martedì 7 gennaio 2025
Il patriarca ortodosso russo: «il nostro è un percorso alternativo di sviluppo della civiltà». Ecco perché le Chiese cristiane celebrano la nascita di Gesù in giorni diversi. Le parole del Papa
Il patriarca Kirill e il presidente Putin nella notte di Natale

Il patriarca Kirill e il presidente Putin nella notte di Natale - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

In Ucraina il sentimento antirusso si dissolverà come un’intossicazione. Ad essere convinto che il vento della storia stia cambiando è il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill. Intervistato dal canale televisivo Russia 1 in occasione del Natale ortodosso che si celebra il 7 gennaio, Kirill ha richiamato i tanti legami, culturali e sociali che uniscono Russia e Ucraina, Paesi divisi dalla guerra seguita all’invasione da parte dell’esercito di Putin. «Il fatto stesso che sia stato così facile, nonostante questi legami, incitare tutto questo odio e portare la questione al conflitto armato – ha sottolineato il patriarca ortodosso - dimostra che forze molto grandi sono state inviate per confondere il popolo ucraino. Ma credo che questa intossicazione sia un evento breve simile a un'anestesia generale. Più tardi, una persona si sveglia dopo un sogno drogato e inizia a tornare alla realtà, mettendo in discussione le visioni che ha avuto durante questo sonno drogato». In Ucraina, ha spiegato Kirill, accadrà lo stesso. La gente capirà che è un'illusione». Durante l’intervista il patriarca ortodosso russo ha poi auspicato che «il potenziale spirituale e culturale delle due nazioni unite dalla storia e dalla fede comune alla fine prevalga su queste illusioni politiche temporanee, ma molto pericolose». Perché a «mettere le due nazioni fraterne l'una contro l'altra in una lotta intestina sono stati crimini politici». In questo modo Kirill asseconda la narrazione del Cremlino secondo cui non è la Russia ad aver aggredito l'Ucraina. Ancora più esplicito Kirill durante l'omelia della notte di Natale: «Siamo odiati dall'Occidente - ha spiegato- perché proponiamo una via diversa, un percorso alternativo di sviluppo della civiltà».
Dal canto suo il presidente russo Vladimir Putin ha partecipato alla Divina liturgia nella notte di Natale assieme a militari impegnati nel conflitto in Ucraina e ai loro familiari nella chiesa di San Giorgio il Vittorioso sulla collina Poklonnaya a Mosca, nel Parco della Vittoria dedicato alla cosiddetta Grande guerra patriottica contro il nazismo, la Seconda guerra mondiale. Successivamente Putin si è recato alla cattedrale di Cristo Salvatore per fare gli auguri proprio al patriarca Kirill che su invito del leader de Cremlino «ha benedetto le croci pettorali per i comandanti dei gruppi di truppe che svolgono compiti particolarmente importanti nella zona del distretto militare settentrionale». «Nei giorni del Natale sentiamo chiaramente, con tutto il cuore, quanto siano importanti per noi le tradizioni paterne e familiari, tramandate di generazione in generazione», ha scritto Putin in un messaggio.

Le differenze di date

Come noto, le Chiese ortodosse celebrano il Natale il 7 gennaio per ragioni di calcolo dei giorni. Nel 1582, infatti, papa Gregorio XIII introdusse il nuovo calendario, in suo onore definito Gregoriano sostituendo quello di epoca romana detto giuliano per celebrare Giulio Cesare. Alla base la necessità di una correzione. Il calendario giuliano prevedeva infatti un ciclo di tre anni da 365 giorni seguiti da un anno bisestile di 366 con un giorno in più a febbraio. In pratica un anno solare medio sarebbe stato di 365 giorni e 6 ore. In realtà però la durata è più breve e queto comportò un anticipo. con l’equinozio di primavera che nel 1582 anziché cadere il 21 marzo venne l’11 marzo. Per correggere l’errore nello stesso anno furono cancellati i giorni il 5 e il 14 ottobre. Una scelta che non fu accettata dalle Chiese dell’Oriente cristiano che hanno continuato a seguire il calendario giuliano. Di qui lo sfasamento di date nella celebrazione del Natale. E anche della Pasqua, fatte alcune eccezioni, come accadrà in questo 2025 quando tutti cristiani celebreranno la Risurrezione del Signore nello stesso giorno, il 20 aprile.
In realtà non tutti gli ortodossi seguono il calendario giuliano. Il patriarcato ecumenico di Costantinopoli, la Chiesa ortodossa bulgara e quella romena celebrano infatti il Natale il 25 dicembre. A queste comunità si è aggiunta all’indomani dell’aggressione russa anche la Chiesa ortodossa ucraina, che si è separata dal Patriarcato di Mosca nel 2019. Questa Chiesa, che rappresenta una parte significativa dei fedeli ucraini, ha scelto di allinearsi al calendario gregoriano, per segnare la distanza da Mosca.

Gli auguri del Papa

Come di consueto il 6 gennaio all’Angelus dell’Epifania il Papa ha mandato i suoi auguri ai cristiani ortodossi che festeggiano il Natale il 7 gennaio. «Sono lieto – ha detto Francesco di indirizzare il mio augurio più cordiale alle comunità ecclesiali dell’Oriente che domani celebrano il Santo Natale. Assicuro in modo particolare la mia preghiera per quelle che soffrono a causa dei conflitti in atto. A tutte Gesù, Principe della Pace, porti pace e serenità!».




© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: