giovedì 27 marzo 2025
Il Presidente Usa: «È l'inizio della liberazione dell'America». Nel 2024 gli Stati Uniti hanno importato prodotti automobilistici per un valore di 474 miliardi di dollari. «Rammarico» di von der Leyen
Trump: «Dazi del 25% sulle auto importate». Tonfo delle Borse in Asia ed Europa

Reuters

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L'aveva promesso ed ha mantenuto la parola: il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha annunciato dazi «permanenti» del 25% su tutte le auto importate dal 2 aprile. «È l'inizio della liberazione dell'America», ha dichiarato ieri sera dallo Studio Ovale. Aggiungendo: «Se le aziende produrranno le auto negli Stati Uniti non ci saranno dazi». In questo modo, Trump si dice certo che «molte compagnie verranno a produrre negli Stati Uniti e altre già lo stanno facendo».

L'operazione dazi sulle auto importate, secondo Trump dovrebbe fruttare una somma «dai 600 ai mille miliardi di dollari in un tempo relativamente breve». «Penso - ha aggiunto - che succederà entro un anno da ora, ma cominciando subito, immediatamente. Penso che passeremo da 600 miliardi a mille miliardi entro due anni». Trump ha, inoltre, annunciato che «chi acquisterà con un finanziamento un'auto prodotta in America potrà dedurre gli interessi dalla dichiarazione dei redditi». Inoltre, Trump ha annunciato l'intenzione di applicare dazi anche sui prodotti farmaceutici e sul legname importati.

Il Presidente ha detto di aver già avviato un'indagine commerciale sul legname, mentre non ancora sui farmaci. Infine, Trump non è preoccupato delle ricadute negative dei dazi su Wall Street. «Se la caveranno», si è limitato a dire. Annunciando, inoltre, che i dazi reciproci che saranno resi noti il 2 aprile, saranno «indulgenti».

Questa mattina il comparto automobilistico ha reagito male. La reazione in Asia è stata immediata: il Giappone e la Corea del Sud rappresentano rispettivamente il 16% e il 15% delle importazioni totali di automobili dagli Stati Uniti. Le azioni dei loro produttori sono crollate: a Tokyo, Toyota ha perso il 2,04%, Mitsubishi il 3,20%, Honda il 2,47%. A Seul, Hyundai ha perso il 4,5%. I maggiori titoli del settore trascinano al ribasso anche le Borse europee. A Francoforte, sede di numerose aziende automobilistiche, Bmw perde il 4,4%, Mercedes il 5%, Porsche del 4,9%, Volkswagen del 3,12% e Continental il 3,28%. A Milano e a Parigi Stellantis cede oltre il 5%. Sul Cac40 flettono anche Valeo del 6,51% e Forvia del 4,11%.

Secondo i dati commerciali ufficiali Usa, lo scorso anno le case automobilistiche europee hanno esportato negli States circa 800.000 veicoli, quattro volte il numero di auto esportate dagli Stati Uniti in Europa. Volkswagen e' particolarmente esposta, con il 43% delle sue vendite negli Usa provenienti dal Messico, secondo S&P Global Mobility, ma anche le altre case Mercedes, Bmw, Stellantis e Porsche sono sotto forte pressione. La Commissione europea ha detto da parte sua che valutera' queste nuove tariffe e continuera' a cercare soluzioni negoziate, ma lo spettro di una guerra commerciale di vasta portata incombe. Il 2 aprile e' stato ribattezzato da Trump "giorno della liberazione", con il presidente pronto ad annunciare una vasta gamma di cosiddetti dazi reciproci, imposte doganali su beni importati che, a suo dire, sono tassate ingiustamente dai partner commerciali degli Stati Uniti.

Secondo il Center for Automotive Research, le tariffe imposte da Trump potrebbero far aumentare il costo di un'auto di migliaia di dollari, colpendo le vendite di nuovi veicoli e provocando perdite di posti di lavoro, a causa della forte dipendenza dell'industria automobilistica statunitense dalle parti importate.

Gli Stati Uniti hanno importato prodotti automobilistici per un valore di 474 miliardi di dollari nel 2024, comprese le autovetture per un valore di 220 miliardi di dollari. Messico, Giappone, Corea del Sud, Canada e Germania, tutti stretti alleati degli Stati Uniti, sono stati i suoi maggiori fornitori. Secondo gli esperti del settore e gli ex funzionari statunitensi citati da Reuters, l'amministrazione Usa potrebbe ricorrere ad un'indagine completata durante il suo primo mandato per giustificare le nuove tariffe. Nel 2019 il Dipartimento del Commercio completò infatti un'indagine sulle importazioni di auto ai sensi della Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962 rilevando che le importazioni “eccessive” di auto straniere indeboliscono la base industriale nazionale.

«Mi rammarico profondamente per la decisione degli Stati Uniti di imporre tariffe sulle esportazioni automobilistiche europee. L'industria automobilistica è un motore di innovazione, competitività e posti di lavoro di alta qualità, attraverso catene di approvvigionamento profondamente integrate su entrambe le sponde dell'Atlantico. Come ho detto in passato, le tariffe sono tasse - cattive per le imprese, peggio per i consumatori ugualmente negli Stati Uniti e nell'Unione europea».

Così, in una nota, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo la decisione di Trump di applicare dazi del 25% dal 2 aprile su tutte le auto importate negli Usa. «Ora valuteremo questo annuncio, insieme ad altre misure che gli Stati Uniti stanno prevedendo nei prossimi giorni - prosegue la Presidente della Commissione europea -. L'Ue continuerà a cercare soluzioni negoziate, salvaguardando al contempo i suoi interessi economici. Come importante potenza commerciale e una forte comunità di 27 Stati membri, proteggeremo congiuntamente i nostri lavoratori, le imprese e i consumatori in tutta la nostra Unione europea», aggiunge von der Leyen.

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