Pranzo comunitario in una mensa della Caritas - Ansa
Si allungano le file dei poveri alla Caritas, in maggioranza donne, mentre crescono i lavoratori sottopagati che non riescono ad arrivare a fine mese per il caro affitti e i rincari delle bollette. Nel 2022 gli indigenti che bussano alle parrocchie o nei centri diocesani sono cresciuti del 12,5% rispetto all'anno precedente proseguendo una tendenza preoccupante, come rivela il report statistico di Caritas italiana presentato stamattina a Roma assieme al bilancio sociale.
Per la prima volta l'organismo pastorale della Cei anticipa i dati dei 2.855 centri di ascolto e servizi Caritas diocesani e parrocchiali in rete con la raccolta dati (in tutto sono 3.600 dislocati in 205 diocesi). E le antenne della chiesa italiana sul territorio offrono un prezioso spaccato sui volti di povertà del nostro tempo, integrando i dati ufficiali. «Abbiamo deciso di anticipare te tendenze, che verranno poi inserite nel tradizionale rapporto per la giornata mondiale di lotta alla povertà del 17 ottobre», spiega il direttore don Marco Pagniello.
Nel 2022 sono state aiutate dalle Caritas 256 mila persone. Oltre la metà, il 51,9%, vive al Nord, il 27 nel Centro e il 21,1% al Sud. Non si tratta solo di nuovi poveri: quasi il 30% delle persone è infatti accompagnato dalla rete Caritas più di cinque anni. L'età media è 46 anni, a chiedere aiuto sono più donne (52,1%) che uomini (47,9%). In media sono state ascoltate 89 persone per ogni centro. Sono stati complessivamente erogati 3,4 milioni di aiuti e interventi, una media di 13,5 prestazioni a persona (ascolto, orientamento, erogazione beni materiali, accesso alle mense, accesso agli empori, prestazioni sanitarie). In risposta all'ondata di profughi ucraini, 21.930 sono stati supportati dalla rete Caritas.
Aumentano al 59,6% le persone straniere aiutate (era al 55% nel 2021) con punte dell 68,6% e del 66,4% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est dove sono più presenti). Crescono anche le persone senza dimora incontrate, che sono state 27.877 (+ 16% rispetto al 2021), pari al 16,9% del totale. Sempre forte la relazione tra povertà e bassa scolarità, ma rispetto al 2021 sale leggermente la percentuale di chi può contare su titoli di studio più elevati (diploma superiore o laurea), segnale di una povertà più trasversale.
Se infatti continua a chiedere aiuto un 48% di persone disoccupato e inoccupato, un quinto degli ascolti ha riguardato un lavoratore che sperimenta condizioni di indigenza. «Sta emergendo nei centri d'ascolto - commenta il direttore - il tema del lavoro povero. Molti si rivolgono a noi nonostante abbiano un'occupazione ma spesso sottopagata e precaria. Oltre al salario, pesa il caro affitti e il caro bollette. Si tratta di una povertà multidimensionale e questo non ci lascia intravedere un futuro molto roseo. Nell’ultimo anno il 56,2% dei poveri ha manifestato due o più ambiti di bisogno (la percentuale si attestava al 54,5% nel 2021). Tendenza purtroppo confermata nei primi mesi del 2023».