
Una manifestazione a Monfalcone - Ansa
Con il 70% circa di consensi il centrodestra stravince a Monfalcone (Gorizia) riconquistando la poltrona di sindaco lasciata dalla leghista Anna Maria Cisint entrata lo scorso giugno nel Parlamento europeo. Continuità amministrativa e flop del partito islamico di Italia plurale, la prima lista musulmana presentata in Italia, sono i due messaggi che arrivano da un voto che inevitabilmente supera il confine provinciale perché la cittadina giuliana è un caso internazionale.
Il leghista Luca Fasan, candidato di Forza Italia, Lega, lista Fasan-Cisint, FdI, Popolo della famiglia ed ex assessore della giunta Cisint ha distanziato Diego Moretti (26%), capogruppo del Pd in Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e candidato del Pd e altre tre liste. Solo il 3% è andato a Italia Plurale, lista islamica che candidava Bou Konate, ingegnere di origine senegalese, ex assessore ai lavori pubblici della giunta di centrosinistra che ha governato la cittadina in provincia di Gorizia fino al 2016 e portavoce di uno dei centri culturali islamici che la sindaca Cisint ha fatto chiudere per ragioni di sicurezza a fine 2023 innescando una lunga battaglia giudiziaria.
Cisint ha via via vietato il cricket, praticato dagli immigrati, poi i centri islamici e condotto per anni una battaglia contro il velo islamico e i matrimoni precoci guadagnandosi una fama internazionale non proprio positiva. Ma a Monfalcone la linea dura ha pagato. La Lega ha ottenuto il 30% e la lista civica dell’ex sindaca il 24%: «Altro che ius soli, velo islamico e clandestini. Questa è la risposta dei cittadini. Avanti tutta!» il commento del vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini.
Monfalcone è uno dei comuni italiani con la percentuale di stranieri più alta, il 33%. Di questi quasi 5mila, circa la metà, provengono dal Bangladesh e lavorano quasi tutti nel polo industriale di Fincantieri e nelle aziende dell’indotto per la produzione di navi da crociera. La comunità arriva dalle zone povere e arretrate del paese asiatico, molti si accontentano di salari modesti possibili grazie alla catena del subappalto e faticano a integrarsi. I pochi corsi di lingua italiana a donne e minori vengono tenuti da volontari nelle sale dell’oratorio. Ma l’economia locale dipende da una comunità più giovane e prolifica degli italiani con cui dovrà dialogare.