Una "fuga in avanti", anzi, una "sentenza di tipo ideologico che crea un paradigma presente in altri Paesi, dove però c'è una legge che lo riconosce". Così il
giurista Francesco D'Agostino, docente di Filosofia del diritto all'Università di Roma Tor Vergata e presidente dell'Ugci (Unione giuristi cattolici italiani), commenta al Sir la decisione del Tribunale per i minorenni di Roma, che ha permesso l'adozione di una bambina di cinque anni da parte della compagna
della madre biologica.
Per D'Agostino "si sta confermando con evidenza che le più
grandi decisioni di carattere etico e bioetico in Italia le
prendono i giudici anziché il legislatore", con una serie di
conseguenze che minano la democrazia. "Solo il popolo,
attraverso i suoi rappresentanti, può decidere in merito. E se
posso accettare, seppure con fatica - sottolinea -, una
legislazione in materia bioetica che vada contro i miei valori,
poiché è stata assunta da un parlamento che rappresenta la
maggioranza della popolazione, di sicuro non posso accettare che
soggetti senza una legittimazione politica prendano decisioni
irreversibili e facciano opinione pubblica".
"Oltretutto - osserva D'Agostino - una legge sulle coppie di fatto e forse pure sul matrimonio omosessuale è nel programma di governo e pare che verrà
presentata entro l'anno: perché dunque i magistrati non hanno
maggior rispetto delle istituzioni e non hanno voluto
attendere?".
Il docente parla di "decisione frettolosa per anticipare
l'operato del parlamento", ma anche di una palese violazione del
diritto. "Questo meccanismo che tende a creare di fatto vincoli
familiari in contesti ignorati dalla legge - spiega - è
particolarmente grave poiché si scontra con la legge italiana
sulla fecondazione artificiale, alla luce pure della sentenza
della Corte costituzionale. È vero che quest'ultima ha aperto
all'eterologa, ma non ha toccato il principio di fondo in base
al quale alla fecondazione artificiale devono ricorrere coppie
eterosessuali e solo a seguito di sterilità". "Il giudice, in
sintesi, ha avallato una situazione che la legge italiana non
riconosce" con una "fuga in avanti" inutile "tanto più che il
minore non si trova in stato di abbandono".
"Se il Parlamento approva una legge ingiusta, perlomeno -
conclude il giurista - si può richiedere un referendum per
abrogarla, mentre in questo caso il popolo non può fare nulla:
siamo all'antitesi della democrazia".