martedì 4 novembre 2014
L'anno prossimo sarà del 133% del Pil. ​Riviste ancora al ribasso le previsioni di crescita nell'eurozona: solo l'1,1% nel 2015.
Juncker a Renzi: non sono a capo banda burocrati I Legge di stabilità, Comuni e Regioni all'attacco
 
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Un ​debito pubblico destinato a toccare un nuovo record nel 2015, raggiungendo un picco pari al 133,8% del Pil, e un'economia in contrazione anche quest'anno, con una flessione dello 0,4%. Nel quadro già di per sè poco confortante dipinto dalle nuove stime economiche della Commissione Europea, spicca in negativo l'Italia che, secondo le previsioni della scorsa primavera, avrebbe dovuto tornare a crescere già da quest'anno. Il robusto consolidamento fiscale consentirà comunque a Roma di centrare gli obiettivi del Patto di Stabilità, con un deficit pari al 3% del Pil nel 2014, al 2,7% l'anno prossimo e al 2,2% nel 2016. L'appuntamento con la ripresa è quindi rinviato al 2015, con un'espansione stimata da Bruxelles allo 0,6% che dovrebbe consolidarsi nel 2016 con un +1,1%. Il mercato del lavoro resta, invece, per il momento al palo, con una disoccupazione stimata a un massimo storico del 12,6% sia nel 2014 che l'anno prossimo. "Dopo un'ulteriore contrazione della produzione economica nel 2014, ci si attende che l'accelerazione della domanda esterna guidi una fragile ripresa nel 2015", sostenuta anche da "un più basso tasso di cambio", sottolinea la Commissione, che ha tagliato le stime per l'intera crescita dell'Eurozona, passate per il 2015 da un +1,7% a un +1,1%, una revisione superiore al mezzo punto percentuale che testimonia un rallentamento generalizzato al quale non sfugge nemmeno la locomotiva tedesca. Secondo Bruxelles, la Germania registrerà un incremento del Pil dell'1,3% nel 2014 per poi rallentare nel 2015 con un +1,1%. Che Berlino debba investire, soprattutto in infrastrutture, per tornare a correre lo ha rilevato anche un 'falcò come il vicepresidente della Commissione Europea, Jyrki Katainen. "Le riforme sono la prima cosa anche per la Germania", ha dichiarato Katainen, avvertendo però che "non basta un solo motore, ne servono altri: tutti gli Stati devono essere più competitivi e partecipare al cammino della crescita. Per questo la Commissione insiste nell'incoraggiare tutti i paesi a continuare con le riforme strutturali". Intanto, mentre il commissario agli Affari Economici e Monetari, Pierre Moscovici, promette un dialogo "costruttivo" sulle leggi di bilancio, due delle quattro maggiori economie dell'Eurozona continueranno a sforare i parametri di Maastricht per almeno altri tre anni. Ma se il deficit spagnolo ha almeno imboccato una tendenza al ribasso (Bruxelles prevede scenda dall'attuale 5,6% al 3,9% nel 2016), quello francese, dato al 4,4% nel 2014, dovrebbe salire al 4,5% nel 2015 e al 4,7% nel 2016. Chi i compiti è stato invece costretto a farli, come la Grecia, potrà, se non altro, consolarsi con i frutti delle durissime misure di austerità adottate negli scorsi anni: Atene dovrebbe uscire dalla recessione già quest'anno e sfiorare il pareggio di bilancio nel 2015.
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