
Il campo smantellato dei subsahariani a Sfax - Web
Espulsi dagli accampamenti e “accompagnati e abbandonati” nel deserto. Ma anche intercettati in mare e respinti e, nel peggiore dei casi, lasciati annegare. È la drammatica condizione dei migranti subsahariani che dalle coste della Tunisia cercano di raggiungere l’Europa. Così le autorità tunisine fermano i flussi migratori diretti in Europa denunciano le Ong umanitarie e sanitarie attive sul territorio.
Le autorità tunisine hanno smantellato gli accampamenti di fortuna in cui vivevano migliaia di migranti irregolari provenienti dall’Africa subsahariana, in seguito a una virulenta campagna sui social media che ne chiedeva l’espulsione. Gli accampamenti, allestiti tra gli uliveti nelle regioni di El Amra e Jebeniana, nella parte centro-orientale del Paese, erano diventati una spina nel fianco delle autorità e avevano causato un forte malcontento tra gli abitanti dei villaggi circostanti. In totale, circa 20 mila migranti avevano montato tende nei campi, ha spiegato il portavoce della Guardia nazionale, Houcem Eddine Jebabli.
Da giovedì circa 4 mila persone di diverse nazionalità sono state costrette ad abbandonare il campo del “chilometro 24”, uno dei più grandi della regione, situato nella città di Katatna. Altri accampamenti sono stati evacuati nella stessa zona e le operazioni proseguiranno nei prossimi giorni. Le persone vulnerabili e le donne incinte sono state prese in carico dalle autorità sanitarie, spiega Jebabli. Interrogato sulla sorte delle migliaia di migranti rimasti, ha risposto che alcuni si sono «dispersi nella natura» e molti altri hanno espresso il desiderio di tornare volontariamente nel loro Paese. In un video diffuso sui social, l’attivista spiega come «i migranti prelevati sugli autobus bianchi dicendo loro che sarebbero stati rimpatriati non hanno più dato notizia alle famiglie e sono stati messi in prigione, o deportati nel deserto sui confini con la Libia e l’Algeria. Aggiunge che le ambasciate sono al corrente di tutto ciò e non fanno assolutamente nulla. Avverte i migranti di non salire su quegli autobus, invitandoli a difendersi quando vengono attaccati dalla Guardia Nazionale, anche a costo di rimetterci la pelle».
In un altro video, le immagini mostrano lo smantellamento di un campo e di quel poco che resta di una vita misera: vestiti stracciati, scarpe abbandonate, coperte e zainetti. Anche la Ong Medical Emergency for Refugees denuncia: «la Tunisia non rispetta i diritti dei migranti, dovunque vadano vengono scacciati».
E anche in mare, aggiungono, i barconi stracarichi che vengono intercettati dalla guardia costiera tunisina vengono fermati. «Le barche partite da Sfax negli ultimi tre giorni sono state bloccate dalla guardia nazionale tunisina, che impone loro di consegnare il motore e il carburante - racconta un attivista - Un capitano sub-sahariano si è rifiutato. La motovedetta della Guardia Nazionale ha fatto quello che fa sistematicamente: ha iniziato a girare velocemente intorno alla barca di migranti fino a farla rovesciare. Molti di loro caduti in mare non sapevano nuotare. Non li hanno soccorsi subito. Alcuni nel frattempo sono annegati. Lo fanno per scoraggiare altri clandestini a partire..
I motori sottratti vengono poi riutilizzati dai trafficanti tunisini».
Ong e attivisti non hanno dubbi: « La corruzione di agenti della guardia nazionale è evidente». Non è una sorpresa. Molti racconti che arrivano dallaLibia, confermano lo stesso “modus operandi”. Il traffico di essere umani è troppo remunerativo per lasciare il “business” agli altri. Nessuno vuole stare a guardare e vuole giocare la propria parte, sulla pelle di chi fugge da guerre e carestie.