La portavoce dei collettivi durante l'occupazione dell'Aula Magna - Dal profilo Instagram di Open Catania
«Ho coltivato la speranza del dialogo fino alla fine, nel pomeriggio del 19 aprile scorso, nell’aula magna del rettorato dell’Università di Catania». L’arcivescovo di Catania Luigi Renna affida una nota diffusa ai media la sua riflessione dopo aver preso parte nell’Aula Magna dell’Università al convegno di Scienza & Vita su disforia di genere e carriere alias nella scuola, bloccato sul nascere dall’irruzione di alcune decine di militanti di collettivi cittadini in polemica con contenuti ritenuti “transfobici”. Renna è tra i pochi che sono riusciti a prendere la parola, offrendo il suo breve saluto introduttivo, pur già in un’atmosfera che lasciava presagire poco di buono: «Quando sono entrato nella sala – racconta – la tensione “si tagliava a fette”; durante il mio saluto qualche contestazione sul concetto di gender; poi, con gli altri saluti e l’intervento del prof. Chiara e del prof. Caserta (il presidente di Scienza & Vita Catania e il rappresentante del rettore, ndr), le urla e l’invito ai relatori e chi era interessato alla conferenza a lasciare la sala, un luogo dell’Università, nel quale le diversità culturali possono e devono dialogare».
Monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania - Agenzia Romano Siciliani
L’arcivescovo non nasconde l’amarezza: «Ognuno è tornato a casa con le proprie convinzioni: i docenti con i loro autorevoli studi, che avrebbero avuto modo di condividere, e su cui si sarebbero potuti confrontare con chi aveva da esporre la sua esperienza in merito alla transessualità o ha già intrapreso la strada della carriera alias». Una riflessione che lo porta a condividere alcuni interrogativi di fondo: «Si può dare voce a chi ha degli argomenti scientifici e filosofici che dicono altro rispetto ad una cultura che nega che ci sia una questione gender e ripete uno slogan che ribadisce la propria libertà (sul mio corpo decido io)? Si potrà, nella cultura contemporanea, ascoltare di chi nega che l’aborto non è solo questione di una donna che decide ma di un embrione (ed ognuno di noi lo è stato in una fase aurorale nella fase della sua vita), che non può decidere ed ha bisogno della solidarietà della società civile?».
Certo è solo, per ora, che «è stata una sconfitta per tutti! Per Scienza & Vita che ha organizzato il convegno e l’ha voluto non in un luogo confessionale (come poteva essere una sala della Curia o di una parrocchia), ma in un ambiente laico, perché i relatori di venerdì pomeriggio erano laici, professionisti, docenti di una Università laica. Certo, hanno una visione diversa da altri: ma la democrazia non è il sogno di chi dialoga, o è l’imposizione di un pensiero unico che non si confronta mai con nessuno?». Ma tra gli sconfitti ci sono anche i contestatori che hanno impedito lo svolgimento del convegno: «Quelle urla – scrive monsignor Renna, che è anche presidente della Commissione episcopale per i Problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani – sono state una sconfitta per i giovani, con i quali ho cercato di dialogare e sono sempre disposto a farlo, ma mettendo da parte gli slogan, che non hanno la forza della argomentazione, della narrazione esistenziale, delle ragioni che necessitano di pacatezza per essere illustrate». Di qui, altre domande incalzanti e operative: «Su questi temi così delicati, come quelli dell’orientamento sessuale, della transessualità, della carriera alias, non ci potrà essere un dialogo che tenga presente pro e contro? Ci potrà essere un convegno nel quale dal dibattito si possa uscire tutti arricchiti? Io spero di sì. Ma non nei luoghi chiusi e nei recinti dove tutti ci danno ragione, quelli della nostra vita quotidiana, per me vescovo la curia e le parrocchie, e per un giovane dei centri sociali il suo circuito di vita, ma nei luoghi in cui la tradizione culturale grande del nostro Paese e dell’Europa, fa sì che teorie scientifiche si possano confrontare, si possano confutare, si possano arricchire con l’apporto di tutti».
In una stagione di crescente screditamento (o peggio) di chi “non la pensa come me” l’appello si fa accorato e attualissimo: «Per chi ha fiducia nell’umanità, nella sua dignità, nella forza della democrazia, e io ne ho come tanti altri, queste opportunità occorre crearle e fare di tutto, dove ci sono, per conservarle. Perché altrove non ci sono più e in altri tempi non ci sono state e solo questo deve farci paura».