Gli studenti di Bologna, sotto lo slogan "Boicotta Israele", si scontrano con la Polizia - Ansa
«La violenza contraddice l’essenza stessa dell’università, sede naturale del pensiero critico». È dunque da «condannare qualunque atto teso a silenziare con la prevaricazione l’opinione altrui». È quanto evidenziato dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), al termine dell’incontro avuto a Roma, con il ministro dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, in cui è stato annunciato «l’impegno ad adottare buone pratiche orientate alla preservazione del diritto di esprimere qualunque opinione all’interno degli spazi universitari, nel rispetto del confronto culturale, del vivere civile e dei valori fondanti della Costituzione della Repubblica».
Insomma, gli atenei «sono comunità di studenti, docenti e personale tecnico e amministrativo che, attraverso la formazione, la ricerca scientifica e il dialogo, generano e trasmettono nuovo sapere, fondato sul confronto, anche aspro e determinato, fra tesi diverse. Argomentate e non gridate. Sostenute dall’esercizio della ragione e non imposte», ha ribadito la Conferenza. Una puntualizzazione giunta mentre imperversa un crescente clima ostile nei confronti di Israele. Che ha portato anche a scontri con le forze dell’ordine (a Bologna) e ad occupazioni da parte dei collettivi studenteschi di sinistra che hanno impedito lo svolgimento di dibattiti e convegni (hanno fatto rumore le contestazioni al giornalista David Parenzo alla Sapienza di Roma e al direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, alla Federico II di Napoli).
Ad accrescere ulteriormente la tensione, la decisione da parte di alcune università - l’ultima quella di Torino -, di interrompere rapporti di collaborazione e progetti avviati con gli atenei israeliani, in aperto dissenso con la politica adottata dal premier Benyamin Netanyahu, dopo l’attacco sferrato da Hamas al suo Paese il 7 ottobre scorso. L’incontro di Roma, ha precisato da parte sua Bernini, è servito «per ascoltare e condividere le soluzioni migliori per evitare che episodi come quelli dei giorni scorsi si ripetano. La riunione è andata bene. Non siamo preoccupati, tuteliamo la libera manifestazione del pensiero con un unico, insormontabile, sbarramento: la violenza. A quel punto saranno i rettori, che hanno ringraziato le forze dell'ordine, a stabilire quando e dove chiederne l'intervento. Ho chiesto loro di continuare a incontrarci, non ci sono state lamentele, stiamo cercando gli strumenti. Non abbiamo parlato delle collaborazioni con Israele quanto di dare voce a tutti».
Che si viva un «momento carico di tensione», non è un mistero nelle parole del rettore della Statale di Milano, Elio Franzini: «Speriamo di risolverlo. In una università come la mia non si può pensare di limitare gli accessi, abbiamo più di 40 sedi, è impossibile», ha risposto alla domanda dei cronisti sulla limitazione degli accessi durante i dibattiti “a rischio”. A Napoli, da qui in avanti, le cose andranno diversamente: «Da noi 250 ragazzi – ha raccontato il rettore della Federico II, Matteo Lorito – volevano assistere al dibattito con il direttore di Repubblica Molinari, e 20 lo hanno impedito. L’università è la casa dove si deve parlare di tutto e con tutti. Faremo eventi con prenotazioni e inviti, questa è la conseguenza più triste. Abbiamo appena chiuso le prenotazioni per Geolier, 500 posti prenotati in pochi secondi».
È aperta una riflessione «sul tema dell'antisemitismo per chiarire un concetto– ha osservato il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi –: criticare alcuni atti dell'attuale governo israeliano non è un'azione di antisemitismo», né «una mancanza di rispetto della comunità ebraica, bisogna distinguere i popoli dalla critica di certi atti». Comunque, ha commentato il rettore di Roma Tre, Massimiliano Fiorucci, «non va bene quando ci sono episodi di violenza, sia essa verbale o non verbale, quando è impedito a qualcuno di parlare; faremo in modo che questo non succeda e che ci sia un confronto anche su posizioni diverse ma dove le opinioni si possono tutte esprimere».