mercoledì 8 gennaio 2025
Per la liberazione di Sala decisive le garanzie del tycoon a Teheran, a seguito del bitz della premier a Mar-a-lago. E ora Meloni vuole imporre un nuovo corso su Servizi e diplomazia
Trump e Meloni a Mar-a-lago

Trump e Meloni a Mar-a-lago - Ansa

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Ha pagato la scommessa di Giorgia Meloni sul rapporto bilaterale e personale con Donald Trump. Il blitz della premier di sabato notte in Florida, a Mar-a-lago, è stato uno sorta di rischiatutto, ma alla fine i conti tornano per la presidente del Consiglio. Cecilia Sala è libera, e l’Italia può muoversi sull’ingegnere iraniano Abedini senza il timore di entrare in contrasto con l’amministrazione americana (proprio in queste ore si intensificano le voci su un provvedimento di rilascio da parte del ministero della Giustizia, per il quale gli Usa hanno chiesto l’estradizione).

Le garanzie offerte dal presidente eletto degli Stati Uniti sono state decisive per Teheran. Che da ieri ha iniziato ad allentare i suoi affondi dialettici, segno che gli emissari di Trump avevano già recapitato il messaggio concordato sabato notte con Meloni. Per la premier, il risultato più importante è la liberazione della giornalista detenuta a Evin con il plauso bipartisan della politica italiana. Ma ci sono anche altri risultati rilevanti: nella sua maggioranza c’era chi la metteva in guardia dal puntare tutto sul “bilateralismo” con Trump, un registro che non è nelle corde della diplomazia italiana. Ma la presidente del Consiglio ha seguito la sua rotta (e il suo istinto) e sabato ha raccolto l’invito di the Donald a parlare di persona dello scottante caso umanitario che Roma voleva risolvere a tutti i costi e tempestivamente.

Si tratta di un fatto che può cambiare la strategia italiana sulla scena internazionale: Meloni “incassa” su un dossier spinosissimo i frutti del rapporto privilegiato con Trump e indica una strada che ora gli alleati, anche obtorto collo, dovranno seguire. E che potrebbe fare scuola anche in Europa, dove il dibattito tra “resistenza” e “accordo” con Donald Trump è più acceso che mai. Le continue sponde che arrivano da Ursula Von der Leyen a Giorgia Meloni (anche sul caso dei satelliti di Musk) è un indizio circa la propensione della presidente della Commissione Ue.

Altro fatto rilevante, per la premier, è che la liberazione sia arrivata nel pieno della tempesta mediatica e istituzionale sulle dimissioni annunciate da Elisabetta Belloni, a capo, ancora per pochi giorni, del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis). La liberazione di Cecilia Sala arriva poche ore dopo che i giornali hanno dato alle stampe nuovi presunti “sfoghi” di Belloni sui rapporti a Palazzo Chigi. Il ritorno della giornalista 29enne sembra la risposta indiretta di Meloni, e l’indicazione del nuovo corso che intende dare ai Servizi e alla diplomazia. Un corso in cui Trump è un alleato con cui ci si accorda e non un pericolo.

E tutto avviene giusto alla vigilia della conferenza stampa con i giornalisti: un appuntamento cui Meloni poteva presentarsi con un “buco” su cui difendersi, e che invece domani affronterà con un risultato forte da esibire.

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