Fare un G7 dei trasporti in Sardegna, su un’isola che ha una rete ferroviaria antica e non elettrificata, dove il trasporto merci su ferro è stato azzerato perché non esistono più i traghetti per il trasporto dei vagoni, può sembrare quasi un controsenso. Sembra quasi di infierire su un territorio dove le infrastrutture sono state dimenticate. Provando, però, ad essere positivi si potrebbe dire che magari, da Cagliari, domani e dopo, uscirà un messaggio oltreché mondiale pure locale, per un rilancio del trasporto inteso come modo di fare sistema. E come riscoperta del valore sociale delle infrastrutture.
Infrastrutture, valore sociale
A Cagliari, non molti giorni orsono, al convegno nazionale della Fit-Cisl era stato lanciato un messaggio chiaro: anche nel trasporto va messo in primo piano il bene comune. E il bene comune passa anche dal valore sociale delle infrastrutture che è «una delle principali sfide di questo G7», come ha spiegato il capo di gabinetto del ministero dei Trasporti Mauro Bonaretti. Infrastrutture, un tema delicato, almeno nel Bel Paese. Strade e autostrade vecchie così come le linee ferroviarie, visto che sull’alta velocità di convogli merci, per almeno 2 anni ancora, non se ne vedranno. Un quadro tutt’altro che allegro perché incide sulla logistica: la nostra inadeguadezza ci fa perdere 2 punti di Pil.
Al centro l'intermodalità
Non a caso il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha invitato a mettere al centro della due giorni sarda i temi dell’intermodalità e della logistica. Intanto il trasporto marittimo non eccelle, i dati 2016 della portualità italiana hanno finito per confermare uno situazione di stabilità, in attesa e nella speranza che le novelle autorità di Sistema portino i primi frutti. Tornando a gomma e ferro si aspettano inversioni di tendenza. Il settore ferroviario cerca rilancio grazie ai privati – numeri in costante crescita – e al rinnovato impegno di Fs con la nascita di Mercitalia.
Le problematiche della gomma
La gomma – sempre in preallerta sciopero – chiede al Governo di intervenire su temi quali i diritti sociali, i tempi di guida e riposo, le iniziative antidumping ma anche controlli e formazione nel settore. Settore che a maggio ha registrato un calo delle immatricolazioni dei veicoli industriali di quasi 6 punti e mezzo anche se i primi cinque mesi del 2017 segnano una crescita dell’11,4. Una ripresa importante letta anche dal punto di vista ambientale, perché nel nostro Paese solo il 35,4% degli autocarri e degli autobus circolanti sono post Euro3. Mezzi nuovi, puliti e sempre più connessi rappresenterebbero un primo passo in avanti.
Concorrenza e sfruttamento
Anche se resta un altro grave problema, quello della concorrenza di aziende con autisti – dell’Est – sottopagati (circa 250 euro mensili) – rispetto agli stipendi di un collega italiano (circa 3mila). A ciò si aggiunga la questione degli orari di guida e del riposo. Scenari in evoluzione, almeno in certi Paesi come la Germania, dove il Governo tedesco si prepara a introdurre norme per stroncare il fenomeno degli "schiavi" del volante (proprio gli autisti dell’Est) che abusando delle norme sul cabotaggio vivono per mesi lontano da casa trascorrendo la sosta lunga prevista dalle leggi sui camion fermi in piazzali spesso privi dei servizi basilari. Così la Germania punta a debellare il fenomeno con multe da 60 a 180 euro per ogni ora di sosta trascorsa in queste condizioni disumane nella pausa del fine settimana.