Fondazione Veronesi avverte che tra i giovani fumatori di oggi ci sono i malati di domani
Un gesto, una scintilla, una boccata, un’abitudine. Fumare è ancora un’attività radicata nella popolazione italiana e le conseguenze sono ancora allarmanti. Secondo il Centro di Ricerca sulla Gestione dell’Assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell'Università Bocconi, nel 2023 sono stati 12 milioni gli italiani coinvolti nel consumo di tabacco, responsabile di circa 90 mila vittime ogni anno e del 90% dei tumori ai polmoni. Ogni anno si registrano circa 44 mila nuovi casi di questa malattia. A causare patologie oncologiche polmonari sono anche l'esposizione ad agenti chimici come l'amianto, il radon e i metalli pesanti, che mettono a rischio in particolare alcune categorie di lavoratori.
La Fondazione Umberto Veronesi propone di disincentivare il consumo del tabacco con un aumento della tassazione sulle sigarette. Lo studio commissionato dalla Fondazione al Cergas infatti ha evidenziato che l’aumento delle accise riduce sia la domanda di tabacco che il numero di fumatori. Sono 169 su 184 i Paesi del mondo che hanno adottato politiche fiscali sul fumo e le tipologie sono principalmente di due tipi: l’accisa specifica per unità di prodotto, che previene l'effetto di sostituzione con prodotti a basso costo, e l’accisa ad valorem, proporzionale al prezzo in base all’inflazione. Rispetto all’utilizzo di queste misure l’Italia si colloca in linea con la media europea, ma, secondo Fondazione Veronesi, dovrebbe sfruttare di più questi strumenti fiscali per ridurre i danni legati al consumo di tabacco.
Un aumento delle tasse sui prodotti da fumo ha effetti evidenti sulla riduzione dei consumi, soprattutto tra le fasce più vulnerabili. Ad esempio, negli Stati Uniti un incremento del 10% del prezzo del tabacco ha ridotto del 43,9% la probabilità di fumare tra gli adolescenti con genitori meno istruiti, Anche in Irlanda, dove il prezzo del tabacco è in assoluto il più alto in Europa, l’aumento delle imposte ha avuto un impatto maggiore sui giovani con più basso livello di istruzione, riducendo il numero di fumatori.
Giulia Veronesi, direttrice del programma di Chirurgia toracica robotica all'Ospedale San Raffaele di Milano e membro del Comitato di Lotta al Fumo della Fondazione Umberto Veronesi, ha sottolineato l'urgenza di intervenire: «Il fumo è la prima causa di morte e causa una malattia evitabile. I giovani intrappolati nella rete della nicotina rischiano di essere i malati di domani. Le politiche fiscali rappresentano una leva importante, eppure ancora sottoutilizzata».
L’Italia rispetto ad altri Paesi europei è indietro in termini di tassazione e prezzo: mentre in Francia e nel Regno Unito un pacchetto di sigarette può costare tra i 12 e i 15 euro, da noi si aggira tra i 5 e i 6 euro, e questo impatta sull’efficacia delle politiche di deterrenza e prevenzione. Dall’analisi della tassazione del tabacco proposta dalla Fondazione emerge che l’aumento delle imposte sui prodotti del tabacco è uno degli strumenti più efficaci per contrastare il tabagismo. Questo approccio porta a una riduzione significativa della domanda di sigarette, del consumo complessivo e della percentuale di fumatori nella popolazione, con effetti positivi soprattutto tra i giovani. Inoltre, la tassazione ha un impatto positivo in termini di equità perché riduce l’utilizzo nelle fasce più svantaggiate, dove risulta anche più dannoso. Il contrasto al tabagismo richiede un approccio complesso e talvolta scomodo, che chiama a proporre strategie sempre nuove per non ricadere nell’abitudine. Senza incidere sulla diffusione dei tumori del polmone, ancora "big killer" tra le malattie oncologiche.