
Il gruppo che ha costituito la startup - .
La semantica. È da come scriviamo, da quali parole usiamo per comunicare che si capisce quanto siamo stressati. E poiché oggi, un dipendete su tre secondo l’ultimo Rapporto Censis, dice di non trovarsi bene al lavoro c’è finalmente un’applicazione che, grazie all’intelligenza artificiale, aiuta le aziende e i lavoratori a intervenire prima che il malessere si trasformi in bournout. L’hanno studiata e inventata quattro giovani amici Francesco Finazzi, ingegnere elettrico, Mauro Delucis, sviluppatore software, Cecilia Dompé, psicologa e Matteo Mendula, ricercatore in intelligenza artificiale, che nel 2021 hanno lanciato Myndoor una startup che opera nel segmento del corporate wellness supportando ad oggi circa 30 aziende dal settore bancario e assicurativo all’immobiliare fino al comune di Roma nella Pa.
«Prima facevo un’altra vita, ero un pilota militare», racconta ad Avvenire Finazzi, oggi responsabile dell’azienda «e in questo settore lo stress può causare incidenti, anche gravi. È per questo che insieme ad un medico abbiamo pensato ad uno strumento che arrivasse prima che si manifestassero gli effetti tipici dello stress». Lo strumento diventa reale quando, a fine 2023, viene lanciato il software che progettato come un plugin viene integrato nella piattaforma di comunicazione utilizzata dall’azienda come Teams e Slack. Funziona in background, analizza i messaggi e quando rileva uno stress elevato manda un alert al dipendente proponendo delle soluzioni, da esercizi fisici fino a colloqui con gli psicologi. Il tutto nel rispetto della privacy e dell’anonimato. E in modo “passivo”: il dipendente non deve rispondere a nessun questionario, deve continuare le sue attività. Sarà l’intelligenza artificiale a capire dalle chat il grado di malessere e, nel caso, intervenire.
«Il primo livello è quello della consapevolezza, le persone si devono rendere conto se lavorano sotto stress», spiega Finazzi «perché non si può semplicemente andare avanti». L’aiuto arriverà dall’azienda che a sua volta verrà avvisata non sul singolo dipendete ma attraverso l’aggregazione dei dati saprà che in quel reparto c’è una situazione stressante e quindi può intervenire. «Come? Attraverso l’aiuto di professionisti, coach e psicologi ma anche organizzando dei corsi e webinar di supporto, insomma fornendo la giusta assistenza». In questo la stessa azienda non viene lasciata sola perché riceve delle linee guida sulle politiche da adottare. «Il nostro strumento tocca sia l’aspetto sociale sia la governance nelle politiche di sostenibilità. E può essere inserito nei piani di welfare aziendali, che sempre più imprese stanno facendo», aggiunge Finazzi. Sono i numeri a testimoniare il malumore che spesso si respira nelle aziende pubbliche e private. Il Rapporto Censis Eudaimon 2024 ci dice che «il 73% dei dipendenti dichiara di aver vissuto situazioni di stress o ansia legate al lavoro e il 32% ha provato sensazioni di esaurimento, percentuale che sale al 47,7% tra i giovani». Ma non basta. «Per 83,4% dei dipendenti italiani il lavoro deve contribuire positivamente al proprio benessere, sia fisico sia mentale».
«Sono numeri che dicono che non possiamo girarci dall’altra parte», annota il ceo di Myndoor che ricorda come non sia stato facile raccogliere i primi capitali - la startup ha più di 700mila euro ed è pronta ad un secondo round di finanziamenti – e oggi è entrata in “Vita”, l’acceleratore digital health di Cassa depositi e prestiti. «Puntiamo a esportare il modello nel mercato statunitense, patria dell’IA ma dove non esiste una tecnologia basata sulla semantica. Stiamo lavorando, con ospedali e università – conclude Finazzi – anche alla validazione clinica del nostro strumento, non solo screening ma anche di diagnosi, per supportare le terapie e magari allargare il campo d’azione oltre alla dimensione aziendale».