
La facciata dell'ospedale milanese, inaugurato il 10 ottobre 1939 - Ufficio stampa Niguarda
Livelli di cura, qualità della ricerca e – aspetto non proprio secondario soprattutto per un ospedale pubblico – capacità di attrarre professionisti sanitari: elementi centrali nel giudizio di medici e pazienti che hanno valutato il Niguarda di Milano come il migliore ospedale d’Italia e uno dei migliori al mondo, consacrandone ruolo e prestigio nella classifica World’s Best Hospitals (2.400 ospedali di 30 Paesi), stilata ogni anno dalla rivista americana Newsweek . Una posizione in linea con il report World’s Best Specialized che, lo scorso autunno, aveva riconosciuto il posto di primo piano del nosocomio milanese nel panorama italiano per tutte e 12 le specialità prese in considerazione. Da Ginecologia e ostetricia (19esimo nel mondo e secondo in Italia) a Gastroenterologia (49° e 4°), da Neurochirurgia (57° e 2°) a Neurologia (73° e 4°), fino alla consolidata tradizione (dalla vita fetale all'anziano) in ambito cardiologico (66° e 6°) e cardiochirurgico (81° e 7°), per il quale l’ospedale è accredito a livello internazionale dagli anni ’50.
Fotografare il Niguarda oggi è un esercizio complesso: l’ospedale, aperto il 10 ottobre 1939, conta 4.500 dipendenti, e dispone di 40 sale operatorie, 350 ambulatori, oltre 70 reparti, 1.167 posti letto e, come detto, molte eccellenze che gli consentono di superare più celebrate realtà private. Non è certo esente dalle tante problematiche che attanagliano la sanità nostrana: per alcune specialità i tempi d’attesa, anche da queste parti, sono comuni a tanti altri nosocomi italiani. E, in alcune branche mediche, la difficoltà di reperire camici bianchi, sempre più merce rara di questi tempi, non differisce da altri siti. Tuttavia, la qualità delle risposte terapeutiche offerta da non poche specialità cliniche sopperisce spesso a tutto questo. A voler fare una cernita delle prestazioni più performanti, vanno necessariamente menzionate la chirurgia d’urgenza, l’implementazione della chirurgia robotica, che ha utilizzi sempre più estesi, e l’area dei trapianti, la cui attività è iniziata oltre mezzo secolo fa.
Il team delle grandi urgenze
«Il Trauma Center di Niguarda è un riferimento fondamentale per la gestione delle emergenze traumatiche, sia a livello regionale sia internazionale – spiega Stefania Cimbanassi, direttore della Chirurgia d'urgenza e del Trauma maggiore di Niguarda –. La sua importanza risiede nella capacità di fornire cure immediate e specializzate a pazienti che arrivano da noi con traumi maggiori e che nel nostro ospedale incontrano un team multidisciplinare di chirurghi, personale infermieristico e tecnico altamente qualificato». Ogni anno, aggiunge la primaria della struttura, «siamo in grado di gestire oltre 950 traumi maggiori grazie a una organizzazione dedicata ma anche alla nostra Shock room, una vera e propria sala operatoria d'emergenza collocata nel cuore del Pronto soccorso (dove si registrano circa 90.000 accessi all’anno, ndr). Inoltre, la stretta integrazione con le altre specialità – come l'Ortopedia, il Maxillo facciale, l'Anestesia e rianimazione – ci consente di proporre un percorso di intervento, assistenza e cura davvero completo». L’ospedale è da tanti anni tra le più richieste sedi dell’attività universitaria: «Il nostro Trauma Center – afferma Cimbanassi – è uno dei posti più ambiti sul fronte della formazione. I programmi di specializzazione e di addestramento valorizzano la nostra esperienza donando ulteriore valore ai chirurghi del futuro. Che vengono a imparare le nostre tecniche e la nostra organizzazione non solo da tutta Italia ma anche dall'estero».

La ricerca è un motore fondamentale dell'attività di Niguarda - Ufficio stampa Niguarda
I robot cambiano la chirurgia
«Niguarda è dotato di 8 diverse piattaforme di chirurgia robotica», ed è «un vero e proprio centro di riferimento internazionale per questa tecnologia, in particolare applicata all'urologia», evidenzia Aldo Bocciardi, direttore dell’Urologia, riferendosi in prima battuta ai tumori della prostata. «È uno dei più comuni negli uomini, con circa 40mila nuovi casi ogni anno in Italia – dichiara Bocciardi –. Tra i principali fattori di rischio c’è l’età: le probabilità di ammalarsi sono scarse prima dei 40 anni, ma aumentano significativamente dopo i 50. Il trattamento di questa malattia dipende dalla sua stadiazione, dall’età del paziente e dalla sua salute generale. La chirurgia robotica è la tecnologia del presente, in grado di migliorare i percorsi e i risultati degli interventi, con minore invasività e riducendo di molto gli effetti collaterali». I vantaggi sono misurabili anche su altre neoplasie, «dai tumori del rene a quelli della vescica. Ma soprattutto – conclude Bocciardi – per quelli della prostata, per i quali la degenza è passata da una media di 8 giorni a 1 o 2».
Mezzo secolo di trapianti
Dai robot ai trapianti. L’Ospedale Niguarda è uno dei pochi centri in Italia a effettuare trapianti per quasi tutti gli organi: cuore, polmone, pancreas, rene, fegato, compresi tessuti e cellule, come per esempio quello delle cornee; gli unici assenti sono i trapianti d’intestino. Qui, dal 1972 sono stati effettuati oltre 3.000 trapianti di rene, 140 di pancreas e 2.600 trapianti di fegato, di cui 125 da donatore vivente. L'ospedale ha eseguito nel 2001 il primo trapianto di fegato da donatore vivente in Italia, così come il primo trapianto combinato fegato-pancreas solo pochi anni dopo, e ha una posizione di rilievo internazionale nell’utilizzo e nella sperimentazione delle macchine da perfusione per i trapianti: questo ha consentito al Niguarda, nel 2015, di eseguire, «per la prima volta al mondo, un trapianto di fegato da donatore a cuore fermo (Dcd)». Un fattore che ha aperto la strada a una nuova fonte di organi, e che ha consentito di incrementare le donazioni di fegato del 25%.

Chirurghi in azione per un trapianto in una delle 40 sale operatorie dell'ospedale - Uffcio stampa Niguarda
L'ospedale è dotato inoltre di una “Banca della Pelle”. A parlare del Transplant center è il direttore della struttura complessa di Cardiochirurgia e trapianto del cuore, Claudio Russo: «In un anno – dice – si contano in Italia circa 370 trapianti di cuore: un numero significativo, ma insufficiente per coprire la domanda. Oggi una possibile soluzione arriva dalla tecnologia ed è rappresentata dal cosiddetto cuore artificiale, una soluzione “ponte” che supporta la funzione cardiaca delle persone in attesa di trapianto. Niguarda è capofila nell'utilizzo del cuore artificiale, che rappresenta un’evoluzione dei sistemi di assistenza al circolo. Questo dispositivo meccanico sostituisce completamente il cuore nativo e permette al paziente di arrivare in buone condizioni al trapianto». Si tratta di una opzione, informa Russo, che «viene impiantato in pochissimi centri al mondo, dotati delle maggiori esperienze nel trapianto di cuore e nell’impianto di cuori artificiali. Rappresenta indubbiamente una risorsa in più per aumentare le possibilità di trapianto per i pazienti in lista d'attesa». Nella struttura milanese la ricerca è pane quotidiano. E così, si pensa ai prossimi step: «Per il futuro – è la certezza di Russo – si punterà a un miglioramento che possa perfezionare il cuore artificiale per renderlo a tutti gli effetti una soluzione definitiva, alternativa al trapianto in tutto e per tutto».