Un debito pubblico destinato a toccare
un nuovo record nel 2015, raggiungendo un picco pari al 133,8%
del Pil, e un'economia in contrazione anche quest'anno, con una
flessione dello 0,4%. Nel quadro già di per sè poco
confortante dipinto dalle nuove stime economiche della
Commissione Europea, spicca in negativo l'Italia che, secondo
le previsioni della scorsa primavera, avrebbe dovuto tornare a
crescere già da quest'anno. Il robusto consolidamento fiscale
consentirà comunque a Roma di centrare gli obiettivi del Patto
di Stabilità, con un deficit pari al 3% del Pil nel 2014, al
2,7% l'anno prossimo e al 2,2% nel 2016.
L'appuntamento con la ripresa è quindi rinviato al 2015,
con un'espansione stimata da Bruxelles allo 0,6% che dovrebbe
consolidarsi nel 2016 con un +1,1%. Il mercato del lavoro
resta, invece, per il momento al palo, con una disoccupazione
stimata a un massimo storico del 12,6% sia nel 2014 che l'anno
prossimo. "Dopo un'ulteriore contrazione della produzione
economica nel 2014, ci si attende che l'accelerazione della
domanda esterna guidi una fragile ripresa nel 2015", sostenuta
anche da "un più basso tasso di cambio", sottolinea la
Commissione, che ha tagliato le stime per l'intera crescita
dell'Eurozona, passate per il 2015 da un +1,7% a un +1,1%, una
revisione superiore al mezzo punto percentuale che testimonia
un rallentamento generalizzato al quale non sfugge nemmeno la
locomotiva tedesca. Secondo Bruxelles, la Germania registrerà
un incremento del Pil dell'1,3% nel 2014 per poi rallentare nel
2015 con un +1,1%. Che Berlino debba investire, soprattutto in
infrastrutture, per tornare a correre lo ha rilevato anche un
'falcò come il vicepresidente della Commissione Europea, Jyrki
Katainen. "Le riforme sono la prima cosa anche per la
Germania", ha dichiarato Katainen, avvertendo però che "non
basta un solo motore, ne servono altri: tutti gli Stati devono
essere più competitivi e partecipare al cammino della
crescita. Per questo la Commissione insiste nell'incoraggiare
tutti i paesi a continuare con le riforme strutturali".
Intanto, mentre il commissario agli Affari Economici e
Monetari, Pierre Moscovici, promette un dialogo "costruttivo"
sulle leggi di bilancio, due delle quattro maggiori economie
dell'Eurozona continueranno a sforare i parametri di Maastricht
per almeno altri tre anni. Ma se il deficit spagnolo ha almeno
imboccato una tendenza al ribasso (Bruxelles prevede scenda
dall'attuale 5,6% al 3,9% nel 2016), quello francese, dato al
4,4% nel 2014, dovrebbe salire al 4,5% nel 2015 e al 4,7% nel
2016. Chi i compiti è stato invece costretto a farli, come la
Grecia, potrà, se non altro, consolarsi con i frutti delle
durissime misure di austerità adottate negli scorsi anni:
Atene dovrebbe uscire dalla recessione già quest'anno e
sfiorare il pareggio di bilancio nel 2015.