giovedì 10 aprile 2025
Allarme del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità per l’estendersi dei casi di persone che chiedono allo Stato di morire perché non possono curarsi adeguatamente
Un comizio del leader conservatore canadese Pierre Poilievre in Ontario in vista delle elezioni legislative federali del prossimo autunno

Un comizio del leader conservatore canadese Pierre Poilievre in Ontario in vista delle elezioni legislative federali del prossimo autunno

COMMENTA E CONDIVIDI

Il fronte delle leggi sul “fine vita” è in movimento in alcuni Paesi (Inghilterra, Francia e Italia) mentre in altri anni di legalizzazione con il progressivo allargamento delle maglie per accedere alla morte medicalmente assistita o all’eutanasia stanno presentando il conto: il numero di casi è in rapido aumento ed emergono tendenze che suonano come allarmi per possibili (e probabili) abusi nell’applicazione di regole approvate a suo tempo con la garanzia che sarebbero servite solo per circoscrivere l’accesso alla morte volontaria a casi di estrema e provata gravità. Sappiamo che non è così, anche se una certa narrazione mediatica continua a farcelo credere.

I report ufficiali sui dati 2024 mostrano che i primi due Paesi a rendere legale la morte volontaria a cura dello Stato (Belgio e Olanda nel 2002) propongono cifre che devono far riflettere: in Belgio i casi di eutanasia sono aumentati in un solo anno del 16,6%, in Olanda sono vicini alla soglia dei 10mila (su 169mila decessi). E ora c’è il caso del Canada, così serio da aver indotto le Nazioni Unite a volerci vedere chiaro. La legge sulla Maid (Medical assistance in Dying), in vigore a livello federale dal 2016, è stata infatti modificata per includere sempre nuove fattispecie, sino al punto critico del varo nel 2021 della misura nota come “Track 2” per svincolare l’eutanasia dalla condizione di terminalità e dunque aprirla a chiunque ne faccia richiesta (in sostanza, quel che si sta promuovendo in Italia nella campagna sull’eutanasia legale, con la medesima gradualità sebbene già con richieste di “strappi” come quelli portati all’esame della Corte costituzionale con la richiesta di escludere dai criteri di accesso la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, a loro volta già interpretati dalla Consulta in senso assai estensivo).

Sollecitato da chi si preoccupa della schiera di anziani colpiti da demenza, disabili e malati di ogni tipo di patologia progressiva non assistiti in modo adeguato, spesso per mancanza di risorse, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità ha appena pubblicato le sue osservazioni conclusive dopo aver esaminato il rapporto presentato dal Canada ai sensi della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Nelle sue conclusioni l’organismo Onu che fa da “avvocato” globale per le persone con ogni forma di disabilità denuncia il fatto che la Maid sta diventando una forma di “aiuto pubblico” – definito però “diritto” – a chi finisce escluso dall’assistenza sanitaria, è senza lavoro o senza dimora e versa in condizioni di esclusione. Povertà, disoccupazione, carenza di servizi di welfare e di salute universali diventano così fattori che spingono alla disperazione e a chiedere la “soluzione alternativa”: il Track 2.

Il comitato delle Nazioni Unite scrive a chiare lettere di essere «estremamente preoccupato» dall’ampliamento delle leggi canadesi sulla Maid per offrire la morte medicalmente assistita a persone con malattie e disabilità permanenti ma non terminali. Nel 2023 hanno fatto ricorso alla Maid in tutto il Canada 15.323 persone, pari al 4,7% dei casi di morte, un dato ormai simile a quelli di Belgio e Olanda. Sul totale delle morti volontarie nel sistema di Maid, i decessi per Track 2 sono già al 4%, pari a oltre 600 casi di persone morte volontariamente con l’aiuto dello Stato senza alcuna vera motivazione sanitaria.

Da eccezione ammessa solo in casi di sofferenza estrema a soluzione, equivalente ad altre, per le malattie degenerative e la disabilità, ma anche per l’esclusione sociale estrema. È dunque questo il percorso che il suicidio assistito e l’eutanasia legali stanno seguendo in Canada, con casi di morte procurata di chi non è consapevole di sé o non è del tutto libero a causa della sua condizione di marginalità. Davanti all’eutanasia di persone la cui morte naturale non è «ragionevolmente prevedibile» il Comitato ha dichiarato di essere «estremamente preoccupato» denunciando «la percezione negativa della qualità e del valore della vita delle persone con disabilità, compreso il fatto che la sofferenza sia intrinseca alla disabilità piuttosto che il fatto che l’ineguaglianza e la discriminazione causino e aggravino la sofferenza delle persone con disabilità».

L’organismo Onu in particolare raccomanda di vietare l’eutanasia di persone «il cui unico problema clinico è una malattia mentale» e di istituire un «meccanismo federale indipendente di supervisione per monitorare, regolamentare e affrontare le controversie causate dalla Maid». Di fronte a questo parere esplicito del Comitato per i diritti delle persone con disabilità l’associazione canadese “Vivre dans la Dignité” «invita tutti i candidati alle prossime elezioni federali a leggere queste raccomandazioni e a prendere posizione sulla questione». I canadesi si recheranno alle urne il 25 ottobre per rinnovare il Parlamento federale. La campagna elettorale è già in pieno svolgimento, dopo il "regno" decennale di Justin Trudeau, liberale, primo ministro dal 2015 e che si è dimesso a inizio di gennaio, potrebbe toccare ai conservatori, anche se l'eutanasia sembra essere diventata ormai parte della mentalità canadese. Il report Onu potrebbe però modificare lo scenario. Intanto di certo invita a riflettere quanti in Italia devono concordare una normativa condivisa sul suicidio assistito in grado di evitare, ricorso dopo estensione dopo modifica dei vincoli, di trovarci tra qualche anno con un Track 2 all’italiana. E di non sapere più come fare a tornare indietro.

Non sei ancora abbonato alla newsletter settimanale gratuita di Avvenire su Vita, Bioetica e Cura? CLICCA QUI. Se già sei iscritto a proposte informative digitali di Avvenire invece CLICCA QUI.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI