martedì 18 marzo 2025
Europa o nazionalismi? L’asse Trump-Putin ha cambiato radicalmente lo scenario internazionale e oggi l’Unione Europea è davanti all’alternativa tra rafforzarsi o dissolve
Il modello di difesa ventilato dalla Unione Europea

Il modello di difesa ventilato dalla Unione Europea - web

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Europa o nazionalismi? L’asse Trump Putin – quanto duraturo si vedrà – ha cambiato radicalmente lo scenario internazionale e oggi l’Unione Europea è davanti all’alternativa tra rafforzarsi o dissolversi (rilanciare l’Europa è stato il senso della manifestazione di sabato scorso a Roma).

Tale alternativa, però, può non apparire urgente. Si discute molto, ad esempio, della scelta pro o contro il progetto Von der Leyen, presentato come la madre di tutte le decisioni, ma in realtà RearmEurope è double face: prevede agevolazioni per il riarmo degli Stati nazionali europei e un fondo specifico per la difesa comunitaria.

Non è la stessa cosa, sono anzi progetti opposti se li vede alla luce dell’alternativa tra Europa e nazionalismi. Il problema si pone, sebbene in forma diversa, anche riguardo alla coalizione dei “volenterosi” che si propongono di garantire, raggiunta la tregua in Ucraina, la sicurezza di quest’ultima.

Per capire quanto sia importante e urgente questa alternativa, basta chiedersi come si comporterà una Germania potentemente riarmata, in cui Afd, oggi al 20% dei voti, prenda la guida del governo: chi potrà garantire che quelle armi non siano rivolte contro gli altri Paesi europei? Mitterand, Andreotti e persino Kohl volevano una Germania più europea e non un’Europa più tedesca. Prima di loro, i padri fondatori dell’unità europea avevano parlato di una Comunità europea di difesa che però fu fermata dai nazionalismi francesi e italiani. È questo il dilemma che torna a presentarsi a ogni passaggio importante, come è accaduto con l’euro, che ha rafforzato l’unità europea, o con il progetto di Costituzione europea, la cui bocciatura nel 2005 l’ha invece indebolita. Per non parlare del “suicidio” inglese con la Brexit (su cui tra i cittadini del Regno Unito sembra in atto un ripensamento).

l dibattito di Senato e Camera in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo, maggioranza e opposizione si presentano profondamente lacerate al loro interno. Senza chiarire se si pensa che il vero interesse nazionale italiano è nella costruzione europea o in una politica nazionalistica, continueranno a prevalere posizioni confuse, motivazioni opache, divisioni contraddittorie. Dato il suo carattere ambiguo, infatti, il RearmEurope di Ursula von der Leyen può suscitare il consenso o il dissenso sia degli europeisti sia dei nazionalisti. Gli uni e gli altri hanno perciò il dovere di una chiarezza aggiuntiva. Gli europeisti che approvano questo progetto devono spiegare che lo fanno per rafforzare l’unità europea.

Gli europeisti che, invece, lo disapprovano devono chiarire che sono contrari a RearmEurope, ma anch’essi si muovono in un’ottica europeista (nel mondo sottosopra di oggi succede di fare scelte diverse pur avendo gli stessi fini). Gli uni e gli altri, insomma, devono far capire che, anche se divisi in questo passaggio specifico, perseguono lo stesso obiettivo. Ad esplicitare le ragioni delle loro scelte, naturalmente, sono chiamati anche nazionalisti e antieuropeisti favorevoli o contrari a RearmEurope (anche in questo caso compiendo scelte diverse malgrado gli stessi fini). Quest’esigenza di chiarezza esigerebbe una vera e propria rifondazione degli schieramenti in cui si divide oggi la politica italiana: alla luce dell’alternativa Europa/nazionalismi, gli aggregati che compongono le attuali maggioranza e opposizione appaiono contraddittori. Non è problema che si possa affrontare oggi, ma neppure rinviare sine die.
L’alternativa Europa/nazionalisti pone domande scomode anche a chi ha sinceramente a cuore la pace. La causa di quest’ultima sembrerebbe esigere una netta bocciatura del piano RearmEurope. Spinge in questo senso un’indubbia verità: la presenza di armi è un fattore che di per sé induce alla guerra. Ma la pace, pur essendo un ideale assoluto che non ammette compromessi, è anche una realtà che si costruisce in modo concreto e attraverso scelte imperfette. L’unità europea è una di queste: tale unità è nata da una sincera scelta di pace dopo la Seconda guerra mondiale ed è oggi la più importante garanzia in questo senso in un mondo multipolare che segue la legge del più forte e considera la guerra il modo “normale” di risolvere le controversie internazionali. Guardando il panorama internazionale, non appare del tutto fondato dipingere un’Europa bellicista: grazie alla sua storia sofferta che continua, malgrado tutto, a ispirarne le scelte di fondo, lo è assai meno di altri. Un vero pacifista non è chi usa la pace quale arma ideologica, ma chi la costruisce nei fatti attraverso scelte anche difficili.

nfine, una postilla sul problema del rapporto tra cattolici e politica. Proprio i cattolici sono stati tra i principali costruttori della via di pace rappresentata dall’unità europea dopo la tragedia in cui i nazionalismi avevano fatto precipitare l’Europa e il mondo nella Seconda guerra mondiale. Nel loro dna è infatti profondamente iscritto il senso dell’universalità e della fraternità che ha ispirato una costruzione sovranazionale, inedita e originale, finora unica al mondo. La situazione attuale sollecita che anche le loro energie si mobilitino per l’Europa e per la pace. Non farlo potrebbe significare perdere un’occasione preziosa per mostrare che la loro presenza in formazioni politiche diverse non li rende irrilevanti. Indicare una via per l’Europa – più solida e decisamente migliore di quella interpretata oggi dalla Commissione von der Leyen – dovrebbe essere anche l’obiettivo della più volte auspicata “Camaldoli europea”.

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