giovedì 27 marzo 2025
L'intenzione è di estendere i beni da tassare non limitandosi a moto, jeans, soia e stufe. Si punta a una reazione ferma e forte ma la priorità resta quella di trovare una «soluzione negoziale»
Trump fa tremare il mercato automobilistico che esporta negli Usa

Trump fa tremare il mercato automobilistico che esporta negli Usa - Fotogramma

COMMENTA E CONDIVIDI

L’annuncio di Donald Trump, mercoledì sera, su dazi al 25% sulle auto ha colto di sorpresa Bruxelles. La quale, certo, si stava preparando per il 2 aprile, quando scatteranno le misure «reciproche» Usa, ma solo pochi giorni fa da Washington erano arrivate affermazioni sulla possibilità che a scattare fossero solo parte dei dazi. Ieri, per di più, la Casa Bianca ha precisato che il 25% è aggiuntivo. Tradotto: se per le auto europee finora gli Usa applicavano il 2,5% (si passa dunque a un totale del 27,5%), per i pick-up (i più venduti oltre Oceano) si era già al 25%, a questo punto si passa così a un proibitivo 50%.

Già mercoledì sera si era fatta sentire la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen esprimendo «profondo rammarico». I dazi, ha affermato, «sono tasse, male per le imprese, peggio per i consumatori, in misura eguale negli Usa e nell’Unione Europea». Von der Leyen insiste però che Bruxelles «continuerà a cercare soluzioni negoziali». «La questione – ha commentato ieri un portavoce della Commissione – non è se siamo sorpresi, ma se siamo preparati. La risposta resta sì. Siamo pronti a tutelare i nostri interessi economici e, se necessario, forniremo una risposta ferma, proporzionata, solida, ben calibrata e tempestiva a qualsiasi misura sleale e controproducente da parte degli Stati Uniti che raggiungerà l’impatto previsto». Anche se «voglio sottolineare ancora una volta che la nostra priorità è trovare una soluzione negoziata che funzioni per entrambe le parti e rafforzi la nostra relazione, che è, senza paragoni, la più forte al mondo. Le misure annunciate dagli Stati Uniti vanno nella direzione completamente sbagliata».

Dure reazioni da varie capitali. «Non è una buona idea dal punto di vista economico – ha detto il presidente francese Emmanuel Macron – non è una buona idea dal punto di vista geopolitico e non è una buona idea in termini di tempistica. C'è una sorta di paradosso nel vedere che i principali alleati degli Stati Uniti sono i primi a essere tassati. Spero che forse il presidente Trump annullerà questa decisione. Ovviamente, di sicuro, gli europei si proteggeranno rispondendo». Berlino, per bocca del ministro all’Economia Robert Habeck, ha chiesto una «risposta ferma». «Dobbiamo risolvere tutto con la diplomazia» insiste il ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’Acea, l’associazione europea dei costruttori di auto, si è detta «profondamente preoccupata», visto che l’annuncio di Trump «arriva in un momento spartiacque per la trasformazione del nostro settore e mentre aumenta la feroce competizione internazionale».

Vani finora i tentativi di dialogo del commissario al Commercio Maroš Šefcovic. Il messaggio da lui ricevuto due giorni fa a Washington, spiegavano ieri funzionari comunitari, è chiaro: i dazi entreranno comunque in vigore, solo dopo la Casa Bianca (forse) potrà negoziare. E così appare certo che il 2 aprile arriveranno ulteriori misure. A Bruxelles molti aspettano il 25% anche per vari altri prodotti, anzitutto farmaceutici (cruciali per gli europei), legname, semiconduttori, considerati strategici della Casa Bianca. La Commissione sta preparando le contromisure, arriveranno tutte il 13 aprile, data già indicata per le rappresaglie per i dazi Usa su acciaio e alluminio (sempre del 25%, imposti a metà marzo). I servizi della Commissione stanno lavorando per mettere a punto i dettagli, ci sono incertezze ad esempio sui previsti dazi sul whisky Usa dopo le minacce di Trump di imporre tariffe del 200% su vini e champagne europei. Tra gli altri già previsti nel quadro della risposta ai dazi su alluminio e acciaio, figurano prodotti Usa di Stati repubblicani come le moto Harley Davidson, semi di soia, carne di manzo e pollame, prodotti in legno, forni, stufe, congelatori, tosaerba e jeans . A questi dovranno ora esserne aggiunti altri. La lista, dice il portavoce, «sarà selezionata con attenzione, per massimizzare l'impatto sugli Usa e minimizzarlo sulla nostra economia».

L’Ue, ha detto inoltre il portavoce, «sta dialogando con alleati e partner globali in tutto il mondo su queste misure, poiché riteniamo che avranno un impatto sull'economia globale». Scenario subodorato dal presidente Usa che infatti minaccia: «Se l’Ue lavorerà con il Canada per danneggiare gli Usa, saranno attuate tariffe in larga scala, molto più vaste di quelle attualmente previste su entrambi». L’Ue guarda intanto sempre più alla Cina. Ieri era a Pechino Šefcovic per incontrare il vicepremier He Lifeng. «Abbiamo un interesse reciproco – ha scritto su X nell'affrontare i nostri problemi bilaterali e globali, così come le nostre differenze». He ha assicurato che la Cina è pronta «a rafforzare il dialogo e la comunicazione».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: