Mentre il mondo sta cambiando ad una velocità impressionante (in pochi decenni la rivoluzione della rete, i motori di ricerca e ora l’intelligenza artificiale) l’Italia sta passando giorni su una polemica, alimentata ad arte, sulla patente di illiberalismo o liberalismo del Manifesto di Ventotene scritto più di 80 anni fa da intellettuali animati da grande passione civile ma figli di tempi completamente diversi dai nostri. Come insegna l’economia civile i problemi di oggi richiedono una combinazione complessa di meccanismi di mercato, intervento pubblico e azione dal basso della società civile per essere risolti al meglio. Le classificazioni bianco/nero e le patenti di liberalismo/massimalismo di protagonisti della nostra storia vissuti in contesti completamente diversi dal nostro da questo punto di vista sono solo artifici retorici utili alla polemica politica.
La storia dei nostri giorni, dai femminicidi alle relazioni tra gli Stati dove sembra che negoziati e diplomazia siano diventati strumenti obsoleti in un mondo in cui esistono solo amici con i quali coalizzarsi e nemici da combattere con le armi, illustra chiaramente come il problema non è modificare il mix tra statalismo e mercato. Abbiamo bisogno di un piano B per introdurre dosi massicce di intelligenza relazionale e fraternità nella vita sociale e politica.
L’edizione del 2025 del Rapporto Mondiale sulla Felicità (World Happiness Report) uscita in questi giorni sottolinea l’urgenza di muovere in tale direzione ed è uno straordinario affresco sul valore e sull’importanza delle relazioni ai fini della soddisfazione e ricchezza di senso di vita. Dati a livello individuale provenienti da tutti i Paesi del mondo mettono in luce aspetti inediti di questa relazione. Se Bowling alone fu il titolo di un famoso libro di Putnam per descrivere la crisi delle relazioni della società americana, Eating alone potrebbe essere il titolo del sequel dei nostri giorni. La quota di americani che mangiano da soli è aumentata in modo impressionante negli ultimi anni e questo è un problema perché le evidenze presentate nel rapporto dimostrano una correlazione positiva e significativa tra quest’indicatore di qualità di vita relazionale (numero di pasti condivisi con persone care) e felicità. In un altro lavoro del rapporto si evidenzia come i comportamenti prosociali riducano significativamente il numero di morti per disperazione (suicidi, morti per abuso di alcool e di droghe) e come il populismo sia l’esito di povertà di relazioni e mancanza di fiducia negli altri e nelle istituzioni. Avere una buona vita di relazioni e comportamenti pro-sociali non solo rende una vita più felice ma contribuisce significativamente al successo della vita professionale perché l’intelligenza relazionale è un fattore competitivo fondamentale per le imprese. Da questo punto di vista la ricerca di Symbola su dati Tagliacarne/Unioncamere di un campione rappresentativo di imprese italiane sottolinea come “coesione sia competizione” e un lavoro pubblicato recentemente su decine di migliaia di imprese italiane con dati dell’indagine multiscopo Istat dimostra che le imprese con maggiore capacità relazionale registrino un valore aggiunto di 21mila euro per addetto superiore a quello del resto del campione.
L’intelligenza relazionale sarebbe fondamentale in questi tempi di guerra anche nei rapporti tra Stati per evitare di sprecare quest’epoca di straordinarie opportunità in conflitti sciocchi ed inutili. La storia economica insegna che ricchezza, pace e prosperità (a partire dalla Comunità Europea per il Carbone e l’Acciaio) nascono dalla cooperazione e dall’innovazione congiunta (uno con uno fa sempre più di due) e che la lotta per contendersi pezzi di terra o materie prime ha sempre portato morti e distruzione di valore economico (uno contro uno fa sempre meno di due). L’intelligenza relazionale può anche aiutarci ad una gestione economicamente efficiente delle risorse. È più produttivo in termini di costi benefici il riarmo convenzionale dell’Europa (o meglio dei singoli Paesi europei) come strategia per fronteggiare un vicino superpotenza nucleare con 6.000 testate atomiche, oppure l’investimento a costo zero (o quasi) nella qualità delle relazioni con il nostro partner americano per ridefinire organizzazione e caratteristiche della Nato e un accordo di equilibrio e di buon vicinato con la Russia? Le macchine su un terreno nuovo e accidentato non si possono guidare guardando solo nello specchietto retrovisore. Mettiamo lo studio e la riflessione sulle novità dei nostri tempi e l’intelligenza relazionale al servizio del bene comune.