita e incoraggiata dalle aziende per cui si lavora. Le nuove competenze trasversali sono quindi ciò che consente alle organizzazioni, ai loro leader e manager, e anche a coloro che non si trovano in posizioni di leadership, di prosperare. Molte aziende falliscono, non perché manchino le infrastrutture o la tecnologia, ma poiché non rendono prioritarie queste competenze essenziali in grado di alimentare l'economia.
Sara Malaguti, fondatrice di Flowerista, in completo accordo con il concetto sviluppato da Bersin, ha elencato le tre power skill essenziali per il mondo lavorativo del futuro (ma soprattutto del presente):
1) Curiosità e apprendimento continuo
Mantenere una mentalità aperta e di crescita continuando a imparare e migliorarsi, personalmente e professionalmente. Per fare ciò, è essenziale leggere e informarsi quotidianamente. Attraverso l’apprendimento continuo è infatti possibile arricchire continuamente il nostro bagaglio di conoscenze, che possono poi essere impiegate sia nella vita privata che sul posto di lavoro.
2) Intelligenza culturale e coscienza della diversità
Avere una consapevolezza della diversità e del fatto che i luoghi di lavoro e le società stiano diventando sempre più diversificati, "contaminati" da differenti culture, ed essere in grado di relazionarsi con gli altri lavorando efficacemente con professionisti provenienti da contesti diversi. Anche in questo caso, la lettura è lo strumento che permette di entrare in profondità e conoscere mondi diversi dal nostro.
3) Pensiero critico
È la capacità di trovare dati affidabili e utilizzarli per prendere decisioni o porre giuste domande, senza affidarsi a giudizi impulsivi o superficiali. Formulare un proprio pensiero basandosi quindi su dati ed evidenze, elaborando un punto di vista che possa andare oltre i pregiudizi e gli stereotipi.
La mappatura delle competenze
Il networking è una soft skill essenziale nel mondo professionale, poiché facilita la costruzione di relazioni, la condivisione di informazioni e l'accesso a opportunità di carriera. Il networking efficace richiede una combinazione di abilità, tra cui la comunicazione, l'empatia e la gestione delle relazioni. Fino a oggi, non esisteva sul mercato italiano uno strumento di assessment dedicato alla valutazione di questa importantissima soft skill.
Buono & Partners, in collaborazione con gli specialisti della HR Tech Eggup | Zucchetti, ha sviluppato un sistema digitale – il Business Networking Attitudes Assessment – specificatamente progettato per analizzare e mappare le business networking attitude di qualsiasi professionista. Il questionario di autovalutazione, che approfondisce oltre cento item e richiede poco più di dieci minuti per essere completato, fa riferimento alle competenze ritenute basilari per un networker, cioè un professionista che ha una buona consapevolezza di sé stesso e di coloro i quali lo/la circondano, che sono poi il suo vero punto di forza e fonte di vantaggio competitivo. Ciò che contraddistingue questo professionista è appunto l'abilità nel costruire e manutenere i rapporti umani, lavorando costantemente sull’asset sottostante che lega qualsiasi individuo: la fiducia.
Le domande aiutano a esplorare le competenze ritenute chiave come: empatia, intelligenza sociale, coordinazione, intuizione, sicurezza sociale, gentilezza e teamwork. Parallelamente, vengono esplorate le cinque dimensioni del Modello del Big Five: energia, coscienziosità, amicalità, stabilità emotiva e apertura mentale. La compilazione consente di conoscere in maniera approfondita i propri punti di forza e le potenziali aree di crescita e rappresenta anche uno strumento a supporto degli addetti alle risorse umane per disegnare i migliori piani di sviluppo delle competenze afferenti.
Nel mondo del business, networker si nasce o si diventa? La risposta a questa domanda, partendo dalla sempre più diffusa consapevolezza di quanto sia importante saper costruire e gestire relazioni ad alto valore aggiunto, sostenibili alla prova del tempo, ha a che fare con il tema delle soft skill, che sono quelle abilità non tecniche che influenzano il modo in cui le persone interagiscono, lavorano e si comportano. A differenza delle hard skill, che riguardano competenze tecniche specifiche, le soft skill includono capacità come la comunicazione, la leadership, la gestione del tempo e, appunto, il networking. Un dibattito significativo esiste da sempre sulla natura di queste competenze: nascono con noi o possono essere sviluppate e potenziate nel corso della vita?
Secondo alcune teorie psicologiche e sociobiologiche, alcune soft skill sono presenti negli individui in maniera innata. Queste teorie suggeriscono che certe caratteristiche, come l'empatia, l'intelligenza emotiva e la predisposizione alla leadership, possano avere una base genetica. Per esempio, diverse ricerche hanno mostrato che alcuni tratti di personalità, come l'estroversione e la stabilità emotiva, possono essere in parte ereditari e influenzare il modo in cui una persona interagisce con gli altri. Contrariamente alle teorie sulla natura innata delle soft skill, molti psicologi ed educatori sostengono invece che queste ultime possono essere sviluppate e potenziate attraverso esperienze di vita, formazione e pratica. Questo approccio si basa sull'idea che l'ambiente, l'educazione e le esperienze personali giocano un ruolo cruciale nello sviluppo delle competenze trasversali. La capacità di comunicare efficacemente può essere migliorata attraverso corsi di formazione, feedback costruttivi e pratica continua.
Le soft skill relazionali, come il networking, la collaborazione e la gestione dei conflitti, sono particolarmente rilevanti in molti contesti professionali e saranno sempre più centrali, considerando il mondo iper-connesso e multi-stakeholder che viviamo. Queste competenze possono essere analizzate, mappate e sviluppate attraverso diverse strategie.