lunedì 14 aprile 2025
Le Borse europee aprono in rialzo dopo la chiusura positiva degli indici asiatici, ma il segretario al Commercio Usa Lutnick gela le aspettative della Silicon Valley. Oggi Sefcovic a Washington
Gli Usa: «Solo temporaneo lo stop alle tariffe su pc e smartphone»

Reuters

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Dopo la chiusura al rialzo delle Borse asiatiche (Hong Kong +2,36%, Shanghai +0,76%, Tokyo +1,27%, Seul 0,95%), anche le Borse europee stamane hanno aperto con aumenti significativi, intorno al +2%. Brillano in particolare i titoli dei semiconduttori sulla scia della pausa nei dazi americani sul comparto dell'elettronica. Da Washington è però arrivata una precisazione importante: le esenzioni per smartphone e pc dai dazi sono solo "temporanee": i dispositivi elettronici importati saranno infatti soggetti probabilmente ad altre tariffe stabilite nell'ambito di un'indagine sul settore dei semiconduttori dovuta a motivi di sicurezza nazionale.

La precisazione del segretario al Commercio Howard Lutnick è un duro colpo per la Silicon Valley - Apple e Nvidia in primis -, per chi per sperava in un allentamento delle tensioni commerciali con la Cina, dove vengono prodotti molti dei beni di elettronica importati negli Usa, e per i mercati, sui quali l'incertezza sembra destinata ad aumentare. Gli annunci, le retromarce e le precisazioni arrivate dall'amministrazione Trump negli ultimi dieci giorni hanno alimentato la volatilità a Wall Street e innescato una fuga degli investitori dal dollaro e dai Treasury, mettendo in dubbio lo status di “rifugio” degli Stati Uniti nel sistema economico e finanziario globale. Proprio il dollaro e i titoli di Stato Usa sono gli osservati speciali di Wall Street e della Fed.

"I dazi sui semiconduttori arriveranno in uno o due mesi", ha detto Lutnick, spiegando che Trump da tempo ipotizza dazi settoriali sui chip e sui farmaceutici. A chi gli chiedeva di precisare se le tariffe sull'iPhone potessero quindi tornare, il segretario al Commercio ha risposto: "Corretto, è giusto. Abbiamo bisogno che le nostre medicine, i nostri semiconduttori e i nostri dispositivi elettronici siano prodotti in America".

La tempistica di 30-60 giorni identificata da Lutnick innervosisce gli investitori, già scettici sulla tregua di 90 giorni per i dazi reciproci perché non ritenuta sufficiente a cercare di raggiungere accordi commerciali con 150 Paesi, senza contare il braccio di ferro con la Cina su cui gravano dazi al 145%. La Casa Bianca ha più volte ripetuto negli ultimi giorni di essere stata già contattata da 75 paesi interessati a un'intesa sui dazi e appare intenzionata a privilegiare inizialmente Giappone, Corea del Sud, Vietnam e India per contrastare l'influenza cinese. La velocità con cui gli accordi saranno raggiunti determinerà - secondo gli analisti - le chance di recessione americana, sulla quali non c'è molto ottimismo.

La precisazione dell'amministrazione è un colpo per Pechino, che aveva salutato come un "piccolo passo in avanti" l'esenzione di smartphone e pc dai dazi reciproci. "Esortiamo gli Stati Uniti a fare un grande passo avanti per correggere i propri errori, cancellare completamente la pratica errata dei dazi reciproci e tornare sulla giusta strada del rispetto reciproco", aveva detto il ministero al Commercio cinese prima della gelata di Lutnick. "Non si salva nessuno, soprattutto la Cina che è quella che ci ha trattato peggio", ha sottolineato anche Trump sul suo social Truth, chiarendo che "non è stata annunciata nessuna eccezione venerdì" per gli smartphone e i pc, che restano "soggetti a tariffe del 20% per il fentanyl" e che "rientreranno" nell'indagine più ampia sui chip per motivi di sicurezza nazionale.

A Washington, intanto, iniziano oggi i nuovi colloqui sui dazi tra l’amministrazione Usa e il commissario al Commercio Ue, Maros Sefcovic, mentre giovedì sarà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a volare nella capitale per incontrare Trump. Tra le varie carte che Sefcovic è pronto a giocarsi c'è quella del surplus Usa nel ricco comparto dei servizi. Gli Stati Uniti, infatti, qui sono in vantaggio rispetto all'Europa di ben 109 miliardi di euro, stando ai dati del 2023. Se, infatti, Trump è sempre pronto a puntare il dito contro il deficit nel comparto dei beni (con l'Unione Europea nata per "fregare" gli Usa), tace sull'altro aspetto. Sefcovic proverà a rammentare come stanno veramente le cose. E che tutto, per l'Ue, è sul tavolo.

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