
Una spiaggia a Odessa con una nave da carico ormeggiata in attesa del via libera a salpare, che non arriva da giorni, per lasciare il porto sul Mar Nero - Reuters
I bastimenti che nella foschia del Golfo di Odessa hanno gettato l’ancora, attendono gli ordini. Una mezza dozzina di gigantesche navi cargo sostano al largo da giorni. Abbastanza vicino per attraccare quando sarà il momento. Abbastanza lontano per star fuori dalle battaglie che passano dal Mar Nero. È la prova che la tregua navale non c’è ancora. Sulle mappe elettroniche i mercantili non esistono. Il mare di Odessa viene mostrato privo di ogni naviglio. Il segnale di posizionamento satellitare è stato disattivato, solo i radar a breve distanza possono vedere le navi.
Non è l’unico mistero della “tregua fantasma”. Ne parlano tutti come di una cosa oramai fatta, mentre Russia e Ucraina già si scambiano accuse per la violazione di un cessate il fuoco i cui dettagli non sono noti e che dovrebbe riguardare le sole infrastrutture energetiche e portuali. Nei fatti, il reciproco divieto di combattere attraverso il mare non è ancora entrato in vigore.
L’esercito ucraino ha respinto le accuse russe di aver colpito impianti per la produzione dell’energia nelle regioni russe di Kursk e Bryansk e nella penisola di Crimea occupata. «L’esercito russo continua a produrre falsi, cercando di lanciare accuse infondate contro l’Ucraina per prolungare la guerra», si legge in una nota delle forze armate di Kiev. Uno dei punti controversi della tregua mediata dagli Usa e non ancora resa nota nei particolari, riguarda proprio la definizione di “impianti energetici”. Non è chiaro se il riferimento sia a tutte le infrastrutture, comprese le sottostazioni per la distribuzione, o solo gli impianti di produzione. Secondo le forze aeree ucraine, ieri la Russia ha lanciato 86 droni e un missile balistico Iskander-M nel corso di attacchi notturni. Alcuni raid hanno lasciato al buio le città colpite, come Dnipro, Sumy, Kherson, Mykolaiv. La contraerea ha abbattuto 42 droni e altri 26 non hanno raggiunto i loro obiettivi, probabilmente a causa di contromisure di guerra elettronica: 18 velivoli kamikaze hanno però colpito a terra.
A tenere impegnate le prime linee ucraine nel Nord ci hanno pensato soprattutto i combattenti nordcoreani. Secondo Kiev più di 4mila sarebbero morti o feriti. Ieri si è appreso che Pyongyang avrebbe trasferito in Russia altri 3.000 uomini, secondo fonti citate dall’agenzia Associated Press. Lo scorso autunno, fino a 12.000 soldati nordcoreani erano stati dispiegati nella regione russa di Kursk. La Corea del Nord sta inoltre fornendo a Mosca missili balistici a corto raggio, obici semoventi e lanciarazzi multipli.
Che la fase negoziale sia ancora preliminare, perciò lontana dall’ottenere risultati concreti lo dimostrano le schermaglie verbali con cui le parti si scambiano accuse e tengono alto il prezzo della mediazione americana. I russi hanno subito più di 55.000 perdite nel Kursk, sostengono fonti ufficiali di Kiev. Lo afferma il comandante delle Forze armate ucraine, Oleksandr Syrskyi, sull’offensiva lanciata nell’agosto dello scorso anno contro la regione russa che Mosca sostiene di essere prossima a riconquistare. Quanti uomini abbia però perso l’Ucraina resta una informazione coperta da segreto.
In un aggiornamento su Facebook il generale conferma anche la cattura di 940 prigionieri di guerra russi e precisa che nel Kursk i soldati ucraini «continuano a portare avanti un’operazione difensiva» per impedire alle forze di Mosca di avanzare in territorio ucraino, nel tentativo di consolidare la protezione di Sumy, la provincia dell’estremo nord dove i battaglioni di Mosca hanno intensificato gli attacchi. Se l’armata russa riuscire a sfondare a Sumy, a circa 300 chilometri dalla capitale ucraina, le forze di Kiev si troverebbero costrette a inviare rinforzi scoprendo il fianco orientale con il concreto rischio di consentire a Mosca di mettere le mani su città come Nikopol e Kherson nel sud. Proprio qui ieri è stata attaccata dall’artiglieria e dai droni russi la stazione ferroviaria da dove i civili hanno ripreso i treni per allontanarsi dalla linea del fuoco. Almeno due persone sono morte negli attacchi in città e una decina sono i feriti. «La tensione sta aumentando in modo significativo in molte aree del fronte – spiega una fonte militare ucraina –. Nei primi 26 giorni di questo mese, si sono verificati il 17% in più di attacchi rispetto ai 28 giorni di febbraio».