venerdì 19 luglio 2024
Il presidente del parlamento di Beirut alla prima intervista dopo anni di silenzio. «Di recente ho ricevuto il cardinale Parolin, pronti ad accogliere il Papa»
Nabih Berri: Israele non entri in Libano, rischi per l'Europa e il mondo
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«Nell’area la situazione è molto pericolosa. E non solo per il Medio Oriente, anche in Europa c’è la guerra in Ucraina, e un ampliamento del conflitto in tutta la regione avrebbe serie ripercussioni anche in Europa e nel mondo».

Così Nabih Berri, presidente del Parlamento libanese, in un’intervista ad "Avvenire", la prima rilasciata dopo anni di silenzio. «Se Israele dovesse tentare di entrare in Libano, la cosa non rimarrà solo qui. La Repubblica islamica dell'Iran ha dichiarato apertamente che in questo caso ci sarà una guerra interregionale», dice Berri, nel colloquio effettuato nella residenza di Beirut con Nello Scavo e Marina Pupella.

Hezbollah ha affermato che quando si fermerà la guerra a Gaza, ordinerà ai propri combattenti di fermare gli attacchi su Israele. L’Iran intanto ha un nuovo presidente, e negli Usa permane un clima di incertezza politica. Quali i riflessi dello scenario internazionale sul vostro Paese?

Anche oggi abbiamo ascoltato dichiarazioni dagli Usa secondo cui non ci sarà nessuna guerra in Libano. In ogni caso, malgrado gli errori che Biden sta commettendo, credo che neanche con un presidente repubblicano la politica estera degli Stati Uniti possa cambiare. Gli americani continuano a dare più importanza alla guerra in Ucraina che al Medio Oriente.

Da quasi due anni il Libano attende l’elezione del nuovo Capo dello Stato, che secondo la Costituzione deve essere un cristiano maronita. Lei ha dichiarato che non esiste alternativa al dialogo interno al Parlamento. Quando il Paese avrà un nuovo presidente?

Siamo in una fase avanzata. Ho chiesto ai capigruppo di aprire un dialogo e trovare in sette o al massimo dieci giorni un accordo sui candidati per adempiere a questo dovere e dare al Libano un presidente. La nostra Costituzione preserva la suddivisione confessionale, pertanto il presidente deve essere un cristiano maronita, il premier un musulmano sunnita e il presidente del Parlamento deve essere musulmano sciita. Io mi sono impegnato a non lasciare fuori nessuno e fare in modo che il dialogo politico sia inclusivo.

Ha avuto contatti con la diplomazia della Santa Sede?

Di recente ho ricevuto il cardinale Parolin, con cui abbiamo a lungo parlato anche delle nostre difficoltà nel percorso per l’elezione del prossimo Capo dello Stato. E nel mio cuore ci sono sempre le parole e la promessa del Papa.

Quale?

Il Santo Padre mi ha detto che una volta che il nostro Parlamento avrà eletto il nuovo presidente, verrà in Libano. Desideriamo che avvenga il prima possibile.


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