Il Cammino di Santiago di Compostela
Inutile dire che il 6 gennaio la solennità dell’Epifania richiama i Magi, figure raccontate dal Vangelo di Matteo nei primi 12 versetti del secondo capitolo. Questi personaggi misteriosi e affascinanti hanno ispirato poeti e mistici ma parlano a ciascuno di noi testimoniando il coraggio e la fatica del mettersi in cammino, la fiducia nell’esistenza di un disegno più grande, il rischio di fare incontri sbagliati, come accadde loro con Erode. In questa sua poesia spirituale David Maria Turoldo (1916-1992) sottolinea però un altro aspetto, cioè come i Magi siano “l’anima eterna dell’uomo che cerca”. Perché siamo tutti mendicanti d’infinito, pellegrini sulle strade della vita e l’esempio dei Magi ci invita a non temere la solitudine e i pericoli, sicuri che alla fine del viaggio siamo attesi da una luce senza fine.
«Eran partiti da terre lontane:
in carovane di quanti e da dove?
Sempre difficile il punto d’avvio,
contare il numero è sempre impossibile.
Lasciano case e beni e certezze,
gente mai sazia dei loro possessi,
gente più grande, delusa, inquieta:
dalla Scrittura chiamati sapienti!
Le notti che hanno vegliato da soli,
scrutando il corso del tempo insondabile,
seguendo astri, fissando gli abissi
fino a bruciarsi gli occhi del cuore!
Naufraghi sempre in questo infinito,
eppure sempre a tentare, a chiedere,
dietro la stella che appare e dispare,
lungo un cammino che è sempre imprevisto.
Magi, voi siete i santi più nostri,
i pellegrini del cielo, gli eletti,
l’anima eterna dell’uomo che cerca,
cui solo Iddio è luce e mistero».