"La forza di questa coalizione rende
chiaro al mondo che questa non è una lotta solo degli Stati Uniti, ma
appartiene anche a tutti quei governi e Paesi che nel Medio Oriente
che rifiutano lo Stato islamico e che lottano per la pace e per la
sicurezza che tutti meritano nel mondo". Lo ha detto il presidente americano
Barack Obama dopo i primi raid effettuati martedì sul nord della Siria.In un breve discorso, prima di partire per l'Assemblea Generale dell'Onu a New York, Obama ha sottolineato che
più di 40 Paesi si sono offerti di collaborare. "Andremo avanti con i nostri piani sostenuti all'unanimità al Congresso", ha detto "vogliamo difendere il nostro Paese" dalla "ideologia perversa" dell'Isis. "Stanotte, dopo il mio ordine, le forze americane hanno cominciato a colpire obiettivi dello Stato islamico in Siria", ha sottolineato il presidente Usa, "ho detto che avremmo preso provvedimenti contro l'Isis, in modo che nessun Paese possa essere un porto sicuro per i terroristi".
Obama ha fatto riferimento anche all'annuncio dato già nella notte dal Pentagono di un
attacco mirato contro il gruppo Khorasan, jihadisti affiliati ad al Qaeda e operanti in Siria, che stavano organizzando un imminente attentato contro interessi americani e occidentali. "
Gli Usa hanno attaccato in Siria per sventare un attentato" contro il territorio americano, ha ribadito il presidente. E in una lettera al Congresso ha precisato che "non è possibile sapere quale sarà la durata delle operazioni" in Siria e in Iraq.
Secondo la Cnn, fonti dell'intelligence Usa hanno scoperto che Khorasan stava progettando anche attentati con bombe nascoste sugli aerei, con dentifrici e abiti esplosivi, anche se al momento sono sconosciuti quali fossero i bersagli.
I raid Aerei da combattimento, bombardieri e missili Tomahawk lanciati
dalle navi hanno colpito nel corso della notte obiettivi nella Siria. Le
"nazioni partner" che partecipano "in pieno" all'operazione sono
l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania e il Baherein.
Il Dipartimento di Stato ha precisato che non è stato in alcun modo informato il governo di Damasco.
Secondo quanto riferisce il
Washington Post, gli Usa avevano
individuato almeno 20 obiettivi da colpire nella prima ondata di
bombardamenti in Siria, che fa seguito ad una campagna avviata
già lo scorso 8 agosto contro obiettivi dell'Isis in Iraq.
Da allora, a ritmo quotidiano, i caccia americani hanno preso
di mira e distrutto almeno 190 obiettivi.Negli attacchi sono morti almeno
120 miliziani dello Stato
islamico sono morti. Lo
riferisce l'Osservatorio siriano dei diritti umani. Sarebbero rimasti
uccisi anche 11 civili, tra cui 7 bambini. Lo riferiscono fonti mediche di Idlib che forniscono una lista dettagliata delle generalità delle persone uccise a Kfar Deriyan.La campagna aerea ha un carattere di difesa, per
proteggere il personale diplomatico e militare americano nel
Nord dell'Iraq e per sostenere le forze irachene impegnate a
contrastare l'avanzata dell'Isis nella regione della strategica
diga di Mosul e verso la città di Erbil, capitale del Kurdistan
iracheno.
Questa volta gli obiettivi presi di
mira sarebbero nel cuore dello Stato islamico, a
Raqqa, la
città nel nord della Siria dove il califfo Abu Bakr al
Baghdadi ha posto la sua capitale. In particolare si parla di
centri di comando e controllo e di campi di addestramento e di
depositi di armi e munizioni.
Gli abitanti della
città, via Twitter riferiscono di numerose esplosioni e di
continui sorvoli di aerei da guerra.
Con l'inizio dei bombardamenti in
Siria
massima allerta negli Stati Uniti sul fronte
dell'antiterrorismo, anche se al momento non si registrano
minacce specifiche di attacchi contro obiettivi americani.
Lo affermano fonti di intelligence citate dalla
Cnn,
ammettendo che la nuova offensiva contro l'Isis aumenta i rischi
per la sicurezza nazionale.