Caro direttore, cambiare i princìpi della Costituzione è un atto forte e simbolico, denso di conseguenze culturali oltre che giuridiche. E non è un caso che i princìpi inseriti nella Costituzione italiana non siano mai stati modificati.
Fino a quando il Parlamento ha completato il percorso previsto dalla stessa Carta costituzionale per emendarla, introducendo all’articolo 9, tra i princìpi della Repubblica, quello della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi «anche nell’interesse delle future generazioni». Inoltre, all’articolo 41, che sancisce la libertà di iniziativa economica, il nuovo testo precisa che quest’ultima non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, in maniera da recare danno «alla salute e all’ambiente», oltre che «alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana», come già previsto. Infine, allo stesso articolo, viene aggiunto l’elemento «ambientale» alle finalità verso la quale la legge può orientare e programmare l’attività economica.
Peraltro, la maggioranza qualificata con la quale il testo è stato votato rende immediata l’efficacia della modifica senza ricorrere al referendum confermativo. Come ricorderà, direttore, sei anni fa l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) lanciò la proposta di introdurre nella Costituzione il principio di giustizia intergenerazionale. Il suo giornale ha ospitato diversi miei interventi come portavoce dell’ASviS su questo tema. Oggi, quel percorso si è compiuto e vorrei ricordare come l’impegno del Governo su tale modifica costituzionale sia stato esplicitamente indicato dal presidente del Consiglio Mario Draghi durante il dibattito sulla fiducia un anno fa. Sono quindi doppiamente soddisfatto che tale processo si sia concluso ora, con un voto quasi unanime delle forze politiche presenti in Parlamento, come è giusto che sia quando si toccano i princìpi fondamentali della Repubblica.
Al di là del rammarico per il fatto che ciò sia avvenuto nella sostanziale indifferenza dell’opinione pubblica, non si può non sottolineare che il riconoscimento dell’interesse delle future generazioni tra i princìpi fondamentali della Repubblica sia un atto forte e doveroso in quanto coglie esattamente il senso di ciò che si intende quando si parla di «sviluppo sostenibile», cioè di quel tipo di sviluppo che permette all’attuale generazione di soddisfare i propri bisogni senza compromettere alle future generazioni di fare altrettanto. Esso coglie anche uno dei messaggi chiave delle encicliche di papa Francesco Laudato si’ e Fratelli tutti, nelle quali le dimensioni economiche, sociali e ambientali delle attività umane devono essere ricondotte a unità in nome del principio dell’ecologia integrale. Importante, da questo punto di vista, è la modifica dell’articolo 41, che ora riconosce la necessità che l’attività economica non possa essere svolta in contrasto con la salute e l’ambiente, oltre che con la sicurezza, la libertà e la dignità umana.
La modifica della Costituzione appare coerente anche con il comune sentire dei cittadini e con i messaggi che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha più volte rivolto al Paese, compreso quello pronunciato la scorsa settimana di fronte al Parlamento con numerosi riferimenti alla «dignità» e alla «sostenibilità», alla tutela della salute e dell’ambiente. Il nuovo testo costituzionale rappresenta anche una risposta alle giuste istanze delle nuove generazioni per una più efficace tutela dell’ambiente, esplose negli ultimi anni in Italia e in tutto il mondo. Ovviamente, cambiare i princìpi fondamentali su cui si basa la convivenza civile non basta. Servono azioni, collettive e individuali, coerenti con quei princìpi. Servono leggi e regole per tutelare pienamente nella pratica quei princìpi. Ma serve anche una cultura comune basata su quei princìpi, in grado di farci affrontare con successo le grandi sfide attuali e future, coniugando le esigenze economiche, la giustizia sociale e quella ambientale, per costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile basato sull’ecologia integrale di cui parla papa Francesco.
Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili