Sanità, cura te stessa
mercoledì 24 aprile 2019

Chi ci curerà nel prossimo futuro? La domanda non è così capziosa come potrebbe sembrare, perché la risposta non è affatto ovvia e scontata. Si parla, infatti, da tempo di una “carenza medici” che sta diventando un problema sempre più attuale ed esplosivo. Al di là del balletto di cifre (si calcola che circa 15mila medici di famiglia andranno in pensione entro il 2023 e 16mila medici specialisti ospedalieri mancheranno all’appello entro il 2025) il dato reale è che per pensionamento e ridotte assunzioni, nel nostro Paese ospedali e ambulatori medici rischiano realmente nel giro di pochi anni di restare senza il personale sanitario necessario per assistere i malati. Le uscite stimate non saranno infatti bilanciate da nuove assunzioni.
I motivi per i quali si è arrivati a questa situazione sono molteplici. Questi i principali: programmazione errata (se non addirittura inesistente) dei fabbisogni professionali in ambito sanitario, mancato inserimento e/o sostituzione per motivi economici (blocco del turnover in atto dal 2006) dei medici che lasciano, difficoltà di reperimento degli specialisti in quelle discipline mediche maggiormente esposte a rischi medico-legali (come ad esempio anestesisti, ginecologi, ortopedici, chirurghi), abbandono delle strutture pubbliche a favore di quelle private.

Per ovviare a questa carenza di medici, alcune Regioni hanno cominciato a prendere iniziative per consentire a medici pensionati di riprendere l’attività e a medici stranieri di esercitare in Italia. È certamente una condizione allarmante, ma non bisogna drammatizzare. Esistono soluzioni in grado di far superare le difficoltà attuali e future, purché si agisca in modo chiaro e lineare, tenendo conto della necessità di operare rapidamente alcuni fondamentali cambiamenti in ambito accademico e sanitario.
Per prima cosa serve incrementare il numero dei laureati in Medicina e soprattutto degli specialisti. L’abolizione dell’attuale numero chiuso non è realisticamente attuabile nell’immediato: non si improvvisano docenti e strutture per un numero illimitato di studenti se si vuole fornire una preparazione di alto livello ai futuri medici. Inoltre non serve a risolvere il problema. Bisogna però certamente ripensare un modo per realizzare – in tempi non brevi, ma nemmeno eccessivamente lunghi – un “numero programmato” che tenga conto delle reali esigenze del sistema sanitario, fornendo al tempo stesso alle università mezzi economici adeguati e personale docente qualificato per svolgere il delicato compito della preparazione accademica dei futuri medici. Anche le modalità di selezione per l’accesso alla laurea devono essere riviste.

Il “mestiere di medico” non è una professione come un’altra. Le domande di cultura generale possono fornire un primo orientamento, ma valutare l’attitudine specifica del candidato alla professione medica è fondamentale. Inoltre, si dovrebbe superare l’anacronistica dicotomia temporale ora esistente – parecchi mesi, talvolta addirittura un anno – tra laurea (che conferisce il titolo di Dottore in Medicina e Chirurgia) e abilitazione (che consente di esercitare la professione di medico), facendo coincidere i due momenti. È indispensabile poi una corretta capacità di lettura dei veri bisogni sanitari delle singole regioni, in modo da un lato di pianificare il corretto numero occorrente di medici e pediatri di famiglia sul territorio e di specialisti ospedalieri – che dovrebbe essere educati e incentivati a una più stretta collaborazione nella gestione integrata del malato – e dall’altro di identificare le strutture ospedaliere destinate a divenire riferimenti d’eccellenza per l’attività specialistica, in modo da inserire in queste i medici esperti per tali patologie, evitando inutili e sottoqualificati doppioni con dispersione delle figure sanitarie specializzate.

Modalità di analisi e capacità di realizzazione che dovrebbero essere concordate con le Regioni, ma anche inevitabilmente coordinate a livello centrale dal Ministero della Salute e, possibilmente, gestite con i rappresentanti delle categorie mediche se si vogliono ottenere risultati efficaci, efficienti e duraturi. Accortezza politica, intelligente lungimiranza sanitaria, capacità di riformare in modo semplice, ma efficace il percorso accademico della laurea in medicina possono costituire gli strumenti fondamentali per 'creare' i medici del futuro indispensabili in Italia nei prossimi anni.

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